Stasera in TV, Mi chiamo Sam, su La 7 con Sean Penn
Sean Penn e Michelle Pfeiffer magistrali in un film commovente e di grandi speranze
Sean Penn è un attore straordinario dalla carriera ormai trentennale e Mi chiamo Sam (titolo originale I’m Sam) è stato un film spartiacque per la star: prima tanti grandi ruoli, interpretazioni magistrali come quella in Carlito’s Way o ne La sottile linea rossa, ma sarebbe servito il personaggio del fragile Sam per far conoscere al mondo le enormi e poliedriche capacità attoriali che gli avrebbero poi fatto guadagnare ben due premi Oscar.
Ad accompagnarlo una splendida e convincente Michelle Pfeiffer e una giovanissima Dakota Fanning.
Cast
Sean Penn: Sam Dawson
Michelle Pfeiffer: Rita Harrison
Dakota Fanning: Lucy Diamond Dawson
Dianne Wiest: Annie Cassell
Ken Jenkins: giudice Philip McNeily
Loretta Devine: Margaret Calgrove
Richard Schiff: Mr. Turner
Laura Dern: Randy Carpenter
Trama
Sam (Sean Penn) è un quarantenne che soffre di una forma di ritardo mentale: più simile nelle emozioni e nei comportamenti a un bambino che a un uomo, Sam ha le responsabilità di crescere una figlia (Dakota Fanning) di sette anni con tutte le difficoltà che il ruolo di padre comporta, ma profondendo nel compito un impegno e un affetto fuori dal comune. Per un malinteso Sam finisce nei guai con la giustizia e il suo caso viene notato dai servizi sociali che decidono sia meglio togliergli l’affidamento della bambina: grazie all’aiuto di una spregiudicata avvocatessa (Michelle Pfeiffer), l’uomo inizierà la sua battaglia per riunirsi alla figlia.
Critica
Mi chiamo Sam non ha rivoluzionato la storia del cinema, ma ha contribuito fortemente all’ascesa del mito Penn, prima ottimo attore, dopo acclamato divo dal poliedrico talento. Non c’è ruolo che l’attore californiano non sia in grado di recitare e sia si tratti di mettere in scena un padre in cerca di vendetta come in Mystic River o un politico in lotta per i diritti dei gay come in Milk riesce sempre a essere convincente come pochi. In Mi chiamo Sam riesce a commuovere il pubblico, a renderlo partecipe del dramma di un uomo che nella sua diversità è comunque in grado di essere un padre migliore di tanti uomini più dotati intellettualmente. La sceneggiatura non è proprio la più originale mai scritta, con la Pfeiffer (sempre bravissima) a interpretare lo stereotipo di avvocatessa dura e spregiudicata ma con un cuore d’oro sotto la corazza del tailleur e un finale che infonde speranza ma ben poca credibilità.