Effetti Collaterali: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
Alla critica è piaciuto il film di Steven Soderbergh?
Avete visto Effetti Collaterali? Pollice su o giù secondo voi? Dopo aver letto la nostra recensione, ecco uno sguardo più ampio sulle critiche Americane e Italiane. Ma fateci sapere il vostro spassionato parere. E’ quello che conta davvero.
Ben Walters – Time Out: Come un thriller di stampo alla Hitchcock, il film è molto divertente: i suoi personaggi non sono del tutto simpatici, il che rende il loro pericolo ancora più piacevole.
Christopher Orr – The Atlantic: si presenta come una sorta di pellicola e poi gradualmente si evolve in un altro tipo. Io, per esempio, mi sono divertito enormemente.
Richard Roeper – Richard Roeper.com: Steven Soderbergh è uno dei nostri registi migliori e più versatili.
Peter Howell – Toronto Star: Effetti collaterali è un thriller che si colloca tra i miglior di Soderbergh.
Richard Corliss – TIME Magazine: Effetti collaterali praticamente richiede solo due parole: Basta vederlo.
Rene Rodriguez – Miami Herald: La cosa principale da tenere a mente durante la visione è di non di prendere il film troppo sul serio, altrimenti alla fine ti senti tradito.
Tom Long – Detroit News: In qualche modo il film è più tradizionale di quanto si pensi, diventando poi un pezzo di un puzzle psicologico. Ma Soderbergh stabilisce il puzzle in modo ordinato e non si può fare a meno di esserne rapito.
Mick LaSalle – San Francisco Chronicle: E’un thriller avvincente, esasperante e completamente soddisfacente, fatto con astuzia e integrità.
Joe Morgenstern – Wall Street Journal: Il film nel suo complesso è sempre piacevole e, a volte emozionante, con una narrazione provocatoria e una recitazione meravigliosa.
Steven Rea – Philadelphia Inquirer: Sesso, bugie e violenza.
Rafer Guzman – Newsday: “Effetti collaterali” ha l’aspetto elegante e chic di un film di Soderbergh – colori freddi, illuminazione seducente – ma la sceneggiatura è deludente e goffa.
Lou Lumenick – New York Post: Un dramma che improvvisamente si trasforma in qualcosa di completamente diverso.
Alonso Duralde – The Wrap: Smetti di leggere, evita tutte le recensioni e vai a vedere il film prima che qualcuno ti dica qualcosa.
AO Scott – New York Times: Mentre la trama può essere prevedibile (e un po’ assurda) il signor Soderbergh dirige brillantemente.
James Berardinelli – ReelViews: E’ il tipo di thriller che Alfred Hitchcock potrebbe fare oggi se fosse ancora vivo.
Roberto Escobar – L’espresso: Due temi attraversano la storia di Emily (Rooney Mara), giovane donna depressa che uno psicofarmaco spinge a uccidere il marito: la cupidigia e l’uso della chimica per placare difficoltà e angosce. All’inizio la sceneggiatura sviluppa questo, come se fosse il senso del film. Poi invece si dedica solo a quello, giocando a dipanare l’intrecciarsi complesso di un disegno criminale. Il risultato è medio, anzi mediocre.
Roberto Nepoti – la Repubblica: La giovane Emily Taylor è vittima della depressione. Neppure il ricongiungimento col marito Martin migliora le cose: anzi, il suo stato peggiora. Così la donna va dal dottor Jonathan Banks e assume pillole antidepressive all’inizio efficaci, ma dai pericolosi effetti secondari, tra cui blackout della memoria (leggere attentamente il bugiardino…) e narcolessia. Un giorno Martin viene ritrovato morto ammazzato: si sospetta di Emily, la quale però non ricorda nulla. Regista tra i più dotati ed eclettici della sua generazione, capace di spaziare dai vari Ocean’s al monumentale Che, a volte Steven Soderbergh è svogliato. Anche qui, come in Contagion, racconta una storia potenzialmente ricca di implicazioni morali; ma poi, dopo un innesco particolarmente efficace, si lascia andare alle convenzioni del thriller hollywoodiano (pure molto ben confezionato) dallo sviluppo narrativo standard. Il bel cast resta sottoutilizzato e anche Jude Law deve rinunciare alle ombre del suo interessante personaggio di psichiatra per lasciare al regista il tempo di sbrogliare la matassa.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Messo in commercio nel 1988, giusto 25 anni fa, l’antidepressivo Prozac diventò subito pericolosamente di moda aprendo la strada a una miriade di magici rimedi a base di serotonina, di cui molti (come lo Zoloft) elencati in Effetti Collaterali di Steven Soderbergh. Un film che nella prima parte si direbbe costruito proprio per entrare nel cuore dell’acceso dibattito che da tempo divide gli stessi scienziati. Se molti combattono l’uso e abuso di antidepressivi denunciandone le gravi ripercussioni (confusione, ansia, dipendenza) sulla salute; altri sembrano convinti che i vantaggi siano superiori ai disagi (…)