Stasera in TV: In nome del popolo sovrano su Rai 3, cast e critica di un cult “risorgimentale”
Alberto Sordi e Nino Mandredi mettono in scena un grande affresco sul Risorgimento, tra dramma e vera comicità
Due grandi interpreti del cinema italiano, Sordi e Manfredi, alle prese con l’ultimo capitolo della trilogia di Luigi Magni (regista e sceneggiatore assieme allo storico Arrigo Petacco), girato nel 1990 e ambientato durante la breve vita della Repubblica Romana del 1849. Una grande prova attoriale dei due artisti (emblematico il monologo di Manfredi/Ciceruacchio che vi proponiamo), un vivido affresco di un travagliato periodo di storia patria, uno scorcio imperdibile di una Roma Pontificia che per tanti versi (e non i migliori), ricorda quella contemporanea.
Cast e personaggi:
Alberto Sordi: Marchese Arquati
Nino Manfredi: Ciceruacchio
Luca Barbareschi: Giovanni Livraghi
Elena Sofia Ricci: Cristina Arquati
Jacques Perrin: Ugo Bassi
Massimo Wertmuller: Eufemio Arquati
Carlo Croccolo: Carlo Luciano Bonaparte
Serena Grandi: Rosetta, la cameriera
Elena Berera: Giacinta Arquati
Costantino Meloni: Lorenzo Brunetti
Gianni Bonagura: Pio IX
Luigi De Filippo: Monsignor Bedini
Roberto Herlitzka: Giuseppe Gioachino Belli
Gianni Garko: generale Nicolas Charles Victor Oudinot
Lorenzo Flaherty: il giovane ufficiale francese
Trama:
Roma 1848: siamo all’inizio di quel periodo storico noto come Risorgimento, che si sarebbe concluso (almeno in parte) solo con l’Unità d’Italia e la Roma papalina è in fermento, tra afflati patriottici e repressioni poliziesche. Il Papa si ritira a Gaeta e nell’Urbe viene proclamata la Repubblica di Mazzini, ma ben presto le truppe francesi alleate del Pontefice avrebbero riconquistato la città restaurando lo Stato della Chiesa. In questo clima di instabilità ed euforia popolare si intrecciano le storie del garibaldino Giovanni Livraghi (Luca Barbareschi), dell’eroico carrettiere Angelo Brunetti (Nino Manfredi), detto Ciceruacchio e del Marchese Arquati (Alberto Sordi), protagonisti, seppur in tono minore, del loro tempo e dei fatti che hanno mutato la nostra storia.
Critica:
Si può essere patriottici anche senza cadere nella retorica e In nome del popolo sovrano ne è un bell’esempio: il film di Luigi Magni completa un percorso iniziato vent’anni prima con Nell’anno del Signore (1969) e proseguito con In nome del Papa Re (1977), concludendo un monumentale documento cinematografico dedicato alla Carboneria, al declino dello Stato Pontificio e all’eroismo della gente comune, dimenticata dai libri di storia ma vera protagonista della quotidianità di quegli anni di fervore. Sordi riveste idealmente i panni del Marchese del Grillo (ambientato però in epoca napoleonica), reinterpretando, sempre con ironia ma con maggiore drammaticità, il ruolo di aristocratico pontificio diviso tra la piacevole immutabilità della tradizione e la consapevolezza di un cambiamento necessario.
Manfredi è come sempre immenso e, nella parte dell’eroico popolano Ciceruacchio riesce ad esprimere un’intensità tale da adombrare leggermente la statura dell’amico Sordi. Nel suo monologo, ma anche in tutto il film, incarna perfettamente il carattere greve ma bonario del popolino romanesco, aggressivo e generoso, “caciarone” ma capace di slanci poetici altissimi. Un film piacevole e senza espedienti, forse leggermente didattico ma scevro di artifici: puro cinema e due grandi attori spalleggiati da buone comparse, tra cui un giovanissimo Barbareschi a inizio carriera.