Giù dai monumenti, Alberto Sordi
Il 24 febbraio 2003 moriva l’Albertone Nazionale.
Brividi avidi sorvolano la città del Colosseo e Cinecittà. Si sa che il primo è il monumento della antichità conclamata (e abbandonata); e si sa che Cinecittà, per varie ragioni, molto più giovane- ha settantacinque anni-, soffre da molto tempo di abbandoni e di languori, anche se di tanto in tanto la questione di salvarla e rilanciarla affiora prepotentemente, e si spera che venga al più presto risolta.
Non viviamo né anni né giorni troppo buoni con l’ex (?) grande cinema italiano. Ma è un cinema capace di andare avanti e persino di stupire quando meno te l’aspetti. Per fortuna. Diamoci un mossa. Purtroppo, i brividi avidi sorvolano il Paese,insistenti, qua e là. Va detto che ciò non accade solo nel cinema, però il cinema nonostante la sua riconosciuta gloria appare fragile, improvvisato, e conosce frequenti momenti di eccessivo raccoglimento o stordimento, dagli esiti spesso imprevedibili.
Adesso Roma si sta preparando a ricordare Alberto Sordi, a dieci anni dalla scomparsa. Sordi è l’attore romano eccellenza, e c’è da temere che su questa tastiera possano scaturire partiture a senso unico, ovvero romanissime, con il rischio di svelare ottusità.
Spero che non accada. Ho esplorato alcuni anni fa nel mio breve film, “Alberto Sordi- L’amico irresistibile”, l’avventura di questo attore che ha usato la sua romanità e la sua verve ma non lo ha fatto per crogiolarvisi ma per utilizzarla. Il breve film è andato in onda in tv ed è stato presentato al Festival di Spoleto, di fronte a un pubblico nazionale e internazionale. Fu proprio la reazione di spettatori stranieri che mi spinse a considerare la possibilità di inserire qualcosa di significativo sulla figura, il talento, l’efficacia dell’attore e delle sue maschere comiche in “Concerto Italiano”, il film che racconta storia e storie dall’Unità d’Italia con le immagini del cinema e del video.
Bastarono pochi minuti per far vedere quanto Sordi fosse in grado di giocare, e condannare con il fuoco del ridicolo, i tipi italiani che cadono nei vizi del maschilismo assoluto, del narcisismo senza ritegno, della superficialità e dell’orgoglio vano; e sappiamo come le cose non siano certo cambiate, anzi.
La carriera del protagonista di film come “La grande guerra”, accanto a Gassman, “Una vita difficile”, e si potrebbero fare i titoli di altri film e partecipazioni a trasmissioni d’ogni genere, va indicata interamente per convalidare queste parole. Memorabile l’incontro con Indro Montanelli, in “L’amico irresistibile”, in cui il grande giornalista si complimenta in modo pungente con l’attore, campione di quella Italia che ha costruito la…distruzione del nostro Paese, l’Italia delle caricature di chi copiava e copia i modelli americani, dei palazzinari che hanno fatto a pezzi centri storici e periferie, dei gaudenti, dei moralisti, dei falsari di identità e valori.
Un campionario fortissimo di guastatori che sono da sempre al lavoro e non vanno, non “andranno” (?) mai in pensione. Potrei citare altri documenti per mettere a fuoco meglio la personalità certo esuberante di Sordi ma che su schermi e scene è stata al servizio di denunce fatte con spavalda ironia e anche con affilatissima crudeltà.
Mi hanno detto che si stanno preparando mostre con lo spunto dei dieci anni dalla morte. Saranno bare supplementari? O invece saranno occasione di ulteriori condanna a vita come quella di Nanni Moretti nel film in cui considera Sordi tra i peggiori, se non il peggiore attore di casa nostra, per le caratteristiche personali e per i suoi personaggi. Opinione legittima e naturalmente discutibile.
Offro agli organizzatori i documenti che ho usato, e sopra citato, per fare una verifica. Sarebbe un modo di dimenticare le celebrazioni con gli autorità fasciate tricolore sulla pancia, le articolesse dei giornali romano de Roma, le giaculatorie dei telegiornali piccoli e grandi, le mostre o mostriciattole in cui non mancherà- statene certi-l’immagine di Alberto che schifa dopo averlo provato l’american food e se magna a quattro ganasce un piatto stracolmo di spaghetti.
Ecco queste cose, opinioni automatiche, banalità diventate storia, sono gli spaghetti che i “ricordi” malfatti ci costringono a magnà.