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Giornata della Terra: i film che hanno distrutto il pianeta

Per celebrare la Giornata della Terra 2013, Cineblog consiglia una selezione di film post apocalittici per ricordarsi sempre come potrebbe diventare il nostro pianeta se non contribuiamo alla sua salute

pubblicato 22 Aprile 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 15:30

Quale miglior modo per celebrare la Giornata Mondiale della Terra 2013, che si tiene oggi, 22 aprile, se non con una bella lista di film post-apocalittici? Hollywood, fin dalle sue origini, ha sempre puntato, a volte con ironia, spesso con pellicole drammatiche, a vellicare le paure primordiali del pubblico paventando scenari futuribili dove il nostro pianeta viene ridotto a un luogo inospitale dove la vita umana è ridotta a mera sopravvivenza. Talvolta il messaggio educativo è stato centrato, altre volte si è un po’ perso per strada, ma i tentativi non sono certo mancati…

Guerre nucleari, esperimenti batteriologici, clonazioni sfuggite di mano… L’uomo è artefice del proprio destino e il cinema ci ha messo in guardia in tutti i modi su quelle che potrebbero essere le ben poco piacevoli conseguenze di una condotta scriteriata e irresponsabile nei confronti del nostro ecosistema.

Partiamo da un grande classico del 1968, diretto da Franklin J. Schaffner e tratto dal romanzo La planète des singes del romanziere Pierre Boulle (tra l’altro famoso anche per Il ponte sul fiume Kwai): ci riferiamo ovviamente a Il pianeta delle scimmie, famosissimo film con protagonista Charlton Heston e nel quale possiamo leggere ben più di un significato: siamo nel pieno della Guerra Fredda e della corsa alla Luna. USA e URSS si fronteggiano come colossi in tutti i campi e negli Stati Uniti la paura di un attacco nucleare sovietico serpeggia quotidianamente tra la popolazione: erano gli anni dei bunker in giardino e la domenica le famiglie si esercitavano a infilarsi le maschere antigas e andavano nei centri commerciali a comprare cibo in scatola per il “Dopo”. Il pianeta delle scimmie non è propriamente una denuncia della guerra nucleare, è più un incoraggiamento a “si vis pacem para bellum”, ossia a conquistare lo spazio prima che quei pasticcioni dei russi rischino di combinare qualche stupidaggine.

Un netto rifiuto alle armi atomiche, generato dal genio assoluto di Kubrick, è ironicamente visibile ne Il Dottor Stranamore: certo qui non vediamo il Dopo, ma le conseguenze sono ben prevedibili. Se gli USA sono da sempre i principali cantori del post apocalisse, gli australiani hanno comunque creato un mito indissolubile grazie alla trilogia di Mad Max, che descriveva con dovizia di particolari la terribile vita di Mel Gibson costretto a sopravvivere cibandosi di scatolette per cani e pronto ad uccidere per un goccio di benzina.

Mad Max (insieme a Blade Runner) è stato uno dei capostipite della cultura cyber punk: il primo sarebbe stato citato (e quasi plagiato), da Kevin Costner nel suo colossale flop Waterworld. Un film dalle ambizioni smisurate, costato circa 200 milioni di dollari: lo scioglimento dei ghiacci polari (per colpa dell’effetto serra), ha costretto l’uomo a vivere su città galleggianti, dove l’acqua è diventato il più prezioso dei beni. Divertente, iper pompato, un western con tematiche green cui mancava forse un po’ credibilità.

Costner, da sempre sensibile alle tematiche ambientali, l’anno precedente si era cimentato in Rapa Nui, film romanzesco e pseudo storico che ben descrive le conseguenze immediate del disboscamento e dello sfruttamento dissennato delle risorse. Nel ’97 ci avrebbe riprovato con L’uomo del giorno dopo, The Postman che ci proietta in un futuro prossimo devastato dalla guerra atomica in cui i sopravvissuti vivono in piccole comunità medievali tartassate dai signori della guerra. Bella l’idea, ma la sceneggiatura vira presto in un polpettone inneggiante alle virtù del popolo americano, capace di risorgere dal caos grazie al senso dell’ordine e del dovere.

Molto meno ottimista sul genere umano è invece The Road, del 2009 e tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, dove vediamo Viggo Mortensen vagare per lande desolate, dove i pochi sopravvissuti si uccidono a vicenda non disdegnando il cannibalismo: la genesi della tragedia non viene specificata, ma è chiaro che la colpa è sempre del più pericoloso degli animali terrestri, l’Uomo.

In maniera meno evidente anche il mondo della fantascienza ha contribuito ad alimentare le preoccupazioni per il futuro: la saga di Terminator nasce proprio dalle conseguenze di un conflitto nucleare in cui gli uomini verranno presto schiacciati dai robot. L’automa, essere per eccellenza innaturale e figlio delle ambizioni “divine” dell’uomo che vuole farsi creatore, è un tema che ha poi avuto costante fortuna (sempre partendo dal capostipite Blade Runner), a partire da Matrix (1999), proseguendo con Io Robot (2004), film con Will Smith tratto da un racconto di Asimov in cui si ribadisce il concetto che quando l’uomo interviene nel ciclo naturale interrompendone il decorso, i risultati sono sempre devastanti.

E le guerra batteriologiche? Hollywood ha sfornato una lunga sequela di pellicole sull’argomento, da produzioni di serie B come The Mist (tratto dal romanzo di Stephen King) a Io sono leggenda, sempre con Will SMith protagonista, alle prese con un mondo abitato da uomini trasformati in licantropi per colpa di un batterio modificato per scopi militari.

L’elenco potrebbe proseguire quasi all’infinito, ma anche con questo breve elenco (col quale speriamo di avervi dato buoni consigli per rivedere qualche classico) il concetto è chiaro: rispettiamo l’ambiente o le conseguenze saranno ben poco piacevoli…