Venezia 2019, Seberg, la recensione: Kristen Stewart è l’icona della Nouvelle Vague
Perseguitata dall’FBI per la sua simpatia nei confronti delle Pantere Nere, Jean Seberg si suicidò nel 1979, a soli 40 anni.
Deceduta a soli 40 anni, Jean Seberg torna a rivivere sul grande schermo grazie a Kristen Stewart, chiamata ad indossarne gli abiti in Seberg di Benedict Andrews, presentato fuori Concorso alla 76esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia.
Debuttante in sala poco più che maggiorenne grazie a Otto Preminger, che la diresse e bruciò viva (letteralmente) in Santa Giovanna, la Seberg divenne icona del cinema francese grazie a Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard, da oltre mezzo secolo considerato film manifesto della Nouvelle Vague. Eppure dietro quel biondo volto, fascinoso ed emotivamente travolto dalle insicurezze che a lungo segnarono la sua esistenza, si celava una donna problematica, dalla turbolenta vita sentimentale (4 matrimoni naufragati in meno di 20 anni) e dalla chiara fragilità. Dopo aver più volte tentato il suicidio, la Seberg si tolse la vita nel 1979, o almeno questo raccontano le informazioni dell’epoca, visto e considerato che il mistero sulla sua morte continua a suscitare illazioni.
Questo perché Jean venne letteralmente perseguitata dall’FBI, a causa del suo coinvolgimento politico e sentimentale con l’attivista per i diritti civili Hakim Jamal, all’epoca vicino al movimento delle Pantere Nere. J. Edgar Hoover, potentissimo capoccione FBI, avallò un programma di sorveglianza illegale denominato COINTELPRO, che di fatto prevedeva azioni di sorveglianza, infiltrazione, discredito e smantellamento nei confronti di organizzazioni politiche attive ed eventuali simpatizzanti.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film narra quanto avvenuto alla Seberg in quei pochi anni, quando era all’apice di una carriera pronta al decollo anche ad Hollywood, dopo l’esplosione in terra di Francia. Andrews, qui alla regia di uno script firmato da Joe Shrapnel e Anna Waterhouse, ricostruisce i passionali incontri tra Jean e Hakim, all’epoca dei fatti sposato e con figli, e le indifendibili e diffamanti macchinazioni federali perpetrate ai suoi danni, che lentamente la portarono sull’orlo della pazzia, della paranoia ossessiva. Jack Solomon, giovane e ambizioso agente federale, venne incaricato di sorvegliare l’attrice giorno e notte, in modo da poterla ‘annientare’ agli occhi dell’opinione pubblica, distruggendole la vita privata e la carriera. Un piano criminale che giunse a dama, nato dal nulla solo e soltanto perché la Seberg osò donare migliaia di euro alle famigerate Pantere Nere, in pieno Vietnam considerate sovversive dal Governo centrale.
L’attrice si ritrovò nel fuoco incrociato tra bianchi e neri, in un Paese in cui si stava combattendo un’autentica guerra razziale. Protagonista assoluta una Kristen Stewart intensa e sorprendentemente credibile, affiancata da un combattuto Jack O’Connell, da un combattivo Anthony Mackie e da uno spregiudicato e infame Vince Vaughn, in un film che attraverso la drammatica storia della Seberg va a denunciare un’indecorosa pagina del famoso ente investigativo americano.
Didascalico ed esageratamente trattenuto nella rappresentazione di un’epoca segnata dalla violenza, dalle droghe, dalle proteste di piazza e dalla libertà sessuale, Seberg va ad omaggiare e in qualche modo a riabilitare il nome di un’ingenua e idealista icona del grande schermo degli anni ’60 e ’70, alle nuove generazioni probabilmente sconosciuta, e non a caso qui interpretata da un’under 30 esplosa grazie ad una saga teen. Un’opera senza infamia e senza lode che ha il merito di ribadire la bravura di una Stewart ancora oggi malamente ricordata per i 4 capitoli di Twilight, da tempo sotterrati attraverso prove spesso efficaci e puntualmente sottostimate.
[rating title=”Voto di Federico” value=”5.5″ layout=”left”]
Seberg (Usa, 2019) di Benedict Andrews; con Kristen Stewart, Jack O’Connell, Margaret Qualley, Zazie Beetz, Yvan Attal, Stephen Root, Colm Meaney, Vince Vaughn, Anthony Mackie, Jade Pettyjohn, Grantham Coleman, James Jordan – FUORI CONCORSO.