Golden Globes 2013: con il trionfo di Argo cambiano i pronostici in casa Oscar?
Argo spiazza tutti e rimette in gioco gli Oscar. Ecco i Golden Globes 2013
Persino i bookmakers, che solitamente difficilmente sbagliano un colpo, hanno perso la loro scommessa. Perché secondo le quote della vigilia, Argo di Ben Affleck era dato a 5, mentre la regia si faceva pagare 3,25. Favoritissimo, il grande sconfitto della serata, ovvero Lincoln di Steven Spielberg. I Golden Globes delle sorprese (qui i vincitori) hanno così ridato fiato alla corsa per gli Oscar. Per la prima volta, quest’anno, l’Academy ha voluto ‘anticipare’ i premi ‘cugini’, annunciando le candidature pochi giorni prima dei Globes. Una novità spiazzante, perché in qualche modo si pensava che alcuni candidati non avessero speranza di farcela, essendo stati ‘eliminati’ dalla corsa agli Oscar. Ben Affleck, clamorosamente snobbato dall’Academy per la Regia, ha invece trionfato questa notte, sottolineando ancora una volta il diverso trattamento della stampa estera dai membri dell’Academy.
Le maggiori sorprese, come detto, riguardano soprattutto la ‘batosta’ mandata giù da Lincoln, premiato solo grazie all’inaffondabile Daniel Day-Lewis. Per il resto il film di Spielberg si è dovuto leccare enormi ferite, grazie alle sconfitte di Tommy Lee Jones e Sally Field. Qui, tra gli attori non protagonisti, tornano in auge Christoph Waltz, straordinario in Django Unchained ed ora tra i papabili Premi Oscar, ed Anne Hathaway, di nuovo il pole position per Les Miserables, che dal canto suo ha rispettato le previsioni, trionfando in 3 categorie. Peccato che con la ‘divisione’ Dramma/Commedia/Musical, tutto sia più facile. 18 anni dopo Pulp Fiction, nel 1995 premiato sia con l’Oscar che con il Globe per la Migliore Sceneggiatura, Quentin Tarantino è tornato a ricevere un premio di peso, a dimostrazione di come il suo Django abbia letteralmente incantato non solo il pubblico, ma anche la critica. Per Quentin, a 40 giorni dalla notte delle notti, tutto torna prepotentemente in gioco, tanto da poter ipotizzare un bis in salsa Academy.
Sorprendente, va detto, il premio assegnato a Brave, riuscito a sconfiggere un gioiello in stop motion come Frankenweenie, mentre Amour si è portato a casa il Globe più scontato della serata. Inattesa, ma meritata, l’incoronazione ‘musicale’ di Mychael Danna, premiato per la colonna sonora di Vita di Pi, con l’onnipresente Alexandre Desplat sconfitto (quest’anno per lui 6 film), al pari del nostro Dario Marianelli. Vittoria importante, per rimanere in tema ‘musicale’, per Skyfall di Adele, riuscita a battere in volata “Suddenly” di Les Miserables, mentre Jessica Chastain, Hugh Jackman e Jennifer Lawrence hanno brindato al loro primo Golden Globe. A dimostrazione di come ci sia una ‘nuova’ generazione di attori in rampa di lancio.
Indimenticabile, nell’arco della serata, il coming out a sorpresa di Jodie Foster, premiata con il Cecil B. DeMille Award ed emozionata nel ringraziare l’ex compagna Cydney Bernard, l’84enne madre Evelyn ‘Brandy’ Almond, che soffre di demenza, e i figli adottati in questi ultimi anni, per un’edizione dei Golden Globes meno ‘scandalosa’ di altre volte e decisamente inattesa. Perché in vista degli Oscar tutto sembra essersi rimesso in gioco. Il favorito della vigilia, Lincoln, è uscito con le ossa rotte dalla lunga nottata, anche se probabilmente ancora in testa tra i pronostici made in Academy. Perché più conservatori, repubblicani, e fermi su posizioni ‘classiche’ rispetto ai novanta giornalisti della stampa estera iscritti all’HFPA (Hollywood Foreign Press Association). Argo di Ben Affleck, ed è qui la sorpresa, ha però recuperato punti e posizioni. In pochi giorni ha trionfato prima ai Critics Choice Awards, ed ora ai Golden, tanto da poter strappare l’Oscar più ‘pesante’ al già in passato trionfatore Spielberg, magari ‘accontentato’ con l’incoronazione registica. Dove Affleck, d’altronde, non c’è.
Tra gli attori, invece, tutto sembra più stabile e sicuro, con Daniel Day-Lewis apparentemente imbattibile e la ‘Chastain’ costretta a guardarsi le spalle dalla novità Lawrence. E se Tarantino potrebbe far sua una seconda statuetta più che meritata con il suo straordinario Django, da tenere d’occhio è Christoph Waltz. Chiusura obbligata per Tim Burton, snobbato in favore della Pixar ma in realtà meritevole di premio. Perché Frankenweenie, checché se ne dica, è il suo miglior film dai tempi di Big Fish.
Fonte foto: Getty Image