Home Notizie Gabriele Muccino: “Russell Crowe l’unico interprete possibile del mio Fathers and Daughters”

Gabriele Muccino: “Russell Crowe l’unico interprete possibile del mio Fathers and Daughters”

Il regista romano, ormai cittadino USA, è pronto a girare il suo 9° film in carriera, 4° della sua produzione statunitense. Le riprese inizieranno a giugno tra New York e il New England.

pubblicato 18 Novembre 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 07:11

Gabriele Muccino è attualmente il regista italiano più “americano”: dopo i fortunati La ricerca della felicità e Sette anime (entrambi con Will Smith) e il criticato Quello che so sull’amore, il romano sta per iniziare le riprese di Fathers and Daughters, dramma sentimentale con protagonisti Russell Crowe e Amanda Seyfried.

Recentemente intervistato dal quotidiano La Repubblica, Muccino ha dichiarato che:

“E’ una delle migliori sceneggiature che abbia avuto modo di leggere. E’ uno di quei film che negli anni ’70 e ’80 avrebbero potuto produrre studios come la Paramount o la Columbia… Oggi il mercato è cambiato drasticamente: gli studios rappresentano interessi commerciali particolarmente complessi, per cui il loro mercato è confinato a una zona che va dai franchising ai comic books, ai film di genere. Molto raramente realizzano quei film drammatici che erano la forza propulsiva del miglior cinema americano: il primo Oliver Stoe, Kubrick, film d’arte, il cinema che amo. Ho avuto la fortuna di girare due film drammatici con la Columbia, ma oggi è sempre complicato. I migliori film drammatici sono prodotti da Weinstein… oppure dagli studi indipendenti.”

Muccino tenta di discostarsi nuovamente dal cinema di cassetta, dopo l’ultima commedia romantica con il supercast capitanato da Gerdard Butler. Il regista romano, ormai fisso a Los Angeles, ama i drammi umani (talvolta melensi), i percorsi personali, le storie di vita di chi lotta quotidianamente, gli eroi di tutti i giorni, come il padre di La ricerca della felicità e ora di Fathers and Daughters. Sulla scelta dell’ex Gladiatore come protagonista, Muccino non ha dubbi:

“Quando il film sarà finito si capirà che non c’era nessuno meglio di lui. E non solo perché ha già vinto un Oscar interpretando un uomo con problemi mentali in A beautiful mind. E’ stato fatale pensare a lui leggendo la sceneggiatura. Per fortuna è andata bene: gli è piaciuta molto la storia e apprezza il mio lavoro… Il filo conduttore che lega i miei lavori è sempre quello dei rapporti personali: fra padre e figlio, fra le famiglie, fra persone che cercano di realizzare sé stessi. Ovviamente è un tema che mi sta molto a cuore”

Muccino in effetti ha scandagliato i sentimenti e i rapporti interpersonali in ogni anfratto, dagli amori adolescenziali di Come te nessuno mai, passando per i tradimenti de L’ultimo bacio, fino alla famiglia allo sbando di Ricordati di me. A modo suo si è specializzato in un genere “drammatico intimista”, che ha avuto il grande pregio di farlo (e farci) notare all’estero, raro esempio assieme a Sorrentino di regista della nuova generazione in grado di farsi apprezzare negli States. Lo straordinario successo di Checco Zalone nel nostro box office non sembra turbarlo, anzi:

“Spero che serva a incoraggiare produttori e distributori a investire anche in altri film: un’industria sana h a bisogno di dieci, cento Zaloe, Sorrentino, Garrone, Muccino. L’industria del cinema deve saper valorizzare thriller, horror, dramma o commedia. Deve coprire qualunque genere cinematografico, come fanno i francesi. Sperco che gli incassi di Zalone rimettano in moto la fiducia nei confronti degli autori. Il cinema dev’essere motore di idee, deve stimolare sguardi più ampi che non raccontino solo il cortile di casa.”