Vogliamo vivere! To Be or Not to Be – Ernst Lubitsch al cinema in versione restaurata e rimasterizzata
Una recensione invecchiata più di 70 anni nella cineteca dei cult, per tornare a combattere Hitler con le barbe finte, aspettando di ri-vedere Vogliamo vivere! (To Be or Not to Be) di Ernst Lubitsch, in una versione restaurata e rimasterizzata, al cinema il 30 maggio 2013.
Nel bel mezzo del secondo conflitto mondiale, “To be or not to be” di Ernst Lubitsch ha resto l’arte della commedia uno strumento affilato dalla satira, per scatenare ilarità e catarsi contro le ideologie e le barbarie del nazismo.
Un quarantennio dopo, Mel Brooks ha omaggiato la pellicola con uno spassoso remake. Oggi, aspettando la versione restaurata e rimasterizzata di Vogliamo vivere! (To Be or Not to Be), portata di nuovo al cinema da Teodora Film, il 30 maggio 2013, possiamo concederci una recensione invecchiata più di settanta anni nella cineteca dei cult.
Uno sguardo approfondito rivolto ad un capolavoro, che combatte Hitler con le barbe finte, gioca con l’illusione scenica e i suoi meccanismi più rocamboleschi, capace di sedurre estimatori del calibro di Orson Welles, Billy Wilder o François Truffaut, ma anche di trovare critici e perplessi, al pari di pellicole che non temono di criticare in modo sottile, ilare ma inequivocabile, gli orrori del nazismo, come Il grande dittatore di Chaplin.
Le critiche di chi gli rimprovera un ritratto innocuo dei nazisti, alle quali Lubitsch si difende anche scrivendo una lettera aperta al New York Times e
“Non ho mostrato camere di tortura, flagellazioni, nazisti sovraeccitati con la frusta. I miei nazisti sono diversi, hanno passato questo stadio. Le sevizie e le torture sono diventate la loro routine quotidiana”.
Una commedia brillante che porta Adolf Hitler a passeggiare tranquillamente per le strade di Varsavia, mentre la Germania invade la Polonia, sotto gli sguardi sorpresi e turbati dei passanti, e di una bambina che gli chiede l’autografo.
“To be or not to be” prende in prestito il celebre monologo dell’Amleto shakespeariano, recitato sul palcoscenico dal popolare attore teatrale Josef Tura (Jack Benny), mentre la moglie Maria (Carole Lombard) ne approfitta per ricevere il corteggiatore nel camerino.
Lo stesso giovane tenente Stanislav Sobinski (Robert Stack), entrato nel reparto polacco della RAF, che coinvolge Maria e poi tutta la sua compagnia teatrale polacca, rimasta senza lavoro dopo l’occupazione tedesca del ‘39, nella sua missione segreta, tesa a fermare un elemento chiave del controspionaggio nazista.
Un triangolo irresistibile, che può contare su tutte le facce e i ruoli interpretati da Jack Benny, e la verve elegante di Carole Lombard, una regina della “screwball comedy” degli anni trenta e delle avventure farsesche, chiamata a sostituire Miriam Hopkins in quella che si rivelerà la sua ultima memorabile interpretazione, visto che morì in un incidente aereo, poche settimane prima dell’uscita del film.
Lo stesso trio sul quale Lubitsch e gli sceneggiatori, Melchior Lengyel ed Edwin Justus Mayer, cuciono la trama di equivoci, inganni, travestimenti e sberleffi, gag pungenti e dialoghi ironici, messi in piedi dalla compagnia di attori al servizio di un rischioso e esilarante complotto antinazista.
Un congegno narrativo perfetto per un cast affiatato, che comprende anche l’attore Bronski (Tom Dugan) nei panni di Hitler, il Colonnello Ehrhardt della Gestapo (Sig Ruman) raggirato dalla compagnia teatrale, e il Capitano Schultz (Henry Victor) che finisce per fare le spese dei raggiri.
Il film girato tra il novembre e il dicembre del 1941, mentre gli americani dichiarano guerra a Giappone, Germania e Italia, dopo l’attacco di Pearl Harbor, è ambientato nella Varsavia occupata dalle truppe naziste, ricostruita in esterni dagli scenografi Julia Heron eVincent Korda, illuminata dalla fotografia di Rudolph Maté, già collaboratore di Murnau, Dreyer, Hitchcock e Clair.
Una capolavoro dal piacevole ritmo comico, in bilico tra romanticismo e dramma, che beneficia anche di quello musicale di Werner Richard Heymann, tale da ricevere una candidatura ai Premi Oscar 1943 per la migliore colonna sonora.
Nel 1996 To Be or Not to Be è stato scelto per la conservazione nel National Film Registry della Biblioteca del Congressodegli Stati Uniti. Nel 2000 l’American Film Institute l’ha inserito al 49º posto della classifica delle cento migliori commedie americane di tutti i tempi. Quale che siano i pregi e/o eventuali difetti che deciderete di attribuirgli, a meritare la visione, resta comunque la riflessione sull’arte della finzione, scenica e di evasione, e quel ‘essere e non essere’ che si presta a letture metaforiche.
Voto di cut-tv’s 9
Vogliamo vivere! (To Be or Not to Be, Usa, 1942) di Ernst Lubitsch. Con Carole Lombard, Jack Benny, Robert Stack, Felix Bressart, Lionel Atwill, Stanley Ridges, Sig Ruman, Tom Dugan, Charles Halton, George Lynn. Nelle sale dal 30 Maggio 2013.