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Oblivion di Joseph Kosinski: clip in italiano, dietro le quinte, curiosità e note di produzione

Oblivion esce nei cinema d’Italia. Scopriamo insieme l’Universo creato da Joseph Kosinski

10 Aprile 2013 12:35

24 ore ancora e l’affascinante, mastodontico, citazionista e atteso Oblivion di Joseph Kosinski diverrà realtà per i cinema italiani. Se la nostra recensione in anteprima è ormai in arrivo, il kolossal sci-fi Universal con Tom Cruise mattatore semina quest’oggi una quantità abnorme di materiale inedito, e tutto in italiano, da gustare immancabilmente insieme a noi.

Oltre ad una ricca e dettagliata serie di curiosità produttive legate al film, potrete infatti ammirare clip, spot e dietro le quinte in italiano, per poi volare in sala nel weekend e lasciarvi trasportare dal mondo apocalittico immaginato e tramutato in immagini dal talentuoso Kosinski, già regista di Tron Legacy.

Inizia la Produzione

Nel 2005, cinque anni prima di dirigere il suo primo film TRON: Legacy, il regista Joseph Kosinski scrisse una storia di sole 12 pagine intitolata “Oblivion”. Si trattava di un’avventura fantascientifica ambientata nel 2077 – sessant’ anni dopo che un’invasione aliena aveva raso al suolo la Terra- con protagonista Jack, un riparatore spaziale incerto sul suo posto nell’universo.

Pilota temerario che guida l’ultimo drone riparatore che protegge l’umanità stanziato sul pianeta, Jack ha il compito di preservare il mondo che una tempo conosceva, fino a quando l’incontro con una splendida sconosciuta, precipitata con la sua navicella,  capovolge ogni sua certezza fornendogli una nuova realtà delle cose, che egli deve necessariamente accettare o respingere. Animato da finalità e da un destino che mai avrebbe immaginato, Jack diventa il capo delle ultime persone rimanenti sulla Terra.

Pur coltivando il sogno di trasformare “Oblivion” in una sceneggiatura, Kosinski abbandonò il suo breve scritto fino a quando, molti anni dopo incontrò Barry Levine e Jesse Berger, i fondatori dei Radical Studios. Insieme decisero di trasformare la storia in una graphic novel, sottoforma di “ashcan copy”, (un artefatto realizzato esclusivamente per mantenere i diritti legali) scritta da ARVID NELSON, illustrata da ANDRÉE WALLIN, diretto graficamente da Kosinski, Levine e JEREMY BERGER (il direttore artistico dei Radical Studios). Tutto ciò a dimostrazione della direzione che la proprietà stava intraprendendo.

Kosinski rivela alcuni particolari della sua graphic novel: “Si tratta di un’avventura d’azione che si svolge nel 2077 dopo che la Terra è stata martoriata da secoli di guerra, lasciandola disabitata ed in rovina. La storia è incentrata su Jack, un riparatore di droni che deve portare a termine una grande missione. Ma un episodio avvolto nel mistero, a sua insaputa, sarà l’elemento chiave per portare alla salvezza quel che resta dell’intera umanità”. Il fulcro intorno al quale il regista voleva incentrare il racconto, era proprio la brutale onestà del racconto. A tal fine, aggiunge: “C’è un’enorme differenza tra chi ignora la realtà coprendosi con i paraocchi, e chi invece intende affrontarla in prima persona, indipendentemente da quanto sia arduo il compito”.

Kosinski ammette che da tempo voleva raccontare questa saga fantascientifica. Fin dall’adolescenza era amante del genere e quindi attratto da film come The Omega Man, Blade Runner e 2001: Odissea nello Spazio, da libri come “Hyperion” e programmi televisivi come The Twilight Zone. Il regista ammette di apprezzare il contrasto tra gli scenari classici e l’innovazione della tecnologia futuristica. Ed aggiunge: “Mi è sempre piaciuta l’arte fantascientifica degli anni ‘70 di Chris Foss, Peter Elson e Chris Moore, e con tecnologia VFX avanzata di oggi, si possono combinare i lavori in CGI con i paesaggi reali e creare qualcosa di unico”. Levine e Berger si sono lasciati coinvolgere dalla visione di questo giovane regista, e Levine ricorda così la sua prima reazione di fronte lo scritto: “Quando ho letto la storia di Joe, l’ho trovata avvincente, originale e stimolante per la sua natura umana e per i personaggi. In Oblivion si assiste ad una grande avventura d’azione, ma in sostanza si finisce per supportare le gesta del protagonista, ed è questo che rende grande un film.”

Organicamente questo romanzo illustrato ha rappresentato subito un trampolino di lancio del film stesso. Distribuita in oltre 30 mila copie al Comic-Con International di San Diego nel 2010, quando Kosinski presentava anche i filmati di “TRON: Legacy”, la graphic novel ha incontrato subito l’interesse dei fan.
Levine ricorda: “C’erano 1.000 persone in fila al Comic-Con, in attesa di una copia autografata da Joe dell’ ashcan di Oblivion. Oltre la storia, abbiamo creato un logo memorabile e delle illustrazioni che sono state un successo fin dall’inizio. Trasformare questa storia in una sceneggiatura si è rivelato essere una prodezza!. Si tratta di un approccio intellettuale ad una storia di alto concetto, con scene memorabili. Non si è mai visto niente di simile prima d’ora.”

Poco tempo dopo il positivo riscontro ottenuto dallo scritto al Comic-Con, la Universal Pictures è entrata nel team per dar vita al progetto insieme a Kosinski, Radical Studios e Chernin Entertainment, ed avviare la sceneggiatura di Oblivion. Peter Chernin, il veterano produttore che ha lanciato con successo il franchise campione d’incassi del 2011 “L’Alba del Pianeta delle Scimmie” (Rise of the Planet of the Apes), da quell’esperienza ha capito l’importanza di una figura diventata il modello contemporaneo che racchiude emozioni vere, intelligenza e finzione. Chernin riguardo Oblivion spiega: “La storia di Oblivion arriva al pubblico perché, pur essendo un film d’azione, la sua essenza riguarda la ricerca dell’umanità del protagonista: è per questo che, in definitiva è così attuale.”

Ripopolare la Terra:

La Scelta Del Cast

A differenza di tanti action-adventure popolati da molti eroi, Oblivion  conta su un cast di attori relativamente piccolo. Jack, come ultimo riparatore di droni su una Terra evacuata, ha poche possibilità di incontrare sopravvissuti. Avendo gli sceneggiatori costruito una narrativa che richiedeva pochi ruoli, i realizzatori sapevano che la scelta del cast si rivelava cruciale per dar vita ad Oblivion. A ricoprire il ruolo di Jack, Kosinski ha posto in vetta alla lista Tom Cruise. A sorprendere il regista è stato l’aver ricevuto una telefonata dall’agente di Cruise, in cui si richiedeva un incontro voluto dall’attore in seguito alla lettura dell’ ashcan ai Radical Studios. Così Kosinski e Cruise si sono incontrati in un hangar aereo a Burbank, dove Kosinski gli ha mostrato il racconto e le immagini dello storyboard del progetto. Circa tre ore più tardi, Cruise ha detto a Kosinski di voler fare il film insieme. E’ quindi iniziato un processo durato un anno, di adattamento dello script che vedeva Cruise come protagonista.

Kosinski riguardo questa collaborazione, sostiene: “Tom sa come rendere grande un film. Lavorare con lui è stata un’esperienza incredibile, non solo sul set durante la produzione, ma fin dall’inizio della stesura della sceneggiatura e del suo personaggio.” Cruise riflette sulla scelta di aver aderito ad Oblivion: “Dopo aver letto la storia e visto gli spot pubblicitari che Joe ha diretto, ho deciso di chiamarlo. Ci siamo incontrati: lui mi ha mostrato degli spezzoni di TRON che mi hanno subito entusiasmato. Ho pensato: ‘Wow. Questo ragazzo è un grande regista, e ha molto talento.’ Joe crea nuovi mondi, e la sua versione di Oblivion è esattamente quello che mi interessava. Non ho mai visto niente di simile: il modo in cui ha voluto dirigerlo e tutti gli elementi che ha coinvolto. Anche se non ho più girato film fantascientifici dopo “Minority Report”, amo questo genere, e sapevo che Joe era perfetto per questo.”

I produttori erano entusiasti all’idea che un pilota di volo avrebbe rivestito i panni di Jack, e che si sarebbe messo alla guida di un velivolo sui generis progettato per il film. Chernin afferma: “Tom di un fanatico del volo. Lui stesso è un pilota. Penso che si sia divertito moltissimo con la navicella –Bubbleship-, e si nota sullo schermo.”

Al fianco di Cruise per i ruoli di Julia e Victoria (Vika), rispettivamente sono state chiamate le attrici Olga Kurylenko ed Andrea Riseborough. Chernin ci illustra le scelte della produzione: “Era importante che queste due attrici appagassero il lato emozionale della narrazione. Abbiamo cercato a lungo prima di individuare le interpreti più adatte. Olga apporta un animo profondo al personaggio di Julia, mentre Andrea è fresca e piena di vita. Si completavano talmente bene che hanno portato i loro personaggi ad un livello superiore delle descrizioni insite nella sceneggiatura.”

I realizzatori sapevano che il ruolo della donna che precipita con la sua navicella di fronte a Jack, sostenendo di essere a lui legata dal passato, e portando caos con la sua verità, avrebbe richiesto giornate molto dure di lavorazione sul set. La loro Julia Rusakova è un’ex Bond girl, dal bollente esordio in “Quantum of Solace”. Clark rivela: “Era importante che noi scegliessimo per il ruolo di Julia, una persona tenace quanto Tom. E’ stato difficile trovarla, ma alla fine Olga, una donna Ucraina dal temperamento duro, era dei nostri, e ha dimostrato di avere la stoffa adatta. L’abbiamo messa alla prova in circostanze che nemmeno lei pensava di dover mai affrontare.”

La Kurylenko ammette di essersi sentita pronta per l’arduo compito che le aspettava: “Le cose non sono come sembrano, in questo film. Quando Julia entra nella vita di Jack e Vika, crea loro dei problemi. Il loro stile di vita ideale ed idilliaco, crolla. E’ il caos, ed è stato divertente recitarlo. Inoltre il ruolo ha richiesto molta fisicità per le scene di azione, cosa che non avevo mai fatto prima.”

Prima che Julia precipitasse davanti a lui, per anni c’è stata un’altra donna al fianco di Jack: l’obbediente e doverosa Vika Olsen, la “navigatrice” di Jack che lo ha assistito durante la sua missione di riparatore di droni. Anche se Jack si trova in uno stato di incertezza, Vika lo esorta a non rivolgersi alle autorità, e di accettare integralmente le cose come sono. La britannica Riseborough, riguardo il suo ruolo afferma: “Jack e Vika sono ad un punto della loro vita in cui iniziano a rendersi conto di avere obiettivi diversi. Vika è un grande stratega dall’ animo per certi versi positivo ed ottimistico. Le sue azioni, seppur controllate, sembrano piuttosto radicali.”

Clark spiega che la Riseborough era la partner ideale per Cruise: “Per il ruolo di Vika, avevamo bisogno di un’attrice con grande padronanza della lingua e d’azione, allenata e meticolosa. Quando Andrea si è presentata, ci ha subito colpiti.” Dopo aver incontrato un gruppo di sopravvissuti sulla Terra, Jack si rende conto che lui e Vika non sono da soli sul pianeta. A guidare gli ultimi resistenti è Beech, un leader moralmente ambiguo interpretato dal premio Oscar® Morgan Freeman, L’attore rivela le motivazioni che lo hanno spinto ad assumere il ruolo: “Tra le cose che distinguono Oblivion dagli altri film, ci sono la sua creatività, i costumi, i set ed i macchinari. E’ un mondo a parte, e Joe è un perfezionista: lavorare con lui è una gioia; sa esattamente quel che vuole”.

Oblivion sigla la prima collaborazione di due superstar come Cruise e Freeman in una pellicola; i produttori sapevano che questo film sarebbe stata l’occasione perfetta. Levine spiega la loro scelta per il ruolo del comandante della resistenza, la persona che conosce cose del nostro eroe che Jack stesso ignora: “Avevamo bisogno di qualcuno di grande personalità per il ruolo di Beech. Il cast di questo film è ridotto: non ci sono figure addizionali dietro cui celarsi. Bisognava emozionare, e quando abbiamo visto Morgan Freeman al lavoro, siamo rimasti incantati.”

Cruise racconta la sua esperienza sul set con il leggendario attore: “Ho incontrato Morgan nel 1990 in occasione delle nostre nomine agli Oscar®: la mia per “Nato il 4 Luglio” (Born on the Fourth of July), e la sua per “A Spasso con Daisy” (Driving Miss Daisy). L’ho davvero apprezzato, e ricordo che quella notte agli Oscar® l’avrei voluto salutare per esprimergli tutta la mia ammirazione per la sua interpretazione nel film, e proporgli di lavorare insieme in futuro. Mi dispiace aver fatto passare così tanto tempo prima che ciò si realizzasse, ma sono felice di aver avuto finalmente questa opportunità. E’ un uomo meraviglioso, ed un attore straordinario.”

Il ruolo di Sykes, il vice-comandante della banda dei restanti sopravvissuti, è stato affidato a Coster-Waldau, noto per il suo lavoro televisivo “Il Trono di Spade” (Game of Thrones), ed il recente thriller campione d’incassi “La Madre” (Mama), ora nei panni di un abile combattente nonché braccio destro di Beech. Freeman descrive il personaggio: “Beech sa com’era la vita sulla Terra prima che fosse distrutta, al contrario di chi, come Sykes, è invece cresciuto in questo nuovo scenario”.

Henderson aggiunge, elogiando Coster-Waldau: “Il talento di Nikolaj da “Il Trono di Spade” è andato sempre crescendo. E’ una persona estremamente sensibile ed intelligente, e come se non bastasse, cattura lo spettatore.”
Coster-Waldau racconta dei momenti chiave della narrazione, e spiega le sue ragioni per entrare a far parte del cast: “I sopravvissuti hanno avuto una vita orribile. Non ne conoscono altri modi. Sykes è il primo a voler mettere Jack fuori dai giochi ed a lottare fino alla fine per non abbandonare la propria vita, per quanto orribile essa sia….senza mai demordere. ”

A completare il cast di Oblivion è l’attrice premio Oscar® Melissa Leo nei panni di Sally, supervisore di Jack e Vika, e portavoce del comando centrale. Malgrado il suo atteggiamento servizievole e sdolcinato, non bisogna sottovalutare Sally. E’ una donna in tutto e per tutto dedita al suo lavoro, disposta a raggiungere i propri obiettivi a qualunque costo. La Leo riguardo il suo ruolo afferma: “Joe ha usato il suo grande talento dando vita a qualcosa di veramente unico. Appena ho letto la sceneggiatura ed ho capito che cosa mi veniva richiesto, ho intuito che si trattava di un progetto davvero speciale. L’anima di Oblivion è un racconto umano, ed è il matrimonio tra storia e tecnologia. Questo è il futuro del cinema”.

Kosinski osserva che Sally custodisce molte delle risposte di cui Jack ha bisogno. Egli afferma: “Melissa ha la capacità di dare l’impressione di essere la custode di tutti i segreti dell’universo. Sally però interagisce solo con Vika e Jack tramite un monitor, malgrado ciò Melissa brillantemente aumenta la tensione e la suspence tra i protagonisti. Si ha la sensazione che, in qualsiasi momento, lei possa aiutarli o distruggerli.”

Libri Fantastici:

La Ricostruzione della Biblioteca Pubblica di New York?

La produzione di Oblivion è iniziata nel marzo 2012 presso i Celtic Studios di Baton Rouge, in Louisiana. Più di due terzi delle riprese si sono svolte in cinque dei sette teatri di posa, allestiti su 9 ettari, preparati per ospitare gli oltre 350 componenti della troupe di Kosinski. E’ il teatro 4 che ha fatto da scenario per la ricostruzione dell’immensa biblioteca pubblica di New York, attualmente sita tra la 42 esima e la 5° strada, fedele in ogni dettaglio all’edificio originale ma con un aspetto post-apocalittico di quasi 3000 metri quadrati.

Fin dalla prima settimana delle riprese, Cruise ed il team degli stuntman, guidati dal coordinatore stunt ROBERT ALONZO, si sono immersi in un vero e proprio tour de force. In effetti alcune scene prevedevano che dall’alto dello spazio, Cruise— indossando la tuta grigio chiaro di Jack, e con un fucile in mano — fa un volo nel baratro di circa 20 metri tra i resti della biblioteca pubblica di New York. Al momento della rottura del cavo che lo sosteneva, Jack va a schiantasi contro una tavola. Per Cruise, questo significava andare a sbattere contro uno dei cinque tavoli sottostanti.

Come se non bastasse, lo script prevede esplosioni ed il trascinamento di Jack sul terreno mentre ha una gamba intrappolata nella morsa degli alieni. Il tutto mentre la biblioteca è in fiamme, e le ceneri cospargono il pavimento. Ripresa dopo ripresa, tre delle videocamere del cineasta premio Oscar® Claudio Miranda girano le scene d’azione mente Cruise ed Alonzo perfezionano la loro performance. Una fotocamera sospesa su un supporto modulare ha viaggiato alla velocità di 29 chilometri orari sopra il set per seguire l’azione.
Alonzo spiega che questi sono gli standard necessari per un film della portata e delle dimensioni di Oblivion: “Questo tipo di riprese e questo tipo di organizzazione presenta molte difficoltà. In tali produzioni, così concentrate sull’azione, le scene vengono caricate preliminarmente, acrobazia per acrobazia: che è normale per un film di Tom Cruise. Tom è uno di noi; è senza dubbio uno stuntman,… ed in quest’occasione è stato bravissimo. ”

Il produttore Clark afferma: “E’ bene che la gente sappia che Tom fa in prima persona tutte le acrobazie; ed in un film come questo, si usa bassa tecnologia per rappresentare scene di corsa, salti e pugni, mentre abbiamo usato la tecnologia più affinata per le scene di volo e corsa con le motociclette. Ancora una volta, Tom si è dimostrato un esperto pilota d’aerei, di motociclette e di auto. E’ capace a fare tutto. Questo film ha molte sfaccettature: è un action-adventure che ha messo alla prova Tom su set eccitanti e pericolosi.”

Ma anche gli stuntmen più esperti hanno i loro limiti. Il Produttore degli Effetti Visivi Steve Gaub spiega il suo contributo nel costruire le sequenze che il gruppo non era in grado riprodurre nel mondo virtuale: “Le acrobazie umanamente impossibili, le creiamo con gli effetti visivi. Ci sono molte sequenze dove Jack deve effettuare delle acrobazie e delle manovre aeree incredibili. Alcuni pezzi che abbiamo girato in Islanda, in seguito li abbiamo assemblati in questo mondo virtuale per poi portarli sullo schermo.”

Il set della biblioteca pubblica di New York è massiccia e mozzafiato: frutto del lavoro dello scenografo Darren Gilford e del suo team del dipartimento artistico che hanno prestato molta attenzione ai dettagli. Dal soffitto pendono dodici lampadari formati da tre strati, dotati di circa 150 lampadine in legno fatte a mano montate su ognuno: questa è una ludoteca per le sequenze di scene d’ azione, e Miranda ha dovuto affrontare non poche difficoltà per l’utilizzo di questi spazi per le riprese.

Kosinski e Miranda al fine di mostrare l’intensità delle prestazioni e dei set come la biblioteca, hanno scelto per le riprese la fotocamera digitale Sony F65 di ultima generazione. Questa fotocamera ha una risoluzione 4K che offre una profondità ed una nitidezza sconvolgente, assolutamente adatta al film per essere proiettato su uno schermo IMAX. L’aspetto è quattro volte la risoluzione di un’immagine in HD, e flessibilità della F65 si è rivelata perfetta per la produzione.
Mirando aggiunge: “Abbiamo dovuto lavorare con un basso livello di luminosità, e la F65 è ottima per l’esposizione a luci basse.”

La Vita nella Troposfera:

Immaginando la Skytower

Con all’attivo due film, e rimanendo fedele alla definizione che lo vuole come uno dei registi più visionari del Duemila, Kosinski dimostra ancora una volta di saper creare dei mondi ricchi fatti da mirabile bellezza e notevole design, che fondono azione propulsiva, idee e temi importanti nell’ambito di un design coerente. Questo non è mai stato più vero della Skytower.

Alla fine del XXI secolo, il mondo sopra le nuvole funge da contrasto con lo stato fatiscente della Terra. Jack e Vika giunti al termine della loro missione di ripulire la Terra, si preparano per gli ultimi giorni prima di raggiungere gli ultimi sopravvissuti su una nuova colonia, vivendo di ogni comfort e godendo di una vista mozzafiato.

Gilford spiega a cosa si è ispirato per questo universo: “Il contrasto tra questi due mondi — uno sopra le nuvole e l’altro sulla terra — era importante da un punto di vista del design. Abbiamo rappresentato un mondo sopra le nuvole dotato di ogni comfort, pulito ed ultra tecnologico, mentre la Terra è ormai ridotta a un ammasso di rovine e macerie. La sezione trasversale di quei due mondi e la loro contrapposizione, sono fondamentali.”

La casa di Jack e Vika, la Skytower appare fin dalle prime scene al pubblico, e per Kosinski è cruciale che la delicata struttura sembrava doversi erigere a circa 3 mila piedi dalla superficie terrestre, nella troposfera. Dice Gilford: “Abbiamo voluto che architettonicamente rappresentasse i progressi fatti dall’ingegneria umana, ai limiti del possibile: l’evoluzione futuristica dell’architettura, che l’uomo ha reso una struttura stabile”.

Questa residenza ultramoderna, dai colori che vanno dal blu-grigio al bianco, dà un’immagine strutturale degli edifici dei prossimi 60 anni, offre un design funzionale e possibilità di vita nell’atmosfera. La Skytower è dotata di salone, sala da pranzo, camera da letto, cucina, infermeria, bagno, palestra e piscina dove si combinano praticità e fantasia. Gilford aggiunge: “Jack e Vika vivono in questa oasi sopra le nuvole. Quindi c’è un grande contrasto tra questo mondo così tranquillo, meraviglioso e bello sopra le nuvole, e quello pericoloso ed ostile di sotto.”

Realizzata in 5 mesi di lavoro al teatro 5 dei Celtic Studios da ebanisti, elettricisti, artigiani di produzione che hanno lavorato contro il tempo per creare un ambiente che fosse il sogno di ogni designer d’interni. Il Produttore Henderson afferma che l’obiettivo era quello di mantenere il set sacrosanto: “C’era un’atmosfera Zen durante le riprese nella Skytower. Nessuno indossava scarpe per mantenere gli ambienti incontaminati; tutti indossavano calze o babbucce.”

Per ottenere delle prestazioni più realistiche possibile — con meticolosa attenzione anche ai riflessi delle vetrate— Kosinski ha voluto che la Skytower sembrasse esteriormente circondata dalle nuvole durante le riprese piuttosto che immersa in un cielo blu. Il team addetto agli effetti visivi capitanato dal Supervisore agli Effetti Visivi premio Oscar® Eric Barba, ed il Supervisor di Pixomondo, BJØRN MAYER, è dovuto intervenire con una tecnica innovativa.

Kosinski e Barba sapevano che c’era molto da imparare dall’uso delle tecniche di proiezione della vecchia scuola, simile al metodo utilizzato da registi come Stanley Kubrick per “2001: Odissea nello Spazio”. La tecnica si poteva adattare alle nuove dimensioni del set della Skytower, e Barba ha lavorato con il Production Resource Group (PRG) per la realizzazione di una proiezione realistica del cielo sul set.

Il PRG è noto per aver curato le scene delle Olimpiadi, degli Academy Awards® e del Super Bowl, quindi abituato a lavorare per spazi enormi. Ma per Oblivion, la squadra si è trovata di fronte la difficoltà di dover creare delle immagini chiare e precise all’interno di uno spazio molto più piccolo, all’interno di un set già esistente. Ci sono volute tre settimane di prove prima di ottenere l’aspetto desiderato da Kosinski, Barba e Miranda.

Il paradisiaco cielo blu proiettato su degli schermi che circondano la Skytower, è stato girato dal team degli effetti visivi, alle isole Hawaii. Nel mese di gennaio 2012 prima che iniziassero le riprese principali, il gruppo VFX per quattro giorni ha lavorato a 10.000 piedi nei pressi del cratere dell’insidioso vulcano Haleakal? di Maui. Qui, dall’alba al tramonto tre differenti videocamere hanno ripreso le diverse intensità ed i colori del cielo, con il risultato di immagini panoramiche a 120 gradi girate in un filmato da 1,920-pixel- x 1,080-pixel-wide. Alla fine, sono stati selezionati 10 aspetti differenti delle variazioni del cielo, per l’utilizzo durante le riprese.

Le immagini del cielo fotografato da queste tre telecamere erano perfettamente assemblate, mentre tutte le montagne che erano sullo sfondo del cratere sono state tagliate. Infine, sono stati introdotti alcuni dettagli specifici per il film, come ad esempio le costellazioni e la luna per le riprese notturne. Il risultato finale sono stati 35 minuti di riprese chiare e nitide, proiettabili senza problemi. Il cielo incontaminato è stato realizzato con 20 proiettori HD e 34 video, utilizzando 19 immagini differenti collegate a schermi alti 504 pollici x 6000. Inoltre, due tecnici specializzati hanno fatto funzionare questo sistema di proiezione, ed hanno inventato un modo di insonorizzazione e raffreddamento delle apparecchiature.

Il Trasporto Ultraterreno:

La Navicella Spaziale

Adiacente allo spazio vivibile della Skytower, c’era una rampa di atterraggio per la Bubbleship: la speciale navicella con cui il personaggio di Jack viaggia tra la Skytower e la Terra. Kosinski era finalmente entusiasta di vedere realizzato il veicolo immaginato parecchi anni fa: un ibrido tra un caccia ed un elicottero Bell 47.
“La Bubbleship è stata la prima cosa che abbiamo disegnato per il film,” afferma. “Per chi come me è cresciuto negli anni ’80 all’epoca di Top Gun, è spettacolare vedere nuovamente Tom in una cabina di pilotaggio che vola con un velivolo come questo.”

Quando Jack è alla guida della navicella, Oblivion si inonda di scene emozionanti ad altezze vertiginose, con volo libero ed acrobazie a 360 gradi, e combattimenti all’impazzata. Cruise riguardo l’ esperienza della Bubbleship dichiara: “Joe mi ha mostrato i disegni e la concept art, e mi sono detto ‘E’ fantastica!’. Da pilota quale sono, trovo geniale il modo in cui l’ ha progettata. È bella proprio come appare sullo schermo. Ogni singolo pezzo è liscio ed elegante, è stato costruito sulla mia sagoma.” E sorridendo aggiunge: “Vorrei che qualcuno la costruisse per poterci volare per davvero.”

La Progettazione della Navicella Spaziale

Per più di un anno prima dell’inizio delle riprese, un team guidato dal designer DANIEL SIMON nella località di Wildfactory a Camarillo, in California ha realizzato l’ apparecchio volante del futuro. Una volta approvati disegni, la Bubbleship è stata costruita in 4 mesi in un magazzino di Los Angeles; dopodiché veniva smontato, spedito per le riprese, e riassemblato in Louisiana, Islanda e Mammoth, in California. Kosinski riassume: “Si tratta di un ibrido tra un elicottero Bell 47 visibile al MoMA di New York, ed un caccia da combattimento”.

Per il design Simon si è ispirato alle più moderne tecnologie della NASA, ed ha considerato cruciale far sì che apparisse un mezzo leggero durante i voli. La cabina di pilotaggio richiama quella di un elicottero per i quadranti, i pedali, i joystick ed il sedile con supporto lombare, pur sempre proiettata in una dimensione futuristica. Realizzata in alluminio e fibra di vetro, con un peso di circa 2 tonnellate, la Bubbleship ha viaggiato in sette conteiner, accompagnata da quattro tecnici. E’ stata smontata per il cargo aereo, ed mossa solo tramite un carrello elevatore. Il montaggio ha richiesto quattro persone che hanno lavorato ininterrottamente per cinque ore.

La Bubbleship è composta da una fusoliera, dalla cabina di pilotaggio, dalla coda, da due motori, dalle ali e dal carrello di atterraggio; parti che poi devono essere assemblate a mano. Il carrello d’atterraggio serve come base, e regge il resto del velivolo in posizione verticale, mentre le due porte motorizzate della cabina di pilotaggio si aprono contemporaneamente.

Simon sulla struttura del velivolo, aggiunge: “La navicella è stata concepita per apparire come un insetto leggero; perciò abbiamo utilizzato rifiniture sottili per il carrello d’atterraggio che termina con tre piedistalli. Inizialmente il progetto prevedeva solo due appoggi posteriori: essendo una struttura futuristica era in grado di volare nello spazio e nell’atmosfera. È un’astronave oltre che un velivolo, progettato completamente da zero”.

Lo scenografo Gilford spiega che per la squadra si è reso necessario costruire varie versioni della navicella. “Abbiamo costruito la navicella per intero, che è fuori sulla rampa del set della Skytower, e poi abbiamo allestito solo la cabina di pilotaggio montata su un giunto cardanico. Abbiamo così filmato tutta la parte del volo, ed al montaggio abbiamo inserito il resto della navicella sul retro della cabina di pilotaggio. Abbiamo anche costruito un altro paio di versioni della navicella che, per esempio si è schiantata. È stato più divertente di quanto avessimo potuto immaginare.”

Produttore effetti visivi Gaub è estremamente orgoglioso del duro lavoro della squadra. Ed afferma: “Il design della Bubbleship è impeccabile, ed è una delle cose più interessanti che abbia mai visto. Con gli effetti speciali visivi siamo stati in grado di dare tutte quelle sfumature e quei movimenti che la rendono davvero reale, come se fosse in grado di volare e di muoversi. Abbiamo familiarità con elicotteri ed aerei, e questo è un ibrido. Per questo l’attenzione ai dettagli la rende credibile al pubblico.”

La Riproduzione della Navicella Sul Giunto Cardanico

Nel teatro 6 è stata allestita la versione della cabina di pilotaggio della navicella su un giunto cardanico—senza vetro —in grado di simulare il volo con l’aiuto di uno sfondo a schermo verde. Solo in un secondo momento il team degli effetti visivi ha ritoccato gli sfondi nei dettagli dei paesaggi e delle variazioni dell’ illuminazione. Il simulatore, come quelli di un parco divertimenti, si componeva di un abitacolo (con due sedili), fissato ad una base in movimento. Sull’ asse, il giunto cardanico può ruotare di 360 gradi; pertanto Cruise e la Kurylenko subiscono gli effetti della forza centrifuga e della forza di gravità in modo evidente al pubblico.

Il giunto cardanico della navicella è programmato e controllato da un computer tramite un comando direzionale; ed il suo movimento assomiglia ad un simulatore di volo con sei gradi di libertà e sei cilindri che ricordano un insetto a sei zampe. Il giunto è imbullonato a terra, ed ha una capacità di inclinazione pari ad un angolo di 45 gradi, 22 gradi verso l’alto e 22 gradi verso il basso. Per questi movimenti, al cast non era necessaria un’imbracatura completa, ma solo una cintura di sicurezza. Con le competenze del coordinatore agli effetti speciali MICHAEL MEINARDUS e del coordinatore stunt Alonzo, il giunto cardanico ha realmente creato la simulazione di un volo aereo.

Il team degli effetti visivi, inoltre ha montato solo in un secondo momento, nella post produzione, il vetro della cabina di pilotaggio ed il resto della Bubbleship, oltre agli ambienti ed i paesaggi che la navicella attraversa in volo. Infatti, le immagini degli sfondi sono stati girate in Islanda, sono paesaggi reali, che vengono poi montate alle riprese della navicella girate sul giunto cardanico nel set. Alcune addirittura sono state modificate anche dopo il montaggio completo della fotografia.

Killers Senz’anima e Letti per Riposare:


Gli Oggetti di Scena

Sempre a Daniel Simon ma in collaborazione con il maestro del materiale scenico DOUG HARLOCKER, si deve la progettazione dei droni meccanici, tanto complessi quanto la navicella.
Spietati assassini di tutto ciò che trovano sul loro percorso, i droni come spazzini, ripuliscono la Terra dai resti alieni; pericolosi anche per Jack, che per non rischiare la morte deve stare costantemente all’allerta. Harlocker afferma: “Abbiamo deciso in fretta su come dovesse essere un drone: ridotto al minimo, essenziale. Come una macchina di cui c’è solo il telaio: quando tutti i pannelli della carrozzeria sono fuori il drone, si presenta come una macchina spoglia. È un vero Terminator, spaventoso e demoniaco.”

Gilford aggiunge che i droni sono stati realizzati dalla produzione di un prototipo avanzato di Harlocker, nato da alcune bozze che Simon aveva iniziato. Egli afferma: “Molte delle cose che abbiamo progettato nel nostro dipartimento artistico sono effettivamente cominciate sul computer; la geometria ed i file che abbiamo utilizzato sono stati trasferiti direttamente in una macchina che ha prodotto dei modelli in 3D. Questo ci ha permesso di costruire dei modellini meccanici incredibilmente complessi e belli.”

La scena della Biblioteca Pubblica di New York è la prima sequenza in cui si incontrano i droni. Questi sono stati prodotti in tre versioni: due bianchi, completamente rivestiti con un guscio esterno, ed uno —senza rivestimento — su cui Jack lavora nello Skytower. Tutti i droni sono stati concepiti per muoversi con un telecomando: possono ruotare e spostarsi.

Nel corso della produzione, Harlocker ha lavorato a stretto contatto con gli illustratori che gli sottoponevano le diverse interpretazioni degli elementi che appaiono nella sceneggiatura. Dopo l’approvazione di Kosinski di un disegno, il dipartimento preposto al materiale scenico lo mette in scala e ne produce un modello in 2D di cartone. Da lì, se ne realizza uno in 3D. Ci sono voluti dei mesi prima che questo processo—che è continuato anche durante le riprese — abbia soddisfatto l’aspetto che la produzione richiedeva.

Harlocker non solo ha supervisionato la struttura della costosa Bubbleship (vedi sezione Skytower), della Motocicletta (vedi la sezione Islanda) e dei droni, ma ha anche gestito la creazione dei letti per riposare, dotati di una struttura idraulica con parti in movimento. L’interno di questi pod, sono composti da più di 30 pezzi di polistirolo per la calotta interna. Il dipartimento artistico addetto agli effetti di scena di Oblivion, ha anche progettato le armi di Jack e degli alieni, e ha costruito la torcia al plasma di Jack, le bombe fumogene, nonché il kit di pronto soccorso e sopravvivenza di Vika.

La ricerche che il dipartimento artistico doveva fare per far sì che gli oggetti possano appartenere ad un futuro prossimo, sono state esaustive. Anche la creazione delle confezioni del cibo e delle bottiglie d’acqua, è stata un’impresa.

Il design degli oggetti di scena si completa con la grafica, la vernice e l’elettronica, fino ai dettagli dei LED. Anche la scena iconica del fiore messo in un guscio che Jack dà a Vika, ha dovuto rappresentare delle specifiche richieste di Kosinski: il regista infatti ha deciso di utilizzare una pianta particolare che aveva visto in Islanda durante un sopralluogo per le location del film.

Harlocker in uno spazio ai Celtic Studios, insieme alla sua squadra ha modellato tutte le armi in plastica, ed ha fatto i duplicati degli oggetti scenici che potevano essere utilizzati dagli stuntman, in gomma leggera. Questo espediente si è rivelato pratico, dato che alcuni dei fucili dell’eroe arrivavano a pesare anche 15 chili. Harlocker afferma: “Le armi che abbiamo dovuto riprodurre in gomma leggera, per essere realistiche, erano dotate di circa 800 lampadine ognuna, dove la luce più forte e più piccola che si trovava nella parte anteriore dell’arma era in grado di illuminare tutto il set. L’intera scena è inizialmente illuminata da un raggio di luce che proveniva dall’apertura di una dolina ed in seguito illuminata solo dall’arma di Jack. È’ diventato il festival del cambio di batterie e lampadine ogni 10 minuti, perché tutte avevano una forte luminosità ma una breve autonomia.”

Dal tessuto e la pelle, alla gomma, la plastica e l’acciaio: il dipartimento di oggetti di scena ha usato vari materiali, e ha lavorato a stretto contatto con i dipartimenti artistici ed i costumi per assicurarsi che tutto fosse in armonia con il look e dello spirito del film.

Con il Lightwave sono stati effettuate le proiezioni delle armi laser dei droni, tramite un proiettore laser a colori, che oltre ai colori standard rosso, verde e blu, ha utilizzato anche il giallo.
Il set di Oblivion è uno dei primi al mondo ad utilizzare questa nuova tecnologia. Lavorare con questi laser implica un sistema di sicurezza accurato: anche da una distanza di 50 metri se si concentra il laser su un punto fisso, si rischia di provocare una fiamma. Questi fasci di luce così intensi sono stati manipolati da un idroscopio (inteso come telecamera) che li controllava e li spostava facilmente. Sul set erano presenti due tecnici della programmazione Lightwave che si sono occupati della sicurezza degli strumenti e della regolarità dei fasci luminosi, del colore, della dimensione e della forza dei laser nonché della loro rispondenza alle richieste dei realizzatori del film.

Normalmente, gli effetti laser si montano nella post-produzione con la grafica di un computer, ma a Kosinski piaceva l’idea che i droni prendessero vita e creassero scompiglio sul set di Oblivion. L’utilizzo del Lightwave in una produzione cinematografica è relativamente nuovo, difatti il 90 per cento delle volte è utilizzato per i concerti e gli spettacoli negli stadi. La possibilità di adattare il laser a qualsiasi modello di arma, e la facilità con cui si può abbinare e cambiare un colore ad un fascio luminoso, ha molto soddisfatto Kosinski per i risultati ottenuti.

Il Volo di Odyssey:

La Creazione dello Space Shuttle

Nel teatro 7 dei Celtic Studios, il dipartimento artistico, sotto la direzione del supervisore KEVIN ISHIOKA, ha allestito il set dell’interno dello space shuttle Odyssey. L’obiettivo della squadra era la riproduzione di una cabina di comando di un’effettiva astronave, che per Kosinski ed il DP Miranda oltretutto avesse un aspetto naturale e di leggerezza durante le riprese con Cruise e la Riseborough all’interno dello shuttle.

Per rispondere alla domanda scontata di ‘Come è possibile realizzare tutto questo su un set’, è stata lasciata un’apertura nella parte superiore del set cilindrico, da cui scende verticalmente un cavo di 15 metri appeso ad una capriata orizzontale di 25 metri, collegata al soffitto da un’impalcatura attaccata al terreno lunga 10 metri. Il fautore della struttura, DAVID HUGGHINS, che fa parte del team di stuntman, ha ribattezzato questo sistema antigravità “XYZ flying rig.” Un impianto simile è stato utilizzato da Jeremy Renner in una scena cruciale di “Mission: Impossible-Protocollo Fantasma” (Mission: Impossible—Ghost Protocol).

Quattro stuntmen, per provare la stabilità dei cavi, sono stati incaricati di testare la “XYZ flying rig” ed 500 metri di cavo — legati a un motore elettrico con un gancio idraulico — capace di sperimentare tutte le direzioni: alto-basso, destra-sinistra ed avanti-indietro. Al comando un altro operatore, che dava istruzioni specifiche e si occupava del controllo della sicurezza. Infatti per ottenere il massimo delle prestazioni e della sicurezza nella “XYZ flying rig” bisognava muoversi con assoluta precisione. Il cast affiatato ha provato con molte settimane di anticipo, indossando delle imbracature agganciate al cavo, con una tecnica simile a quella utilizzata per il climbing.

Il giorno delle riprese, Kosinski ha consigliato a Cruise ed alla Riseborough di aggrapparsi alle pareti come se fossero in assenza di gravità nella cabina di pilotaggio. Per ottenere maggiore movimento, il set cilindrico dell’ Odyssey è stato progettato per farlo ruotare in senso antiorario, dando così l’illusione di ulteriori spostamenti.

La meticolosità di Kosinski nella riproduzione delle scene chiave all’interno dello shuttle, lo ha portato a coinvolgere l’astronauta RICK SEARFOSS in veste di consulente tecnico. Searfoss, comandante di space shuttle, ha supervisionato e dato consigli agli stuntmen su come muoversi in un ambiente antigravità, ha collaborato all’aspetto dell’abitacolo dell’Odyssey ed ai dialoghi della sceneggiatura.

Il Comandante Searfoss ha coordinato il dipartimento artistico dopo la disposizione dei pannelli di controllo all’interno della Odyssey, e la commutazione della riproduzione grafica e video. Ha mostrato ai realizzatori ed al cast come e quando ciascun sistema di controllo doveva essere utilizzato per la fase di decollo, per la pianificazione del volo e per l’atterraggio. Searfoss afferma: “Simulare la leggerezza è sempre una sfida interessante, sia nel mondo reale durante la formazione degli astronauti, sia quando si racconta una storia in un film. Ma con le giuste angolazioni e l’atleticità degli attori, è possibile far sembrare tutto realistica. Ed inoltre, se si aggiungono alcuni dialoghi reali delle cabine di pilotaggio, si è sulla buona strada. ”

Ulteriori set costruiti ai Celtic Studios sono: l’interno di un negozio di souvenir dell’Empire State Building, ed una camera d’ albergo di New York. Fuori dal set la produzione ha girato presso l’ Homeland Security/911 Call Center, che funge da Mission Control per il centro da cui Sally dà disposizioni a Vika.

Il Trasporto Rapido:

La Motocicletta

La moto motocicletta di Jack è stata progettata e costruita dalla GLORY Motor Works di Glendale, in California. Il proprietario dell’azienda, JUSTIN KELL, ha dovuto seguire le direttive di Kosinski sul design del mezzo, e sulle prestazioniche fossero a tutti gli effetti quelli di una comune motocicletta. Cruise ha poi dato delle indicazioni su come avrebbe dovuto essere la moto per una maggiore maneggevolezza durante la sua guida.

Per sei settimane, Kell ed il suo team prodotto tre modelli identici: due con una sella monoposto per le corse di Jack, e uno con una sella adatta a due persone, utile per la sequenza in cui Jack e Julia sfrecciano insieme. Kell ha scelto il motore dell’ Honda CRF450X per la moto di Jack, un motore in grado di reggere la marcia su qualsiasi terreno — anche la sabbia nera dell’ Islanda — e che poteva essere spento e riacceso parecchie volte senza creare problemi.

Dotata di ruote bianche in fibra di carbonio fatte in Sud Africa a BlackStone Tek, la moto era stata creata appositamente per permettere a Cruise di poter eseguire dei salti che la performance richiedeva: infatti Kell aveva previsto che la motocicletta futuristica fosse in grado di fare dei salti fino a 15 metri, e potesse raggiungere una velocità di 120 km/h. Kell afferma: “Abbiamo costruito una moto in grado di fare motocross. Tom è un buon collaudatore, così abbiamo potuto spaziare con le idee, fino a realizzare quanto voluto”.

Da esperto motociclista, Cruise aggiunge: “Non è stato facile realizzare un mezzo del genere: i ragazzi hanno fatto un lavoro sensazionale, non solo dal punto di vista estetico, ma anche tecnico. Ci sono scene in cui ho dovuto trasportare Olga, e la moto ha mantenuto un assetto perfetto; lo stesso è valso anche in occasione dei salti e della corsa in Islanda, quando ho dovuto guidare a velocità più elevate, senza casco. So che è stato difficile per loro trovare il giusto assetto della moto, ma alla fine, guidarla per me è stato proprio uno sballo.”

L’attore ha festeggiato il suo cinquantesimo compleanno proprio sul set di Oblivion in Islanda, ed i registi gli hanno regalato una delle motociclette. Gilford afferma: “Sono soddisfatto delle prestazioni della motocicletta. Sembra provinire dalla navicella spaziale, ed infatti Jack la tira fuori tutta piegata da un lato della Bubbleship. All’inizio non si capisce bene cosa sia, ma poi la apre e la assicura al terreno; solo in quel momento, è chiaro che si tratta di una moto.”

Alieni Sulla Terra:

La Lotta E Le Armi

Terminata la battaglia che pone fine a tutte le guerre, gli unici sopravvissuti rimasti sulla Terra sono gli alieni spazzini (o almeno questo è quel che Jack ha creduto a lungo). Queste creature sono state interpretate dagli stuntmen, che necessitavano di un abbigliamento comodo e funzionale per le loro performance. Le maschere nascono dalla modifica di un semplice cappello da aviatore, sul quale sono stati attaccati vari oggetti, per ottimizzare la visione. Alcune lucette illuminano i paraorecchi, mentre al posto degli occhi sono stati messi pezzi di vecchie macchine fotografiche e parti di tubi idraulici. Ogni alieno era uno diverso dall’altro.

Per molte delle scene d’azione in cui sono coinvolti questi scavengers, è stato chiesto il consulto militare di un ex Navy SEAL, DOUG MCQUARRIE, che lavorato assieme a 10 stuntmen alieni, e tutto il reparto stunt. McQuarrie li ha allenati in un campo di addestramento, a cui partecipava anche una stuntwoman (ZOE BELL, che interpreta Kara). Inoltre, avendo lavorato con le armi, McQuarrie li ha istruiti su come dovrebbero camminare, strisciare, o correre durante un conflitto. McQuarrie non ha esitato ad urlare alla sua formazione scavenger, i noti ordini del gergo militre come “Attenti! Sparare! Uccidere!” per incitarli.

Per Kosinski e McQuarrie era comunque importante che gli scavengers si muovessero anche come un popolo indigeno e non solo in maniera militante. McQuarrie afferma: “Gli scavengers si dovevano comportare in modo selvaggio. Li ho preparati ed allenati, dando loro una impostazione militare, e da lì abbiamo creato uno stile comportamentale più specifico.”

McQuarrie in passato ha già lavorato come consulente militare di Cruise in Jack Reacher, quindi la loro intesa è stata da subito evidente; malgrado ciò non sono mancate delle divergenze tra i due riguardo a come Jack doveva sparare, muoversi ed interagire con gli altri. Hanno però utilizzato le armi sofisticate create solo per Oblivion. McQuarrie a tal proposito aggiunge: “Queste sono armi futuristiche, quindi abbiamo dovuto modificare i movimenti e adattarli alla stessa per rendere l’azione credibile”.

Sempre a Raven Rock è stata girata la scena della slitta degli alieni, che trasportavano un inconscio Jack. Gilford spiega che inizialmente avevano pensato ad una piattaforma, un veicolo da lavoro da sperimentare. Ed aggiunge: “Eravamo alla ricerca di un gatto delle nevi o altri veicoli con un battistrada cingolato. Abbiamo trovato un tipo di gatto delle nevi che aveva il battistrada sterzato, così ne abbiamo comprato uno a Vermont: era molto vecchio, lo abbiamo portato qui e l’abbiamo iniziato a smontare. Abbiamo usato il treno motore ed il battistrada cingolato, e sopra , il guru agli effetti speciali MIKE MEINARDUS ci ha costruito una piattaforma”.

Meinardus e la sua squadra hanno creato un veicolo tipo carro armato completo di due mitragliatrici funzionanti, ed un caricatore con 50 proiettili in grado di sparare 100 colpi alla volta.
La slitta è inoltre dotata di un MK19 lanciagranate, con granate da 40 mm. Le torrette movibili montate sulla slitta, e l’idraulica hanno permesso i movimenti in tutte le direzioni. Questa era una macchina da guerra seria.

Oltre Il Possibile:

Gli Effetti Visivi

Il supervisore agli effetti visivi Barba, che ha precedentemente collaborato con Kosinski in “Tron: Legacy”, ha aiutato il regista a dare vita alla sua versione di Oblivion , di modo che il pubblico creda che la navicella può realmente volare, che lo Skytower giace a 1.000 metri di altezza su una piattaforma, e che i droni vanno alla velocità di un razzo per inseguire gli scavengers. Dice Henderson: “Sono parecchi i componenti degli effetti visivi da implementare per ottenere questi risultati. Tuttavia, Joe voleva utilizzare al massimo le riprese possibili sui set. Ne è venuto fuori un buon equilibrio tra i due, e che è alla base della storia; così gli effetti visivi non sono stati utilizzati per dare spettacolo. Piuttosto, sono parte della trama.”

Il regista riflette sul mondo creato dal team degli effetti visivi: “Da un punto di vista di effetti visivi, la nostra sfida più grande è stata assicurarsi che gli elementi digitali di questo film si integrassero armoniosamente con le riprese dal vivo, perché la gran parte di questo film è girato.
Non volevamo assolutamente che risaltassero gli elementi digitali. Così il volo dei droni doveva dare l’impressione di essere ripreso da una telecamera presente sul set.”

Il Produttore agli effetti visivi, nonché co-produttore Steve Gaub ha presto offerto la sua presenza in Oblivion per lavorare con Kosinski nella fase di previsualizzazione delle scene. Gaub afferma: “E’ stata coinvolta un’intera squadra per la previsualizzazione in cui abbiamo aggiunto le prime animazioni. In questa fase, in base al risultato desiderato, abbiamo scelto quello che poteva essere fatto sufficientemente con il live action, ciò che doveva forzatamente essere riprodotto dal computer, e quello che invece poteva essere fatto con l’azione ed il pc unitamente”.

Il team ha raccolto cronologicamente tutte le informazioni riguardo quanto accadeva sul set, di modo che nella post produzione tutti avessero gli strumenti necessari su cui lavorare (per le immagini da generare al computer). Durante tutti i giorni di riprese quindi, sono stati registrati più dati possibili sui riferimenti, gli spazi, l’illuminazione ed i dettagli di scena.

Circa 400 addetti ai computer nelle sedi della Digital Domain e Pixomondo hanno coadiuvato il team VFX sul set di Oblivion nelle texture incredibilmente perfette così che i modelli in 3D per la Bubbleship e per il cast sono stati facilmente ricreati in VFX. Le ombre del film sono state un ostacolo in questo caso, dato che la maggior parte delle azioni si svolgono all’aperto, sotto la luce del sole… quindi anche le creazioni fatte dal computer dovevano corrispondere perfettamente al mondo reale, e considerarle.

Sfumature Di Grigio:

I Costumi Di Oblivion

Quando è entrata a far parte della squadra di Oblivion, la leggendaria costumista Marlene Stewart — che ha lavorato in film che vanno da “JFK” a “Terminator 2: Il Giorno del Giudizio” (Terminator 2: Judgment Day); da “The Doors” a “Tropic Thunder” , sapeva di avere a che fare con un mondo futuristico, completamente pianificato. Malgrado ciò, ha apprezzato che Kosinski si è ispirato ad una versione moderna dell’ estetica. Nota la Stewart: “Per Joe doveva essere tutto razionalizzato, semplicistico con un tocco di manifattura e tecnologia. Una delle grandi sfide è stata quella di avere una tavolozza di colori limitata, orientata sulle tonalità di grigio. Abbiamo imparato che ci sono un numero infinito di tonalità di grigio, che abbiamo classificato come: grigio verde; grigio- marrone, grigio- giallo; ma la difficoltà era quella di dover comunque lavorare con solo due o tre colori prevalenti”.

La tuta di enviro, il vestito primario di Jack nel film, non era inteso secondo la Stewart, “Come un costume da supereroe. Volevamo che in qualche modo fosse familiare e adatto all’ambiente ed alle condizioni del mondo esterno”. La costumista ed il suo team di addetti al guardaroba hanno usato più di 250 tipi di tessuti e stampe per confezionare la tuta enviro. Hanno creato bozzetti e modelli, oltre ad una corazza per il torace, ginocchiere e gomitiere come protezioni per Jack. Per finire, hanno usato dell’inchiostro ad alta densità per stampare il logo di appartenenza sulla tuta.

Le acrobazie a cui doveva sottoporsi Cruise hanno impegnato la Stewart affinché il protagonista avesse una grande libertà di movimento. Per la tuta sono stati quindi utilizzati materiali come il cuoio, il tessuto traspirante, il poliuretano ed il tessuto elasticizzato, che gli hanno dato l’aspetto di un’uniforme da motocross. Insieme alle tonalità di grigio utilizzate per creare il costume, il vestito è stato meticolosamente affinato per dare l’idea di ‘vissuto’; anche gli stivali ed i guanti, sono stati realizzati per l’occasione su misura. Per ovviare all’usura che Cruise avrebbe apportato ai suoi indumenti, sono state cucite 26 tute in eviro, tutte utilizzate durante le riprese.

Oltre ad occuparsi del guardaroba di Jack, Vika e Julia, la costumista ha pensato anche ai costumi dei residenti di Raven Rock, degli scavenger e dei sopravvissuti. La Stewart ha lavorato a stretto contatto con gli Ironhead Studios per curare l’abbigliamento di una civiltà ribelle e delle uniche persone sopravvissute ad una guerra mondiale sulla Terra.

Kosinski ha sempre avuto un’idea chiara di come dovevano apparire gli scavenger, ed ha affidato alla Stewart ed agli Ironhead il compito di creare 10 costumi per loro, oltre a quelli di Beech e Sykes. Ogni costume era formato da 25 pezzi, su tre o quattro strati, con all’interno un sistema di traspirazione. L’abbigliamento di base è stato realizzato in cotone per evitare che i membri del cast si surriscaldassero, e ci sono voluti 30 minuti per vestire ogni scavenger. Ogni pezzo è stato tinto ed invecchiato per rappresentare l’ambiente circostante; ai piedi sono stati abbinati degli stivali militari neri.

La Colonna Sonora Della Fine Del Mondo:

La Musica Degli M83

Quando Kosinski ha scritto la storia di Oblivion nel 2005, ha annotato nella bozza della sceneggiatura che Anthony Gonzalez, cantante e fondatore degli M83 sarebbe stato l’affidatario della colonna sonora dell’eventuale film: era certo che la musica degli M83 era la più adatta alla storia che stava scrivendo.

Nato in Francia, Gonzalez ha debuttato nel 2001, ed ha suonato alle tournée internazionali di gruppi famosissimi come i Depeche Mode, The Killers e Kings of Leon. Recentemente ha pubblicato il suo primo doppio album, “Hurry Up, We’re Dreaming” che poi è il suo sesto disco.
Il regista afferma: “La sua non è solo musica d’avanguardia, è anche molto sentimentale. Perfetta per questo film.”

Insieme a Joseph Trapanese, già arrangiatore musicale del film di Kosinski “TRON: Legacy”, ha composto il sonoro crescente che contraddistingue Oblivion, che si abbina ai suoi meravigliosi effetti visivi ed all’ azione. Continua Kosinski: “E’ per certi versi una musica ibrida.
E’ composta da elementi elettronici e batteria, che non sono tipici della musica degli M83, ma allo stesso tempo dispone di un’intera orchestra ed un coro. Tutti questi diversi elementi insieme generano lo sfondo sonoro adatto alle scene, si fondono splendidamente dando vita ad un suono molto originale, che è quel che ci vuole per un film originale.”

Il cantante degli M83, riguardo l’interesse a prendere parte del film: “Ho sempre desiderato comporre la colonna sonora di un film, ma partire con un film ambizioso e grande come questo mi fa sentire davvero fortunato. Joe ed io abbiamo iniziato a lavorare sul progetto, cominciando a buttare giù le idee per la colonna sonora: così ho iniziato a documentarmi sulle colonne sonore ed i film di fantascienza”. In passato gli M83 avevano già avuto delle proposte per le colonne sonore di film, ma che non hanno mai accettato di comporre. “Non mi sono mai entusiasmato totalmente con una sceneggiatura o la storia giusta se non con Oblivion. Mi sono sentito legato a questa storia, ed a Joe come regista, ero finalmente pronto a comporre.” I produttori sono stati felici della sua scelta. Clark afferma: “Anthony Gonzalez era una persona che Joe monitorava da qualche tempo. Tutti gli album degli M83 precedenti al film sembravano fossero propedeutici ad Oblivion. Joe stesso è un bravo musicista, perciò questo è stato un connubio perfetto”.