Daniele Vicari a Blogo: “Dirigo una scuola gratuita per cambiare il cinema” (VIDEO)
L’intervista di Blogo al regista che ricopre il ruolo di direttore artistico della Scuola di Arte Cinematografica Gian Maria Volonté: “Permette a ragazzi di tutte le provenienze sociali di entrare nel mondo del cinema”
Una scuola di cinema gratuita rivolta ai giovani di età compresa tra i 18 e i 28 anni. Questa è la Scuola di Arte Cinematografica Gian Maria Volonté, Centro di alta formazione della Regione Lazio dedicato alle professioni del cinema (il bando per le iscrizioni al triennio formativo 2019/22 scade il 31 luglio, lo trovate qui – si possono frequentare Regia, Sceneggiatura, Organizzazione della produzione, Recitazione, Direzione della fotografia, Scenografia, Costume cinematografico, Ripresa del suono, Montaggio del suono, Montaggio della scena, Vfx design).
Blogo ha incontrato Daniele Vicari, il regista che dell’istituto è il direttore artistico. Insieme a lui del comitato scientifico c’è anche il presidente Valerio Mastandrea.
La scuola è nata dieci anni fa dopo un lungo periodo di studio e analisti del mercato della formazione a Roma e nel Lazio, dove risiede la gran parte della produzione audiovisiva nazionale. Tra i fondatori c’era anche Ettore Scola, che teneva moltissimo in particolare sull’assoluta gratuità dei corsi. Le scuole di cinema obiettivamente costano molto, noi abbiamo trovato una formula di finanziamento con fondi europei.
La sede di via Greve dispone di uno spazio di circa 2.100 mq coperti, più le pertinenze esterne. Al suo interno, 4 aule multimediali attrezzate con postazioni informatiche e sistemi di proiezione HD su schermo, con relativo impianto audio; 8 aule specialistiche attrezzate con postazioni informatiche e schermi per la visione, 6 sale dedicate al montaggio della scena, del suono e agli effetti digitali; un teatro di posa di circa 250 mq; una sartoria; un’attrezzeria, un’aula dedicata al missaggio del suono; una mediateca con un piccolo patrimonio librario e filmico, utile alle attività didattiche (per il triennio 2019-22 si prevede di poter utilizzare anche una sede distaccata presso il WeGil in Largo Ascianghi, a Trastevere).
Una scuola dove “non facciamo distinzione tra teoria e pratica“, dove agli allievi viene permesso di acquisire una “velocità di adattamento al set“, ma soprattutto una scuola che ambisce a “cambiare il cinema e a portare altri punti di vista nel cinema“.
Ho notato, occupandomi delle selezioni, che gli allievi che fanno studi universitari molto specialistici hanno più difficoltà rispetto agli allievi che vengono dalle scuole superiori. Questo perché hanno già una visione particolare del cinema, una visione parziale. Consiglio sempre ai ragazzi di non fossilizzarsi, di non fare domande solo per un reparto, ma di considerare anche gli altri, perché, per esempio, il lavoro di scenografo è altrettanto bello, appassionante e creativamente stimolante come quello di regia.
Tra gli ex studenti anche Simone Liberati, visto in Suburra di Stefano Sollima, Il permesso – 48 ore fuori di Claudio Amendola e film Cuori puri di Roberto De Paolis, grazie al quale ha vinto il premio come miglior attore rivelazione dell’anno sia ai Nastri d’argento 2017 sia al Bif&st 2018.
In questa scuola ho speso gli anni più belli e intensi della mia vita. Mi è servita farla, anche se dopo la fine della scuola ho trovato un’agenzia e ho fatto quello che fanno tutti; l’immissione nel mondo del lavoro per un attore consta di tanti tentativi, che il più delle volte vanno male. Fino a quando non imbocchi una strada.
Vicari, che in questo periodo sta lavorando con Fandango ad una serie per la tv e ad un film per il cinema, è il supervisore di L’Ultimo Piano, il film che gli studenti stessi stanno realizzando e che vede tra i protagonisti proprio Liberati:
È ideato, scritto e realizzato interamente da loro. È un lavoro collettivo – quindi un’esperienza unica – ed è fortemente professionalizzante.
Seguire la scuola, continuando intanto a pieno ritmo con la fortunata carriera da regista, è faticoso?
Sono abituato alla fatica, che è sopportabile, se ha un senso. Questa scuola per me ha un senso, soprattutto perché permette a ragazzi di tutte le provenienze sociali di entrare nel mondo del cinema. La fatica c’è, ma non la sento.
In apertura di post il video integrale dell’intervista.