Home Curiosità Django Unchained di Quentin Tarantino: note di produzione più featurette e otto clip in italiano

Django Unchained di Quentin Tarantino: note di produzione più featurette e otto clip in italiano

Recensione, clip e curiosità. Ecco Django Unchained

17 Gennaio 2013 10:00

Ha vinto due Golden Globes, incassato 130 milioni di dollari solo sul suolo americano, e corre per gli Oscar in più categorie, tanto da promettere sorprese. Django Unchained sbarca oggi in 500 cinema d’Italia, chiamando a duello Ghost Movie (300 copie) e Frankenweenie (200 copie). Da noi recensito, amato ed esaltato, l’atipico spaghetti wenstern di Quentin Tarantino dovrà provare a far meglio di Bastardi senza Gloria, che nel 2009 raccolse 2 milioni di euro all’esordio.

Per riuscirci, Quentin si è affidato ad una storia che trasuda originalità, grazie soprattutto ad un immenso Christoph Waltz. Già premiato con un Oscar grazie a Inglourious Basterds, l’attore tedesco trascina l’intera pellicola, tanto dall’oscurare il teorico protagonista, Jamie Foxx, ed un ‘certo’ Leonardo DiCaprio, atipico villain anche in questo caso snobbato dall’Academy.

Dopo avervi presentato la colonna sonora del film, oggi ‘omaggiamo’ Django Unchained grazie a delle ricche note di produzione, che vi attendono dopo il saltino, insieme a 8 clip in italiano. Semplicemente imperdibili.


NOTE DI PRODUZIONE

Il viaggio di Django Unchained per il grande schermo inizia oltre 10 anni fa, quando lo scrittore-regista Quentin Tarantino ha pensato al personaggio principale che da il nome al film, Django. “All’origine vi era l’idea di raccontare di uno schiavo che diventa un cacciatore di taglie e parte alla ricerca dei sorveglianti di schiavi che si nascondono nelle piantagioni”, ricorda Tarantino. “All’inizio era solo quello che era, il sesto di sette schiavi che formavano una fila. Poi ha iniziato a prendere sempre più forma, man mano che andavo avanti con la sceneggiatura”.
Sebbene Django Unchained sia ambientato nel Sud degli Stati Uniti ante guerra di secessione, Tarantino ha creduto che la storia di Django avrebbe potuto essere rappresentata come un western. “Ho sempre desiderato fare un film western. Amo il genere, ma siccome ho sempre preferito gli ‘Spaghetti Western’ ho pensato che se mai ne avessi fatto uno, sarebbe dovuto assomigliare a quelli di Sergio Corbucci”, dice Tarantino.
Secondo Tarantino, i film western rappresentano grandi e magistrali rappresentazioni del bene e del male. Ha ritenuto che lo scopo e la struttura del genere, fossero adatte alla particolare storia: il tentativo di un uomo che cerca di infiltrarsi in una famosa piantagione, per salvare sua moglie. “Non può essere più terribile di come fosse nella realtà. Non può essere più surreale di come fosse nella realtà. Non può essere più atroce di come fosse nella realtà”, spiega Tarantino. “Non possiamo immaginare il dolore e la sofferenza provata in questo paese, il che lo rende perfetto per rappresentare uno ‘Spaghetti Western’. La realtà del periodo supera di gran lunga anche la storia più bella che si possa inventare”.
Il produttore Reginald Hudlin concorda che il genere era non convenzionale ma molto appropriato. “Il mutevole tono morale, gli angoli oscuri, la complessità morale di Per un pugno di dollari e dei film di Corbucci, sono stati di grande ispirazione per il racconto di Quentin. I suoi approfonditi studi del genere, lo hanno condotto all’ispirata idea di mescolare la narrativa sullo schiavismo con lo ‘Spaghetti Western’, contribuendo così a creare un film mai visto prima”.
Subito dopo l’uscita di Bastardi senza gloria, Tarantino ha iniziato a lavorare febbrilmente alla sceneggiatura di Django Unchained. Christoph Waltz, premio Oscar® per Bastardi senza gloria, è stato presente per gran parte del processo creativo. “Ho letto la sceneggiatura man mano che veniva scritta”, ricorda Waltz, interprete del Dott. King Schultz. “Più o meno, si sviluppava davanti ai miei occhi. Sono andato a casa di Quentin, mi ha fatto sedere al tavolo, mi ha messo le pagine davanti e poi mi ha osservato leggerle. Una sorta di meraviglioso rituale. Mi ha commosso il fatto che mi abbia fatto partecipare non tanto alla nascita della sceneggiatura, quanto alla sua linea di pensiero”.
Appassionato al genere da lungo tempo, Waltz ha subito notato lo stretto legame della sceneggiatura ad esso. “Il periodo d’oro degli ‘Spaghetti Western’ era in realtà il momento in cui ho iniziato ad interessarmi al cinema, da ragazzo verso la fine degli anni ’60, quindi nei primi anni ’70 e così via”.
Il nome “Django” è familiare agli appassionati di Spaghetti Westerns: Franco Nero è stato il primo ad interpretare il personaggio, nel 1966, nel film Django. Nero ha fatto parte della produzione interpretando un cameo nel film. “Per noi austriaci, il nome ‘Django’ è molto familiare. Non necessariamente Franco Nero, ma Django”, dice Waltz. “Ogni ‘Spaghetti Western’ che vedevamo, anche quelli più sconosciuti, nella versione tedesca avevano il nome ‘Django’ nel titolo, anche se Django non faceva parte della trama o della storia. Mettevano ‘Django’ perchè in realtà era il nome che distingueva il genere. Se c’era ‘Django’ nel titolo, sapevi già che si trattava di uno ‘Spaghetti Western’”. Per questo Tarantino ha deciso di utilizzare la parola per il suo film. “Allo stesso tempo, esiste una serie di 40 film non correlati a Django ma che sono lo spot della storia degli Spaghetti Western. Sono fiero di dichiarare che questa è una nuova edizione di film non correlati a Django”.
Di sicuro, l’originale Django era così popolare che altri film hanno preso in prestito il nome come strumento di marketing. Tra i titoli più significativi troviamo Django, Kill; Django the Avenger; Viva! Django e Ballad of Django.
Tarantino ha terminato la sceneggiatura il 26 aprile del 2011 ed ha iniziato a mostrarla ad amici e colleghi. Dato che il “giorno della pubblicazione” era imminente, i produttori hanno iniziato a forzare i tempi della produzione. “Quando senti Quentin scrivere in casa, a due mesi dall’inizio, inizi a convocare tutta la produzione. Contatti il coordinatore delle controfigure, Jeff Dashnaw, poi il fonico di presa diretta, Mark Ulano e anche il caposquadra trucco Heba Thorisdottir. Avverti chiunque ritieni necessario dicendogli che si è quasi pronti a girare. Provi a tenere tutti disponibili perché siamo una famiglia, amiamo lavorare insieme”, dice la produttrice Pilar Savone.

La reazione alla sceneggiatura è stata a dir poco travolgente. Hudlin, ad esempio, è rimasto ammirato dall’originale e onesta rappresentazione della schiavitù negli anni precedenti la Guerra Civile. “Non dobbiamo ricordare solo il meglio di ciò che siamo, ma anche il peggio”, dice Hudlin. “Non riusciremo mai ad apprezzare il meglio di noi finché non riconosceremo e celebreremo l’eroismo delle persone che hanno visto ed affrontato la malvagità. Sebbene questi personaggi siano di fantasia, rappresentano centinaia, se non addirittura migliaia, di uomini e donne, bianchi o neri, che sono rimasti in piedi davanti al male ed hanno detto ‘no’ ”.
Una volta ultimata la sceneggiatura, Tarantino si è messo alla ricerca degli attori giusti per il cast. Jamie Foxx, premio Oscar® per Ray, è stato scelto per Django. “Ci siamo incontrati ed è stato straordinario”, ricorda Tarantino. “Ha capito totalmente la storia, il suo contesto e l’importanza del periodo storico del film. Lui è un attore grandioso ed appare perfetto per il personaggio, oltre ad avere qualità da cowboy. Quando l’ho incontrato, ho immaginato che se avessero scelto ragazzi di colore negli anni ‘60 per interpretare telefilm western, credo che Jamie avrebbe avuto una serie tutta sua. Sta molto bene a cavallo e anche vestito da cowboy”.
“Era la sceneggiatura più incredibile che abbia mai letto in vita mia”, dice Foxx. “Ho pensato ‘Chi ha il coraggio e la conoscenza per raccontare la storia come è veramente?’ Ho pensato che il modo in cui racconta la storia – così vera ed onesta – ti fa accapponare la pelle. Questo mi ha entusiasmato”.
Foxx fa notare che la devozione reciproca tra Django e Broomhilda, consentiva uno spaccato di vita reale, personale e intima, tra i due personaggi. “A quell’epoca, il matrimonio era tabù. Potevi essere ucciso. I matrimoni erano forzati – così come l’accoppiamento – per fare in modo che gli uomini più robusti si accoppiassero con le donne nere più sane per ottenere così, schiavi sempre più forti. Non erano ammessi matrimoni tra gente di colore. Il fatto che Django fosse sposato è stata un passo fondamentale: questa è una storia d’amore ed è anche la molla che lo spinge ad andare avanti. Non cerca di combattere la schiavitù. Non prova a fare niente altro che trovare l’amore della sua vita – che è un po’ come trovare un ago in un pagliaio”.
“La ragione per cui abbiamo forzato i tempi è perché era un posto pessimo”, continua Foxx. “Erano tempi pericolosi e a volte si aveva la sensazione di essere prigionieri senza catene, in senso metaforico”.

Anche Kerry Washington, che interpreta Broomhilda, è connessa al legame che esiste tra lei e Django. “La cosa che mi ha attirato di più nel progetto è stata l’idea che, in un periodo nel quale il mondo era dell’idea che la gente africana non fosse umana, poteva nascere una storia d’amore tra questi due esseri umani, che si amano così tanto in un tempo dove non era neanche concesso sposarsi in piena libertà. Nonostante ciò, riescono a trovare il modo di stare insieme grazie al potere del loro amore, riuscendo a onorare l’impegno matrimoniale in quel contesto storico. É semplicemente entusiasmante”.
La Washington ha riscontrato anche una connessione tra Django Unchained e lo stile degli altri film di Tarantino. “Non ha paura della violenza, dell’oscurità e del lato oscuro dell’anima”, dice la Washington. “Credo che serva qualcuno che non abbia paura di tutto questo per raccontare una storia ambientata in quei tempi. Dato che si tratta anche di una storia d’amore, serve qualcuno che creda nella bontà della razza umana, che creda nell’amore e nella bellezza di riuscire a ritagliarsi uno spazio in mezzo a tutta quella malvagità, oscurità e avidità. Penso che sia fantastico il modo in cui è riuscito a rappresentare tutto ciò”.
“Amore, liberazione, trasformazione: quella è la meta. Quello è il viaggio che Quentin ha scritto per Jamie e Kerry in questo film”, concorda la produttrice Stacey Sher.
Samuel L. Jackson, che ha già lavorato con Tarantino in Pulp Fiction e Jackie Brown, spiega che il suo interesse per Django Unchained ha avuto una duplice ragione: “Innanzitutto, racconta uno spaccato della nostra storia che generalmente viene edulcorato o trattato con superficialità, proprio ciò che non avviene in questo film”, dice Jackson, che aggiunge anche “è sempre bello trovare il personaggio in cui calarmi, nelle storie di Quentin”.
La produzione ha dato avvio alla lavorazione il 28 Novembre 2011, in un luogo conosciuto dai fans del genere western: il Melody Ranch di Santa Clarita, in California. Già di proprietà di Gene Autry, la città western ha fatto da sfondo a innumerevoli film classici e serie televisive, tra i quali Ombre Rosse, Mezzogiorno di fuoco e Gunsmoke.
Foxx e Waltz si sono esercitati per mesi con il coordinatore controfigure, Jeff Dashnaw, e l’addestratore, Rusty Hendrickson, prima di salire a cavallo per le riprese. “Mi piace assaporarla”, dice Waltz a proposito della sua relazione con i cavalli. “Mi hanno insegnato ad avere un approccio che è molto di più che il semplice andare a cavallo. Mi è piaciuto molto il fatto che se avessi fatto le mosse giuste, il cavallo avrebbe capito. E quando il cavallo non capisce quello che vuoi da lui, si tratta chiaramente di un problema di comunicazione da parte mia”.
C’è voluta una comunicazione chiara e alcune settimane di preparazione, affinché la produzione iniziasse a girare, al Big Sky Ranch di Simi Valley, la scena in cui Spencer Bennett raduna una banda per rapinare il carro di Schultz. Data la difficoltà richiesta per portare a termine l’elaborata sequenza, Dashnaw ha reclutato i più esperti cavalieri del settore, formando così un gruppo multi generazionale di stuntmen di talento. “Il loro tempismo era impeccabile”, ricorda Dashnaw. “Per quella scena abbiamo usato ragazzi di 19 anni fino a uomini di 55 anni. Tutti allo stesso livello di bravura. La cosa è stata molto gratificante, perché abbiamo riunito tre diverse generazioni di stuntmen, nipoti, figli e padri”.
“Penso ci fossero almeno 35 cavalli allo stesso tempo in quella scena”, dice Hendrickson. “Venti di quei cavalli sono stati usati, a fasi alterne e con qualche ritocco, anche per altre scene. Alcuni dei cavalli sono stati usati da tre diversi attori”.

Terminate le riprese al Melody Ranch e Big Sky, la produzione si è spostata di circa duecento miglia a nord, per la precisione a Lone Pine, sempre in California, appena fuori la Valle della Morte. Una pallottola per Ray, Giorno maledetto e Alba fatale sono solo alcuni delle centinaia di film cha hanno avuto come scenario le Alabama Hills di Lone Pine. Il primo incontro tra Django (Foxx) e Schultz (Waltz), è stato girato nel fitto bosco di Independence, a nord di Lone Pine.
James Russo e James Remar, interpreti di Cotton Club del 1983, si sono ritrovati per girare la ripresa iniziale del film. “É stato bellissimo. Ci siamo divertiti moltissimo. La temperatura era sotto zero a Lone Pine. Credo che fossimo a circa tremila metri di altitudine. Il vento ululava. Le scene in notturna erano molto lunghe ed io ho avuto l’onore di stare sdraiato sul suolo gelato dopo essere stato ucciso”, ricorda ironicamente Remar.
Lone Pine era un luogo molto freddo, perfetto per dare l’effetto glaciale che Tarantino voleva. “Questo era molto importante per Quentin, perché lui crede nella magia degli effetti creati senza l’ausilio della computer grafica. E crede anche nell’impatto che ciò ottiene sulla gente. Così, arrivati sul luogo dove abbiamo girato la sequenza iniziale, abbiamo trovato un assistente di produzione che si accertava che ci fosse l’ambiente ideale per far sì che si vedesse il fiato congelato uscire dalle nostre bocche”, ricorda Stacey Sher.
“In seguito ci siamo spostati nel Wyoming”, fa notare Remar. “Al confronto, il freddo di Lone Pine impallidiva”.
A causa della mancanza di neve a Mammoth, la produzione si è frettolosamente spostata a Jackson, in Wyoming, dove le Grand Tetons hanno fornito lo scenario per le scene invernali del film. Lo scenografo Michael Riva spiega come questa mancanza di neve si sia rivelata in seguito una benedizione: “Abbiamo dovuto smontare l’intero set, caricarlo su un camion e spedirlo in Wyoming. Ed è stato meraviglioso. Abbiamo trovato scenari magnifici come ad esempio corsi d’acqua, colline innevate e riserve d’alci. Si sono aperte nuove possibilità. Il film ha iniziato a prendere corpo aumentando le ambizioni”.
“Lo spostamento a Jackson Hole è stato provvidenziale. Girare nel Wyoming ha reso questo film più grande sotto diversi aspetti. Ha reso il viaggio di Django ancora più epico”, dichiara un’entusiasta Savone.
Leonardo DiCaprio, Samuel L. Jackson, Don Johnson, Walt Goggins, Dana Gourrier, Nichole Galicia e Laura Cayouette sono entrati in scena quando la produzione si è spostata in un luogo più caldo: New Orleans, Louisiana.
Waltz, ad esempio, si è goduto il suo periodo a New Orleans. Commenta: “Io provengo da una regione alpina. Le paludi, il clima subtropicale, i paesaggi e le piante, per non parlare degli animali che ci vivono come tartarughe, alligatori e serpenti. É veramente fantastico”.
La Evergreen Plantation, un sito storico a circa un’ora di strada fuori città, è stata il set della Bennett Manor di Don Johnson.
“Potete immaginare lo sgomento per l’epoca – Django vestito come un Piccolo Lord Fauntleroy ed il Dott. Schultz su un carro, con un enorme dente sul tetto con un’otturazione dorata, che oscilla avanti e indietro. La nostra è una sonnacchiosa piantagione del Tennessee”, dice Johnson a proposito dell’assurdità delle scene girate ad Evergreen.

Johnson è stato un gradito acquisto nel cast. Foxx, che ha interpretato Tubbs nel film di Michael Mann, Miami Vice, ha apprezzato molto di poter lavorare con l’uomo che ha dato vita al ruolo di Crocket. “È stato come vedere qualcosa di magico, come l’unicorno. Quello è Don Johnson”, riflette Foxx. “È stata un’ottima scelta. Ha reso cattivo il suo personaggio e, in un certo senso, nessuno di questi personaggi è gradevole sotto certi aspetti, anche perché non devono esserlo”.
“Don viene dal sud e questo è stato molto importante per Quentin”, dice Sher. “Si conoscono da anni. È stato bello perché la produzione lo ha avuto per lunghi tratti. Se ne andava e poi ritornava. Eravamo così emozionati ogni volta che tornava”.
A contrastare l’abito bianco indossato da Johnson, c’è tra i più audaci costumi scelti per il film: il “Blue Boy” indossato da Diango. “Jamie adorava il Blue Boy”, dice la costumista Sharen Davis. “Alla nostra prima prova, abbiamo cercato di lavorare sul suo primo cambiamento, il costume da eroe, ma lui era veramente entusiasta del blue boy. Era entrato nel personaggio e ha pensato, ‘Oddio, ho dei vestiti nuovi per la prima volta nella mia vita’. Sul serio, era molto difficile fargli togliere il costume. Lo adorava”.
Anche gli alloggi degli schiavi visti nel film, facevano parte dell’Evergreen. “Non si può attraversare quei campi senza versare una lacrima o provare tristezza”, dice Foxx a proposito dell’esperienza di girare nella piantagione. “Ci ho portato i miei figli, di tre anni e mezzo e diciotto anni, lasciandogli fare una passeggiata. Gli ho detto, ‘Questo è il posto da cui veniamo’. Era il posto ideale per entrare nel modo giusta nel racconto”.
Dopo la resa dei conti di Django coni i Fratelli Brittle, la produzione si è spostata in esterni a Candyland, affacciata sui campi di canna da zucchero della piantagione Evergreen. “Abbiamo optato per una area grande e pianeggiante, un po’ Wyeth, un po’ I giorni del cielo. Semplice, pulita e priva di cattivi presagi”, dice Riva. “Credo che siamo riusciti a renderla tale grazie al fatto che la scena si è svolta proprio al centro. Ed abbiamo lasciato che le cose brutte succedessero dentro”.
Per gli interni del Candyland, è stato usato uno dei set del Second Line Studio di New Orleans. “Ho pensato al personaggio di Leo come il diavolo, quindi ho voluto circondarlo il più possibile di rosso”, racconta Riva a proposito delle scenografie della piantagione. “Per quanto riguarda Django e Schultz, li ho visti come eroi del Western, i loro colori erano caldi, di nicotina ed ambra. Ho cercato di mantenere quei toni in ogni set. Nella fase finale del film tutto diventa più scuro, più rosso e più serio. Non è stato molto complicato, ma mi ha aiutato molto per separare i due mondi che finiscono per scontrarsi”.
Michael Riva è venuto a mancare durante la produzione di Django Unchained. “Mi sento onorata di aver avuto la possibilità di conoscere e lavorare con Michael Riva, giorno dopo giorno. Era magico, malizioso, creativo, brillante, una persona adorabile ed un vero artista”, dice la Sher.
Candyland è il nucleo di un’ostile, disfunzionale, potente operazione condotta da Calvin Candie. “Una delle cose interessanti del sud anteguerra, è il fatto che avere degli schiavi era come avere una grande azienda ai giorni nostri”, dice Tarantino. “esistevano grandi aziende all’epoca, ma erano perlopiù a conduzione famigliare”.
Leonardo DiCaprio interpreta un vero cattivo per la prima volta con il ruolo di Calvin Candie, il proprietario del Candyland da cui prende il nome. “Nel suo lavoro mette tanto impegno e serietà tanto che la gente fatica a riconoscerlo, poiché in realtà è una persona tranquilla, umile e che tiene tutto per sé. Una persona che, da giovane, ha imparato da Robert DeNiro in Voglia di ricominciare. Una persona che tiene molto ai registi con cui lavora, mettendo a disposizione la sua intelligenza, il suo impegno ed il desiderio di avvicinarti alla verità”, dice la Sher di DiCaprio.
“Mi ha fatto sapere che era interessato”, dice Tarantino di DiCaprio. “Ho provato a non essere troppo specifico con il personaggio della sceneggiatura ed ho tentato di non descriverlo troppo, così che potesse essere aperto all’interpretazione. Avevo pensato anche ad un attore più anziano. Poi Leo ha letto e apprezzato la sceneggiatura, ci siamo incontrati ed abbiamo iniziato a parlarne”.
L’impatto di DiCaprio sul personaggio, ha convinto Tarantino a modificarlo rispetto all’originale. “Ho iniziato a immaginare come sarebbe stato più semplice riconfigurare il ragazzo come una sorta di Caligola, un imperatore ragazzo”, dice Tarantino. “Suo bisnonno iniziò a coltivare il cotone e suo nonno, proseguendo quest’attività, lo rese redditizio, poi suo padre lo rese ancor più redditizio. Adesso lui è il quarto della dinastia Candie a interessarsi dell’azienda di famiglia, il che lo annoia. Non ha alcun interesse per il cotone: per questo motivo si dedica alla lotta tra mandingo. Ma lui è il piccolo principe petulante. È Luigi XIV a Versailles. Ho perciò voluto che lo interpretasse così, una sorta di Re Luigi XIV, ma del sud. Candyland è una comunità completamente circoscritta, lunga circa 65 miglia. Un feudo. Qui ha i poteri di un re; può giustiziare le persone o fare qualunque cosa voglia”.
“Uno degli aspetti più turpi del suo personaggio è il fatto che sebbene sia dotato di fascino, non crede di fare nulla di sbagliato”, dice Remar a proposito della logica di Candie. “Il tipo di persona che ha troppo denaro, troppo potere, troppo tempo libero e che può regolare la vita delle persone. È Caligola. È totalmente folle, ma riesce ad auto giustificarsi. La gente non lo ama, ma rispetta il suo lavoro. Voglio dire, lo guardo e ne sono affascinato. È molto preciso, presta molta attenzione ai dettagli”.
Walt Goggins, interprete di Billy Crash, commenta la complessità della gerarchia di Candyland: “È parte integrante del sistema della piantagione, perchè Billy Crash è uno capace. Billy Crash e Stephen sono consapevoli di dover contribuire a mandare avanti la baracca perché vengono pagati bene e la vita a Candyland è bella”.
Stephen, interpretato da Samuel L. Jackson, è la persona che forse ha la relazione più complicata con Candie. “Appena iniziato a leggere la sceneggiatura a Los Angeles, ho subito intuito in quale direzione sarei voluto andare con il mio personaggio, chi era e chi avrei voluto che fosse”, spiega Jackson a proposito di Stephen. “La relazione tra me e Leo è stata molto interessante e ha funzionato, così come quella tra Django e il Dott. Schultz. La loro relazione però, è quasi offuscata dalla nostra”.
“Sono qui da quando anche suo padre era vivo e, probabilmente, ho passato tanto tempo con lui da bambino, aiutandolo a crescere. Sono quasi il padre che non ha più”, dice Jackson. “In privato abbiamo una relazione diversa da quella pubblica. La caratterizzazione di Leo è straordinaria e quando siamo soli, torna a essere il bambino che ho cresciuto, gli spiego le cose, ci parlo ed ho un atteggiamento severo con lui, affinché ritrovi la giusta via e capisca cosa sta succedendo”.
Jackson ha lavorato con i truccatori Allan Apone e Jake Garber per ottenere il look invecchiato di Stephen. “Per fortuna Quentin era presente ed ha atteso finché non abbiamo trovato il trucco giusto”, dice Jackson. “Abbiamo provato il trucco sette o otto volte, prima di arrivare a quello che vedrete nel film”.
Nonostante Waltz e Cayouette abbiano già collaborato con Tarantino, la loro amicizia impallidisce di fronte a quella fra Tarantino e Jackson. “La relazione tra Quentin e Sam provoca gelosia, tipo, ‘Accidenti. Quei due si conoscono proprio’”, scherza Foxx. “Ed io non vedo l’ora di avere quel tipo di relazione con Quentin, prima o poi. Loro si conoscono, si aiutano e si capiscono. Hanno tirato fuori delle idee che credo non fossero nella sceneggiatura, ma che si sono rivelate geniali. Samuel Jackson è un vero fenomeno”.

Django Unchained ha consentito a Jackson di tornare a lavorare con Kerry Washington, che ha interpretato con lui Mother and Child e La terrazza sul lago. “Sono sempre contento di lavorare creativamente con Kerry. Ha questa natura morbida, gentile e bellissima, piena di fragilità che copre la sua forza interiore. Adoro interagire con lei. Ogni volta che stiamo insieme, succede qualcosa di speciale”, dice Jackson.
“Era la persona a cui tutti noi tenevamo di più”, aggiunge Foxx. “Parlando con Quentin o Leo o chiunque altro, volevamo essere certi che stesse bene perché aveva una parte molto impegnativa. E guardarla attraversare l’inferno ogni giorno sul set, è stato molto difficile”.
La seconda lingua di Broomhilda, è stata una gradita distrazione per la Washington. “Imparare il Tedesco è stato veramente utile per me”, ricorda la Washington. “Quando mi è stata offerta la parte la paura mi ha paralizzata perché ho avuto l’impressione di quanto sarebbe stato difficile il mio ruolo, dal punto di vista emotivo. Non sapevo come entrare nella parte. Ero preoccupata perché avevo la sensazione di come fosse crudele il suo mondo. Le lezioni di tedesco e il mio immergermi nello studio, mi hanno aiutato a entrare nella testa di Broomhilda in una maniera che non fosse emotivamente opprimente. Sviluppare quel suo aspetto, mi ha aiutato ad avvicinarmi al personaggio senza sentirmi soffocare dalla tristezza”.
Laura Cayouette interpreta Lara Lee, la sorella di Candie. “Credo che il suo ruolo a Candyland, ma anche nel film, sia quello di portare un po’ di leggerezza in questo mondo brutale”, dice la Cayouette. “In un certo senso, credo che lei rappresenti il vecchio Sud. Credo che rappresenti il motivo per cui gli uomini vanno in Guerra, oltre che il ridicolo e la bellezza di vestirsi in quella maniera e, beh, anche avere i capelli acconciati in quella maniera”.
“La prima volta che appare in scena, ha un che di Blanche Dubois. Poi si cambia e diventa la Regina Elisabetta, con la tiara e i colori reali. Probabilmente nella sua vita non fa altro che cambiarsi d’abito. Non è più sposata, è a capo della famiglia che essendo molto ricca, le consente di essere sempre alla moda”, dice la costumista Sharen Davis.
Dennis Christopher, che interpreta Moguy, è convinto che la produzione gli abbia offerto un’inaspettata occasione per studiare la realtà dello schiavismo. “Lo schiavismo non è stato solo un episodio isolato nella storia, ma un evento che ha contribuito a costruire questo paese. La crudeltà che la contraddistingue è qualcosa alla quale dobbiamo prestare attenzione. Ho effettuato molte ricerche prima di raggiungere la produzione e una delle cose che mi porterò con me, è il fatto di come il tema venga scarsamente affrontato nelle scuole. Non si potrà mai veramente conoscere il grado di malvagità di un uomo finché non se ne parla, inizi una conversazione o illustri la situazione”.
James Remar interpreta Butch Pooch, guardia del corpo di Candie. “Non sono un sudista, sono una guardia del corpo professionista, non sono molto coinvolto con la simbiosi di Candyland. Ho un lavoro ed è quello di proteggere Calvin Candie”, dice Remar.
La produzione si è infine spostata nell’area di Los Angeles, per le riprese finali terminate il 24 Luglio 2012. “È stata una tale avventura”, dice la Washington. “Una settimana siamo in Wyoming, quella dopo in Louisiana e poi a Los Angeles. Ci spostiamo ovunque proprio come fa il personaggio, attraversando il paese in cerca della moglie. Credo che l’avventura di fare il film, così come quella di Django, siano degli epici viaggi nel nome dell’amore, il che è veramente straordinario”.