Amaro Amore: recensione in anteprima
Opera prima di Francesco Henderson Pepe, Amaro Amore narra diverse storie d’amore e mette in gioco molti personaggi sullo sfondo dell’isola di Salina. Tra sesso, amore, tabù e valori del Sud. Ma il risultato è meccanico e naïve. Ecco la recensione del film.
Due ragazzi francesi, Andrè e Camille, fratello e sorella, arrivano in Sicilia , la terra della loro madre, Lucia. Si fermano sull’isola di Salina dove conoscono molte persone, tra cui Santino. L’amicizia tra i tre ragazzi, ambientata in un paradiso mitico, intriso di leggende e dicerie, che lentamente rilascia segreti e verità misteriose sui suoi abitanti, si trasforma ben presto in un amore profondo ma pericoloso…
“Si deve essere liberi di amare”, dice la didascalia di Amaro Amore, opera d’esordio di Francesco Henderson Pepe girata nel 2010, ma che trova spazio nelle sale solo oggi, dopo un passaggio al Festival di Taormina. L’opera descrive, attraverso diversi personaggi e percorsi, l’amore contrastato da problemi ben radicati in un determinato territorio: in questo caso quello dell’arcipelago delle Eolie, a Salina.
Un territorio ovviamente magnifico, va da sé, ma che porta sempre con sé i suoi valori e le sue credenze, mirati in negativo verso ogni forma di “diversità”, verso la donna e i forestieri. Assunta, la madre di Santino, tenta di rifarsi una vita assieme ad un altro uomo, ma non può uscire alla luce del sole con il nuovo compagno per paura di essere giudicata. Non può neanche ammettere la relazione di fronte al figlio stesso, che non accetterebbe mai di vederla a fianco di un uomo che non è suo padre.
La figura femminile descritta da Amaro Amore viene sempre relegata in secondo piano dagli uomini di Salina. La donna dev’essere dignitosa, non può fare certe cose che fanno gli uomini (per esempio andare a pesca), e rappresenta sostanzialmente il focolare domestico. Cozza contro questa idea la figura di Camille, la “forestiera francese” che si rivela sin da subito intraprendente, ben conscia della sua personalità e della sua sensualità.
C’è poi un’altra presenza femminile: quella di Linda, una giovane pittrice che pensa di non avere abbastanza talento per sfondare. Ha una relazione nascosta con un uomo ben più grande di lei, segnato da cicatrici che ne raccontano il passato avventuroso. Anche questa relazione non può uscire allo scoperto, vista la differenza d’età tra i due. C’è poi un’altra storia d’amore che non può assolutamente uscire allo scoperto: quella che pian piano nasce tra Andrè e Santino, nonostante il secondo non voglia ammettere l’attrazione per il francese.
A complicare le cose ancora di più ci si mettono due questioni non da poco: Camille è invaghita di Santino ed incomincia una relazione con lui ben prima di Andrè, ed inoltre Assunta è a conoscenza di un segreto sulla madre dei ragazzi francesi che potrebbe rimescolare tutte le carte. Insomma: l’unica soluzione a Salina sembra quella di affrontare sì i “valori del Sud” (famiglia e virilità in primis), ma sapendo che l’unica soluzione sarebbe poi quella di fuggire. Non a caso Santino sta costruendo assieme al compagno di Linda una barca…
Amaro Amore si presenta così come l’opera prima di un regista piuttosto coraggioso che vuole fare i conti contro i tabù radicati nella Storia, nell’humus e nelle persone di una zona d’Italia dove il pregiudizio è più vivo che mai. Ma le idee e le intenzioni saltano immediatamente quando il film cede il passo alla sua trama da soap opera: così piena di relazioni, tradimenti, segreti, personaggi che entrano ed escono, che il tutto – compreso il “senso” alla Crialese del territorio – viene fagocitato da un plot improbabile e piuttosto stanco.
Certo, c’è comunque una bella idea di sessualità nel film (si veda com’è girata la scena d’amore tra Andrè e Santino), anche se il finale da “tragedia greca” sembra quasi (involontariamente?) punire la relazione omosessuale. Eppure non bastano le intenzioni per portare a casa il risultato, se poi ad esempio si hanno dialoghi freddissimi che costringono gli attori ad una recitazione decisamente impostata, compresa quella di Francesco Casisa (scovato guardacaso da Emanuele Crialese in Respiro).
Amaro Amore sembra voler abbattere i tabù e gli stereotipi, ma finisce anche per sedervici sopra, in modo acerbo e naïve. Difetto delle opere prime, si dirà: ma difetto che in questo caso si trova alla base, nel modo in cui vengono trattati gli argomenti e le tematiche del film. E poi perché bisogna usare costantemente musica musica musica? Ci sono delle scene in cui oggettivamente del silenzio gioverebbe all’economia del film. Che c’entra ad esempio Lost Highway di Aaron, pur bellissima?
Voto di Gabriele: 4
Amaro amore (Italia 2010, drammatico 99′) di Francesco Henderson Pepe; con Aylin Prandi, Francesco Casisa, Malik Zidi, Angela Molina, Yorgo Voyagis, Lavinia Longhi, Maylin Aguirre, Piero Nicosia. Uscita in sala il 23 maggio 2013.