Sangue, polemiche a non finire. Delbono: “Non mi interessa essere politicamente corretto”
Il vicepresidente del Senato Gasparri “una vergogna che la Rai abbia sostenuto esborsi per dare lustro alle BR.” Delbono si difende: “sono un’artista”.
Non si placa il battage legato a Sangue, il nuovo docufilm di Pippo Delbono e unica pellicola italiana premiata al festival di Locarno, con il premio Don Quijote: il film aveva provocato numerose polemiche già durante la proiezione e parte del pubblico aveva abbandonato la sala, a causa della crudezza di alcune immagini legate alla morte della madre del regista e al racconto dell’omicidio Peci da parte dell’ex brigatista Senzani. Non sono mancati gli applausi e anche il prestigioso riconoscimento ottenuto è segno di un apprezzamento diffuso al festival, ma proprio la presenza dell’ex terrorista Senzani ha fatto scattare polemiche sempre più feroci in Italia e ormai sono state coinvolte anche le istituzioni.
La goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbero i presunti fondi che Rai avrebbe investito nel film in qualità di coproduttore. Il Vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri non ci sta e tuona:
“E’ una vergogna che il film sia stato premiato. Ma è ancor peggio il silenzio della Rai sugli esborsi sostenuti per rendere lustro alle Br.”
Le accuse non provengono solo dal centrodestra. Giorgio Merio, dirigente del PD infastidito dal
“…silenzio di salottieri e progressisti, che a giorni alterni firmano appelli per la legalità, ma tacciono di fronte al protagonismo di autori di di delitti.”
La risposta del regista, sostenuto anche dall’ex Presidente di Rai Cinema, Franco Scaglia, non tarda ad arrivare. Delbono, battagliero come sempre, risponde (attraverso il quotidiano La Repubblica) a chi ha parlato di immoralità nel dare voce a un assassino:
“…io non assolvo nessuno, faccio parlare un uomo sulla questione più profonda: come si può uccidere? Non mi interessa essere politicamente corretto. Sono un artista e voglio essere libero di guardare il “mostro”. L’incontro con Senzani non l’ho cercato io, fui lei ad avvicinarmi anni fa dopo mio spettacolo Racconti di giugno. Ci ha unito la morte e l’amore: di mia mamma e di sua moglie Anna e da lì , la verità sull’altra morte, quella di Peci. Ma non sono un ingenuo. So che Senzani ha un ruolo nella nostra storia, ma io non voglio capire il senso storico di quello che ha fatto, ma come un essere umano può essere brutale e uccidere. E in questo Senzani si è messo in gioco con la verità.”
Molta carne al fuoco: da un lato il prevedibile sdegno di una politica miope che si rifiuta di vedere nel film altro che un omaggio alle Brigate Rosse e si sdegna perché la Rai abbia cofinanziato il film. Non è con il mutismo e l’indifferenza che si combattono gli estremismi e il terrorismo, non è con la damnatio memoriae che si cancellano i problemi. Non è con la creazione di tabù che si educano le nuove generazioni. Senzani è un ex terrorista non pentito che ha comunque scontato la pena comminatagli dallo Stato e Sangue non si vuole proporre come un documentario sull’eversione (né tantomeno a favore) rossa, ma come un film sul assassinio, sulla morte, sul dolore e su tutto quello che concerne questi elementi. Temi troppo forti, troppo crudi? Forse, ma non si sta discutendo se inserire Sangue nei programmi scolastici dell’anno prossimo e il pubblico, preventivamente informato dei contenuti dell’opera sarà in grado di valutare se correre o meno il rischio. Sulle polemiche riguardanti il denaro Rai investito nel film, la questione sembra risibile, dopo che più e più volte è stato messa in luce (e mai nessuno ha nemmeno abbozzato una spiegazione) la sperequazione di fondi pubblici in commedie e cinepanettoni: il caso di Sangue, film che comunque invita a una riflessione e con un concetto alle spalle, appare piuttosto capzioso.