Tom à la ferme: recensione in anteprima del film di Xavier Dolan
Festival di Venezia 2013: Xavier Dolan, classe 1989, porta in concorso il suo quarto lungometraggio, Tom à la ferme. Una svolta nella sua filmografia, dal mèlo al noir. Una confezione impeccabile, una tensione palpabile e tanta ironia. E un gioco stimolante su verità e identità con inaspettate botte horror. Un film irresistibile.
Xavier Dolan è uno dei registi giovani più talentuosi in circolazione. Si è già fatto un nome perché è nato nel 1989 e uno stile già personale. Ma quando gli si dice che è bravo perché è molto giovane s’arrabbia, e un po’ ha ragione. Però i dati parlano chiaro, visto che alle spalle ha tre lungometraggi presentati a Cannes e diretti al ritmo di uno all’anno, e poi l’ultima fatica in concorso a Venezia.
Tom à la ferme, tratto dalla pièce di successo di Michel Marc Bouchard, è un (doveroso) cambio di rotta all’interno della sua filmografia. Un minutaggio più corto, uno stile più “asciutto” (ma è pur sempre Dolan), e soprattutto un cambio di genere, dal mèlo al noir. Ma Dolan fa col noir quello che aveva fatto esattamente col mèlo nei suoi primi tre lavori: richiama il classico con grande personalità, dirigendo un film moderno in tutto con una stuzzicante patina vintage.
Tom, un giovane pubblicitario, arriva in piena campagna per un funerale e scopre che laggiù nessuno conosce il suo nome né la natura della sua relazione con il defunto. Quando il fratello maggiore di quest’ultimo impone un macabro gioco di ruolo per proteggere la madre e l’onore della famiglia, si instaura tra di loro una relazione perversa che potrà risolversi solo con l’affiorare della verità, qualunque sia il prezzo da pagare.
Una fattoria isolata nelle sconfinate pianure del Québec, e una lunga strada che la collega alla città. Tom giunge per il funerale di Guillaume, il suo ragazzo, guidando su una strada illuminata dal tramonto. Ma quando giunge alla fattoria, dove inizialmente non trova nessuno, c’è la nebbia! Forse quella stessa nebbia che avvolge tutta la sua storia con Guillaume: la madre del ragazzo infatti non sa nulla di nulla, ed è convinta che il figlio stia con una ragazza, Sarah.
A sapere tutto invece è Francis, il fratello di Guillaume, che la prima notte passata da Tom nella fattoria lo assale mentre dorme e lo minaccia: non dovrà raccontare nulla della sua relazione col ragazzo, perché la madre non potrebbe sopportarlo. Tom si trova così a vivere con la famiglia Longchamp e a dover mantenere il segreto con la madre, in un gioco di verità, identità e svelamenti che lo farà restare lì man mano che i giorni passano. Nonostante possa scappare senza problemi…
Tra thriller alla Hitchcock e ironia da commedia, Xavier Dolan firma un miracolo di film: tesissimo, esteticamente raffinato e curato in ogni dettaglio, e in grado di tenere incollati alla poltrona. Lo fa attraverso un senso di claustrofobia e micaccia alimentato dalla tensione omoerotica tra i due protagonisti, Tom e Francis, interpretati rispettivamente dallo stesso Dolan e da Pierre-Yves Cardinal.
Francis è un personaggio ambiguo ed enigmatico, sadico e forse un po’ viscido, sicuramente il prodotto di una campagna dura e mentalmente chiusa. Quando Tom – tipico ragazzo di città – arriva in questi luoghi, avverte subito il senso di minaccia: eppure ne è attratto così come è attratto da Francis, anche perché porta lo stesso profumo di Guillaume (che è il suo!). Tom à la ferme sfrutta anche la dicotomia campagna/città in modo sottile e mai sbandierato: la tematica viene “scoperta” apertamente solo nel bellissimo, e a suo modo inquietante, finale (restate fino alla fine dei titoli di coda).
Sembra che il film si costruisca da sé man mano che i minuti passano, tra uno svelamento che sembra quasi contraddire qualche verità svelata in precedenza: invece è studiatissimo, senza che la sceneggiatura ingabbi intenzioni e ritmo. Trascinato da una colonna sonora impressionante, che mischia musiche da repertorio noir classico a canzoni moderne, Tom à la ferme ha addirittura un paio di botte horror inaspettate che mettono i brividi.
Come in un altro splendido film queer uscito quest’anno, L’Inconnu du Lac (Queer Lion a Cannes 2013), l’opera di Dolan ragiona pure sul sottile confine che separa passione e minaccia, sentimento e morte. Parla di questo, più che della metabolizzazione del lutto: del bisogno di sostituire a tutti i costi una passione spezzata all’improvviso. Lo fa con una classe incredibile, e ancora ci si meraviglia a pensare che un ragazzo di 25 anni abbia le competenze, le conoscenze e le abilità tecniche per imbastire uno spettacolo come questo.
E quando verso il finale ricevi l’ennesimo, inaspettato brivido di paura lungo la schiena, non puoi fare a meno di pensare che Dolan non solo questo concorso veneziano se lo merita alla grande, ma pure un premio importante non sarebbe affatto ingiustificato…
Voto di Gabriele: 9
Voto di Antonio: 8
Tom à la ferme (Canada / Francia 2013, drammatico 105′) di Xavier Dolan; con Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Caleb Landry Jones, Mélodie Simard.