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Nel nome della terra: trailer italiano del film al cinema dal 9 luglio

Guillame Canet è un agricoltore che prende in carico la fattoria di famiglia nel dramma di Edouard Bergeon.

pubblicato 27 Giugno 2020 aggiornato 29 Luglio 2020 10:27

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Il 9 luglio Movies Inspired porterà nei cinema italiani Nel nome della terra, il dramma diretto dal documentarista Edouard Bergeon al suo primo lungometraggio di fiction e interpretato da Guillaume Canet, Veerle Baetens, Anthony Bajon, Rufus, Samir Guesmi e Yona Kervern.

 

La trama ufficiale:

 

Pierre ha 25 anni quando torna dal Wyoming per trovare Claire, la sua fidanzata e assumere la fattoria di famiglia. Venti anni dopo, la fattoria si espande, così come la famiglia. È il momento dei giorni felici, almeno all’inizio. Poi i debiti si accumulano e Pierre è esausto al lavoro. Nonostante l’amore di sua moglie e dei suoi figli, sta lentamente cadendo.

 

Edouard Bergeon spiega che “Nel nome della terra” nasce dalla sua storia personale: il personaggio principale – Pierre, interpretato da Guillaume Canet – è direttamente ispirato al padre, un agricoltore.

[quote layout=”big”]Vengo da un’antica stirpe di contadini, figli e nipoti di contadini, sia dal lato materno che da quello paterno. Christian Bergeon, mio padre, cominciò a lavorare come agricoltore nel 1979, con tutta la passione per questo mestiere. Ha lavorato duramente insieme a mia madre perché mia sorella e io vivessimo una gioventù felice nella fattoria. “Nel nome della terra” è una saga familiare che vuole dare una prospettiva umana sull’evoluzione del mondo agricolo negli ultimi quarant’anni.[/quote]

Bergeon autore di molti reportage e documentari per la televisione, spiega perché ha deciso di realizzare questo primo lungometraggio di finzione.

[quote layout=”big”]L’idea non mi sarebbe nemmeno passata per la testa se non avessi incontrato Christophe Rossignon, il produttore del film. Nel 2012, vide “I figli della terra”, un documentario di 90 minuti in cui seguivo Sébastien, un agricoltore la cui storia mi ricordava quella di mio padre. Christophe, figlio e fratello di un agricoltore, era rimasto colpito dal film e voleva incontrarmi. Suo fratello maggiore, che ha preso il posto di suo padre nella fattoria di famiglia, ha dovuto confrontarsi con una realtà agricola che avrebbe potuto sconvolgere la sua vita… Il progetto di un film ispirato alla storia della mia famiglia nasce dalla nostra prima conversazione. Christophe e io abbiamo molte cose in comune: siamo due figli della terra e siamo subito entrati in sintonia.[/quote]

 

Bergeon descrive “Nel nome della terra” come film impegnato ma fruibile nella descrizione della realtà.

[quote layout=”big”]“Nel nome della terra” ha chiaramente un messaggio politico, ma nel sottotesto. Era importante non metterlo troppo in evidenza, ma essere precisi nella ricostruzione degli ambienti, delle attrezzature, delle pratiche di quel periodo. Ad esempio, vediamo che il nonno somministra alle sue pecore gli antibiotici. Sono piccoli particolari, ma parlano da soli. Se il film potesse aumentare la consapevolezza della gente, sarebbe fantastico.[/quote]

 

 

Bergeon parla di un cast appassionato e dedito alla storia.

[quote layout=”big”]Sono stato fortunato ad avere attori che si sono appassionati al tema dopo aver letto la sceneggiatura. Sono stati tutti toccati dalla mia storia, certo, ma hanno anche voluto difendere il messaggio politico del film. Il caso ha avuto un ruolo importante, dopo che Guillaume ha scoperto il mio documentario accendendo la sua TV. Quando si è imbattuto in una replica de “I figli della terra”, stava girando “Mon garçon” diretto da Christian Carion, di cui Christophe Rossignon era il produttore. Ne parlò immediatamente con Christophe, con l’idea di estrarne un film di fiction con la sua regia. “Il film è già scritto – gli rispose Christophe – e lo produrrò io”. Guillaume lesse la sceneggiatura e ne fu subito profondamente coinvolto. Ha immediatamente abbracciato la causa agricola. Capisce la terra, conosce gli uomini che la lavorano perché è cresciuto tra di loro (suo padre allevava cavalli negli Yvelines). Guillaume conosce i contadini, i loro atteggiamenti, il modo in cui si comportano, la loro rigidità, la loro durezza di fronte al rigore del lavoro. Forte della sua esperienza e delle informazioni supplementari che gli ho dato su mio padre, Guillaume ha costruito il personaggio di un contadino più vero della vita vera, con l’incedere da uomo di campagna, provato da anni di lavoro. Lo ha fatto con grande profondità: la sua recitazione è molto precisa, nella forza dell’interpretazione come nei gesti. Con una forchetta in mano o alla guida di un trattore, tutto restituisce un senso di verità. Per rigirare una scena e tornare al suo posto, Guillaume è stato capace di andare in retromarcia con un rimorchio pieno di grano con la stessa rapidità con cui lo avrebbe fatto un contadino. Durante il pomeriggio del raccolto, era così calato nella parte che non è nemmeno uscito dalla cabina del suo mezzo! Quando si gira un film a tema agricolo, non c’è spazio per gli errori: i coltivatori osserveranno tutti i dettagli e saranno i primi a giudicare, e comunque non volevamo mostrare cose sbagliate o imprecise agli spettatori.[/quote]