Nixon e il Watergate 40 anni dopo: il cinema lo ricorda così
Da Tutti gli uomini del Presidente a Frost/Nixon il duello, sei grandi film dedicati a uno dei periodi più controversi e drammatici del secolo scorso.
Il 30 aprile 1973 fu un giorno cruciale nella storia degli Stati Uniti: la presidenza Nixon stava per volgere al termine, travolta dallo scandalo Watergate quattro dei suoi più importanti collaboratori furono costretti a rassegnare le dimissioni, in un’atmosfera funebre che di lì a breve avrebbe portato alla fine prematura del secondo mandato di “Dick”. Ma cosa fu il Watergate? E cosa rappresentò la presidenza di uno dei più controversi personaggi del ‘900, tanto che il cinema statunitense iniziò fin da subito a realizzare film sulla vicenda e continua a farlo tuttora?
Lo scandalo Watergate prende il noma da un hotel di Washington DC, dove una squadra di investigatori al soldo del Presidente fu scoperta mentre raccoglieva illegalmente informazioni sul Partito Democratico, in un momento storico di grande delicatezza, provocando disagio e imbarazzo in una nazione ancora impelagata nella guerra in Vietnam e con tensioni sociali al suo interno di dimensioni colossali, quali non si erano mai viste dai tempi della guerra di Secessione.
Nel 1976 uscì nelle sale un capolavoro diretto da Alan J. Pakula, Tutti gli uomini del presidente (All the President’s Men), con Robert Redford e Dustin Hoffman che interpretavano due giovani cronisti d’assalto del Washington Post impegnati a far luce sul caso. Gli uomini sorpresi al Watergate erano ex agenti della CIA o comunque affiliati con l’agenzia: agenti dal passato torbido, invischiati anche nel tentativo controinsurrezionale a Cuba passato alla storia come Baia dei Porci. Un film da vedere (o rivedere), magistralmente interpretato da due magnifici (e all’epoca) giovani attori, che ben spiega l’atmosfera di omertà e la tentacolare organizzazione messa in piedi da Nixon per difendere il suo potere e gli interessi delle lobbies che lo sostenevano. Il film vinse quattro premi Oscar ed è basato su fatti veri: l’inchiesta del Washington Post avrebbe infatti portato all’apertura della procedura di impeachment nei confronti di Nixon che il 9 agosto dello stesso anno, avrebbe presentato le dimissioni. Il titolo riprende una famosa filastrocca anglosassone in cui nemmeno tutti gli uomini del Re possono aggiustare un uovo rotto, ad indicare l’irreparabilità dei danni messi in moto dal Watergate.
Nell’84 il grande Robert Altman girò Secret Honor, un monologo di 90 minuti con Philip Baker Hall nella parte dell’ex Presidente, dipinto come un uomo finito e dedito all’alcol, che alla fine degli anni ’70 ripercorre le più importanti tappe della sua carriera politica, minimizzando l’impatto del Watergate e sostenendo di non aver mai fatto nulla di illegale. Una interpretazione monumentale da parte dell’attore statunitense che riesce perfettamente a esprimere le contraddizioni di un animo complesso e (forse) tendenzialmente in buona fede.
Nel 1995 fu la volta di Oliver Stone a mettere in scena il dramma umano di Nixon con Gli intrighi del potere: un uomo di umili origini, dal carattere e dall’aspetto poco piacevole, dalle ambizioni sconfinate e che amava l’esercizio del potere in maniera maniacale. Per interpretare il Presidente fu scelto Anthony Hopkins, autore di una prova superlativa e in grado di comunicare tutte le sfaccettature di un uomo capace di grandi slanci d’affetto e di ire degne di un tiranno, ossessionato dal comunismo ma comunque grande protagonista del suo tempo.
Nel ’99 arrivò semplicemente Dick, una dissacrante (e non perfettamente riuscita) parodia sugli ultimi mesi di Nixon alla casa bianca, con Kirsten Dunst e Michelle Williams nel ruolo di due giovani e avvenenti fanciulle che entrate nelle grazie del Presidente (Dan Hedaya) spiffereranno ai giornalisti del Post i segreti e le magagne della sua presidenza. Niente di epocale, ma nel 2004 sarebbe arrivato The assassination of Richard Nixon, un film che non racconta la storia del Presidente, ma quella del suo possibile assassino, Samuel J. Bicke (interpretato da Sean Penn), un modesto commesso viaggiatore deciso, nel ’74 a sparare a Nixon: una storia di disagio sociale, di disillusione che ben racconta la perdita d’identità di una parte della società americana dopo la guerra in Vietnam.
Chiudiamo questa breve rassegna con un bel film del 2008, Frost\Nixon – Il duello, diretto da Ron Howard: siamo nel 1977 e Nixon (un bravissimo Frank Langella), ormai decaduto e senescente, accetta di farsi intervistare, in cambio di un lauto cachet, dal famoso giornalista britannico David Frost (Michael Sheen): ne nascerà un duello dialettico e psicologico di grande interesse, tra il vecchio e scaltro statista e il giovane giornalista televisivo, disposto a tutto pur di ottenere un grande scoop.
Curiosità: qual’era il film preferito di Richard Nixon? Patton – Generale d’acciaio, girato nel 1970 e ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, raccontando la storia del famoso generale americano. Alcuni suoi ex collaboratori affermarono che il Presidente aveva visto il film numerose volte, obbligando molti del suo entourage ad assistere alle proiezioni che talvolta terminavano nel cuore della notte.