Battle of AmfAR: Elizabeth Taylor protagonista di un docufilm sull’Aids
Diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman, è stato selezionato in importanti festival internazionali, come il Sundance e il Tribeca Film Festival.
Battle of AmfAR, questo il titolo del docufilm che verrà proiettato da HBO il 2 dicembre, alla vigilia della Giornata Mondiale contro l’AIDS. Diretto da Rob Epstein e Jeffrey Friedman (già famosi per aver co-diretto Urlo e Lovelace), il lungometraggio ripercorre l’impegno di due grandi donne impegnate per sconfiggere uno dei più pericolosi virus della storia.
Da un lato Liz Taylor, la divina star di Hollywood scomparsa nel 2011, che nel 1985, alla morte per Aids dell’amico Rock Hudson, decise di impegnarsi in prima persona nella lotta contro il morbo, in un crescente clima di isteria collettiva che stava colpendo gli Stati Uniti. Il virus dell’Hiv aveva fatto la sua comparsa pochi anni prima e inizialmente venne “ghettizzata” come una malattia che colpiva i gay, ma ben presto la paura si diffuse, causando un battage mediatico di dimensioni colossali. La Taylor sfruttò la sua fama per aiutare l’AmfAR (la più importante fondazione per la ricerca sull’Aids) a sensibilizzare il governo sull’argomento e portando avanti una battaglia durata per anni.
Accanto alla Taylor troviamo la dottoressa Mathilde Krim, da sempre schierata alla testa dell’AmfAR per cercare di scoprire non solo una cura alla malattia, ma anche per fermare la discriminazione e i pregiudizi che copivano (e colpiscono) le persone affette dal virus. Il film non è solo un duplice ritratto di queste due grandi protagoniste, ma anche un documentario sulla genesi della malattia, del panico che causò nella società americana, ma soprattutto dei grandi passi aventi fatti dalla ricerca negli ultimi 25 anni.
I due registi hanno dichiarato a proposito della genesi del film:
“Il nostro approccio era volto a ricostruire la storia dei primi anni di crisi derivata dalla scoperta dell’Aids, attraverso la doppia lente della ricerca, che è una storia mai raccontata prima, e attraverso l’attivismo di due donne straordinarie.”