Starbuck – 533 figli e non saperlo: Recensione in Anteprima
A brave nei cinema d’America con il remake voluto da Steven Spielberg, Starbuck – 533 figli e non saperlo arriva finalmente anche in Italia
Uscito in patria nel lontano 2011, Starbuck di Ken Scott ha fatto talmente tanta strada da finire tra le mani di Steven Spielberg, rimasto così entusiasta della sua visione dall’aver deciso di produrre un remake americano del film, Delivery Man, con Vince Vaughn mattatore e un’uscita pre-natalizia che frutterà probabilmente milioni di dollari. Per l’occasione il ‘vecchio’ Spielberg ha deciso di affidare l’intero progetto al regista e sceneggiatore dell’originale titolo franco-canadese, Ken Scott, chiamato a replicarsi passo passo per il mercato americano.
Ebbene in attesa di poter vedere l’immancabile remake a stelle e strisce, e con due anni di ritardo rispetto alla sua effettiva realizzazione, il ‘fenomeno’ Starbuck sbarca finalmente anche in Italia, grazie alla Bolero Film, che ne ha intuito le enormi ed evidenti potenzialità. Perché dopo aver vinto premi in giro per il mondo, sbancato il botteghino canadese e fatto impazzire i francesi, Starbuck meriterebbe di fare altrettanto anche nel nostro Paese, per quanto originale e divertente, ma con enorme ed inatteso garbo.
D’altronde la trama, già di suo, fa rumore. David Wozniak è un immaturo 42enne, con 80.000 euro di debiti, alcuni creditori che lo minacciano di morte alle proprie spalle, una fidanzata che lo trova inadatto per una relazione a lungo termine, una famiglia che sembra quasi ‘sopportarlo’, una serie di sfortune interminabili e soprattutto un passato ‘clamoroso’. Perché negli anni 90, allora ventenne, David donava sperma in una clinica specializzata per far soldi. Quasi 700 i ‘campioni riversati’ nel giro di 2 anni, trincerandosi dietro l’inattaccabile anonimato di ‘Starbuck’. Peccato che 20 anni dopo David venga a sapere di essere ‘padre’ di 533 ragazzi. Tante le donne diventate madri grazie al suo seme, con 142 di questi ‘figli’ ritrovatisi in tribunale per far causa alla clinica, con l’intento di scoprire l’identità del loro padre biologico. Ovvero David. Ovvero Starbuck…
Un’idea curiosa, e clamorosamente ‘veritiera’, visto che nel pieno della stesura dello script Ken Scott e il co-sceneggiatore Martin Petit strabuzzarono gli occhi nel leggere una news di un donatore di sperma padre di 500 ragazzi. La finzione che incontra la realtà, in conclusione, nel caso di questa pellicola talmente ben scritta, interpretata e diretta da stupire. L’apparente leggerezza che caratterizza Starbuck finisce infatti per lasciar spazio ad ‘altro’, ovvero ad una visione moderna e decisamente anticonformista di ‘famiglia’, abbattendo di fatto il concetto stesso di ‘figlio biologico’. Tra una gag e l’altra, Scott porta in scena la maturazione di un quarantenne immaturo, letteralmente folgorato sulla strada della genitorialità. A sua insaputa, e decisamente fuori le righe, vista la ‘quantità’ di figli piombatigli sul capo, ma non per questo disposto a perdere un’occasione storica. Quella di cambiare la propria vita, prendendo al balzo quella palla che chiunque di noi avrebbe probabilmente fatto rotolare via.
Quasi più british che franco-canadese, tanto nello script quanto nella costruzione della trama, Starbuck scivola via che è un piacere, facendo leva su una colonna sonora mai banale, d’autore, funzionale all’elaborazione scenica e in grado persino di commuovere, in quei non pochi momenti in cui film abbandona la strada delle risate per intraprendere quella del sentimento. Bilanciando tutto con maestria, anche se a tratti troppo rapido nel presentare ed abbandonare alcuni personaggi, Ken Scott ha saputo ben amalgamare più generi, e senza mai scivolare nella facile volgarità, visto il tema trattato, ovviamente spesso ‘surreale’ ed ‘eccessivo’ nel modo in cui si sviluppa. Impossibile poi non spendere una parola per il bravissimo protagonista Patrick Huard, in grado di smuovere risate e lacrime con un solo sguardo, tanto dall’aver lasciato una gatta da pelare di non poco conto a Vince Vaughn, protagonista del remake americano in uscita poco prima di Natale. Un rifacimento che quasi sicuramente farà soldi, tanti soldi, vista la freschezza dello script e la ferma ‘visione’ registica, ancora una volte firmate Ken Scott. Ma nell’attesa che tutto ciò avvenga, che Starbuck sia anche in Italia. Con due anni di ritardo, ma meglio tardi che mai.
Voto di Federico: 7
Starbuck – 533 figli e non saperlo (Starbuck, Canada, Francia, 2011, commedia) di Ken Scott; con Patrick Huard, Julie LeBreton, Dominic Philie, Antoine Bertrand, Igor Ovadis, Marc Bélanger, Sarah-Jeanne Labrosse, Patrick Martin, David Michaël, David Giguère, Sebastien Beaulac – uscita giovedì 29 agosto 2013 – Qui il trailer italiano