Ettore Scola: “Il genio di Fellini manca moltissimo”
Scola: “E’ un album di ricordi, la raccolta di tanti momenti di vita. Un’opera sincera e a me molto cara.”
Ettore Scola, uno dei massimi registi che il nostro cinema abbia mai avuto presenterà in occasione del Festival di Venezia la sua ultima fatica, Che strano chiamarsi Federico! opera dedicata al grande Fellini, icona del cinema mondiale e grande amico del regista campano. Scola, ora ottantaduenne, nella sua lunga carriera ha diretto decine di film ma capolavori come C’eravamo tanto amati e Una giornata particolare spiccano come brillanti in una filmografia unica. Il suo ultimo lungometraggio, che regista non vuole venga definito né come un documentario né come un film, è un album di ricordi dedicato a Fellini, scomparso ormai vent’anni fa e tuttora rimpianto dal pubblico di tutto il mondo. Recentemente intervistato dal quotidiano Il Messaggero, Scola ha dichiarato:
“Fellini manca moltissimo. Viviamo in un momento difficile, il mondo è privo di figure di riferimento. Oggi non vedo grandi pittori, musicisti, letterati, cineasti. Fellini non è mai stato rimpiazzato. E io ho cercato di ricordarlo sfatando i luoghi comuni, ad esempio l’idea che fosse un maschilista. O, peggio, un regista apolitico, disinteressato alla dimensione collettiva del mondo. Tutte assurdità. Federico riservava una grande attenzione al suo Paese e ha influito sulla cultura… Si preoccupava dei giovani, seguiva le evoluzioni del costume. Definirlo regista politico sarebbe esagerato, ma era tutt’altro che distaccato dalla realtà.”
Parole che provengono da un’altra epoca, quando essere un “apolitico” era considerato un’onta; oggi, al contrario, un regista che fa politica o se ne interessa è una mosca bianca. Il mondo è cambiato radicalmente, Scola ha ragione, e anche se ci permettiamo di dissentire col maestro quando dice che oggi non ci sono cineasti di qualità è inevitabile concordare sull’unicità di Fellini e sulla sua inevitabile insostituibilità. Fellini era un uomo “bigger then life”, un genio assoluto, un’artista dal multiforme ingegno, che nonostante la dimensione onirica e surreale che circonda molte delle sue opera ha sempre descritto la realtà e la società del suo tempo, basti pensare a La dolce vita. Scola prosegue nel ricordo dell’amico:
“Mi manca la sua geniale creatività e soprattutto l’allegria. Anche se negli ultimi tempi appariva amareggiato… Non riusciva ad accettare il suo tramonto di uomo. Aveva smesso di sorridere… Quand’era in ospedale, prossimo alla fine, gli portai un album da disegno e dei pennarelli colorati. Vidi allora un guizzo di allegria nei suoi occhi, o mi illudo d’averlo visto.”
Scola si era ritirato dal cinema ormai dieci anni fa, dopo aver diretto Gente di Roma: l’AD di Cinecittà lo ha convinto a tornare, per realizzare quest’omaggio al grande Federico, poi probabilmente il regista tornerà al meritato riposo, anche se la passione per il cinema non è mai sopita:
“Ho trovato interessante Argo, La grande bellezza, i film di Marco Risi, che stimo molto. Il cinema italiano è vitalissimo, malgrado le difficoltà si fanno ancora tanti film.”