Home Curiosità Il Cinema dopo Mariangela Melato: le sue voci, i suoi corpi e soprattutto i volti, il talento nascosto

Il Cinema dopo Mariangela Melato: le sue voci, i suoi corpi e soprattutto i volti, il talento nascosto

Italo Moscati ricorda Mariangela Melato.

pubblicato 13 Gennaio 2013 aggiornato 31 Luglio 2020 18:38

I ricordi dedicati a Mariangela Melato, tutti commossi a cominciare da uomo bravo e spiritoso (Renzo Arbore che ha versato lacrime d’amore), se ne stanno andando. Quando dura, mi e vi domando, il ricordo di una persona che ha calcato tutti i palcoscenici- cinema, teatro, tv – e si era con pudore chiusa nel silenzio di cui lei stessa aveva circondato la sgarbata malattia. Sgarbata, offensiva. Signora Morte come ti sei permessa?

Quando ho sentito violentemente esplodere la insensata domanda dentro di me come la lava del dispiacere, non ho avuto scampo, era troppo forte, troppo ingiusta. Ho sentito cominciar a girare gli occhi intorno. I miei occhi vuoti hanno scoperto un grande deserto. Può sembrare eccessivo. Ma ho avvertito, e lo smaltisco con pazienza, il lancinante esito dello sguardo nel momento dell’addio, un addio che riporta alla mancanza di Mariangela che non potrà mai essere colmato dalle celebrazioni, dalle immagini dei film e dei programmi d’archivio, o dalle biografie.

Forse lo smarrimento, che è ingiusto, e prima o poi scomparirà, obbliga a riflettere sulla condizione dell’attore qui da noi, in Italia, patria di grandi mattatori e mattatrici della scena e del set. Anticipo la necessaria obiezione: se la Signora Morte non ha avuto sensibilità, non è il caso di disperare. Forse. Ci sono fior di attrici e di attori. Ne sono sicuro. Li ho visti, conosco i nomi. Ma ho deciso di non proporre elenchi di sicuro incompleti e ingiusti.

E’ sbagliato mettersi a contare i vivi superstiti, se tra i vivi ci sono tanti morti per incapacità o perché non bucano la scena, se non i loro calzini. E’ sbagliato generalizzare perché le risorse fioriscono: sono tanti, tantissimi coloro che, ragazzi e ragazze, vogliono tentare la rampa dello spettacolo.

Ci sono, riusciranno a farcela? Ecco un punto che vorrei sottolineare. Sere fa sono stato invitato a partecipare a una trasmissione tv per raccontare con altri la storia di un’attrice italiana molto molto bella, dal corpo (non dirò “mozzafiato” perché la parola è intollerabile) pieno e scultoreo, dal successo accertato anche sul piano internazionale.

Gli altri, intorno a me, parlavano di lei come di una gran diva, citavano Marilyn e altre dame trionfanti del passato prossimo e peggio ancora remoto. Mi sono incazzato, faccio così per dire, incacchiato, e ho girato a costoro della lode senza ritegno il seguente quesito: “Sapete fare il titolo di un suo film che ricordate per la qualità per la ‘indimenticabilità’ di quella che voi definite grande diva”. Silenzio assoluto, profondo.

E allora mi sono permesso di osservare che la brava e bella ex ragazza poteva essere definita al massimo una star tipica della stranezza spettacolare e circuitante della contemporaneità, una star da rivista glamour, da rivista gossip, da medaglione alias particina o apparizione in set italiani o International; ma niente di più.

Star è la parola soap per eccellenza nella situazione di casa nostra, una casa smemorata e presuntuosa, che è capace di citare Greta Garbo in sovrimpressione sulla figura di una simpatica ma non troppo dotata attrice di un momento che dura.

Ecco quindi il punto. I giovani ci sono, sono avvenenti e bravi, dalle serie intenzioni; qualche regista dà loro una mano, ma il mondo cieco e sordo dello spettacolo li prende e li divora, li mostra e li nasconde, offrendo sempre la stessa minestra. Ha occhi solo per il nudo (da rivista patinata) salvo poi coprire corpi meravigliosi con la mediocrità delle proposte, con l’assenza di quella scuola vera che nello spettacolo si fa solo nell’azione con persone colte e dotate sottile sensibilità.

La prova? Hanno imparato a recitare miss come Silvano Mangano, Sophia Loren, Gina Lollobrigida e tante altre nelle “mani” di De Sica, Lattuada, Risi, Pasolini, Visconti; e come loro altre fortunate ragazze che incontravano qui in Italia i maestri giusti.

Ecco il punto. I fotografi, specie i paparazzi, non mancano. Mancano le persone giuste nel vedere, sentire,capire , scegliere e plasmare. Mariangela le ha avute, spero che si possano ancora trovare.