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Ci vediamo a Casa: Recensione in Anteprima

Ambra, Nicolas Vaporidis e Primo Reggiani, protagonisti di Ci vediamo a Casa. Ecco la recensione

pubblicato 22 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:54

Sono passati quasi due anni dal via alle riprese di Ci vediamo a Casa, ritorno al cinema del 74enne Maurizio Ponzi, negli ultimi decenni regista più televisivo che cinematografico. Impronta, quest’ultima, che si è purtroppo persa con la commedia qui presa in esame, falcidiata da problemi distributivi, tanto dall’uscire al cinema solo ora, ovvero nove mesi dopo la presentazione al Festival di Sanremo della canzone portante del film, cantata da Dolcenera.

I motivi del ritardo, ovviamente, sono a noi sconosciuti, ma certo è che visto il cast di grido e la storia trattata, apparentemente interessante, tutto potrebbe e dovrebbe cadere sul risultato finale. Che è di difficile lettura. Perché Ci vediamo a Casa sembra un film incompiuto, ancora in fase di post-produzione, per quanto al limite dell’amatoriale dal punto di vista tecnico, tra terrificante audio in presa diretta e fotografia dal taglio televisivo.

10 anni dopo il boom de Il bello delle donne, Ponzi non è riescito a scrollarsi di dosso i tempi infiniti della fiction all’italiana, dando vita ad un film che non avrebbe probabilmente meritato nessun tipo di distribuzione cinematografica, per quanto oggettivamente cestinabile.


Tre storie apparentemente separate, anche se in realtà ‘unite’ da un unico tema. Quello dell’amore, e soprattutto della casa. Perché in un periodo di crisi come questa, sono ancora quelle famose quattro mura a fare la differenza, a far sorgere famiglie, a delineare un futuro. Partendo da questi presupposti, decisamente attuali, Ponzi pennella tre storie. Siamo a Roma, nel Centro Italia di un Paese che fatica ad arrivare a fine mese.

Vilma e Franco vivono in periferia. Vorrebbero una casa tutta loro, ma visti i tempi il desiderio resta tale. Ovvero incompiuto. Franco è appena uscito dal carcere, mentre Vilma si porta a casa uno stipendio minimo. Per riuscire ad entrare nelle graduatorie del Comune dovrebbero sposarsi, ma non cedono al ‘ricatto’ burocratico. Per questo accettano l’ospitalità di Giulio, amico pensionato con problemi al cuore, e una casa che potrebbe quindi finire tra le loro mani, una volta deceduto. Altro quartiere, ed altra storia con Gaia e Stefano. Dalla precarietà dei primi due si passa alla loro opulenza economica. Conosciutisi al circolo del tennis, Gaia e Stefano non hanno problemi in banca: lei sta arredando il suo nuovo loft, mentre lui vive la sua vita da scapolo impenitente e viziato. Peccato che la Giustizia bussi alle porte della famiglia di lei, costringendola a doversi trasferire proprio da Stefano. Spostandoci verso il litorale laziale, troviamo infine Enzo e Andrea. Il primo vive a casa con la madre e per hobby canta in un coro, mentre secondo fa il poliziotto e dorme in caserma. Tra i due sboccia l’amore, anche se la divisa di Andrea crea non pochi problemi alla mamma di Enzo.

Un punto di vista sul sociale quotidiano, sulle coppie di fatto, sul concetto di famiglia moderna, sulla burocrazia all’italiana, sugli inciuci economici tra potenti. Temi importanti, voluti trattare con forza da Ponzi, ma malamente rappresentati. Perché Ci vediamo a Casa è un film-non-film. Totalmente privo di ritmo, piatto, condito da dialoghi surreali, recitato da attori totalmente fuori parte e sinceramente mal diretti, il titolo di Ponzi affonda poi sul piano prettamente tecnico. Perché la fotografia è inesistente, il montaggio è scolastico, mentre il sonoro è oggettivamente impresentabile.

L’interazione tra protagonisti è figlia di una regia televisiva che quasi non esiste più, così come il procedere della storia, scontato, lento e a tratti grottesco, per quanto poco credibile, lascia interdetti. Già la prima scena, con i titoli di testa che non esistono, ma che presentano l’opera come un qualsiasi film-tv anni 90, fa presagire il peggio, che con il passare dei minuti diventa purtroppo realtà. Fanno quasi tenerezza Nicolas Vaporidis e Primo Reggiani, gay finalmente non macchiettistici quasi ‘imbarazzati’ nelle 2 scene 2 in cui son praticamente ‘costretti’ a baciarsi e a scambiarsi uno straccio di effusione, così come sconvolge il personaggio di Myriam Catania, laureata in ermeneutica che diventa improvvisamente costruttrice dopo aver delirato con la Guardia di Finanza, nel dover difendere a tutti i costi il ricco padre indagato per magheggi di tipo politico. Se i primi due non vanno oltre languidi sguardi d’amore (imbarazzante Vaporidis, un minimo più credibile Reggiani), la Catania si fa semplicemente odiare, a causa di una ‘maschera’ che oscilla perennemente tra l’isterico inutile e la stupidità ricercata.

Vero e proprio spin-off dei Cesaroni, ecco poi arrivare il trio Ambra Angiolini-Edoardo Leo-Antonello Fassari. Qui, tra inspiegabili e ridicole svolte alla ‘Distretto di Polizia’ e rimandi passati che a cazzotti entrano nel quotidiano, domina il romano forzato, eccessivo, e quasi fastidioso. Meteora impazzita, con annesso minimo straccio di risate, arriva infine Giuliana De Sio, ex protagonista del Bello delle Donne voluta da Ponzi, nel vestire i panni di una madre ‘moderna’, hyppie e gay-friendly, ma tutt’altro che perfetta. Anzi.

L’assenza dal grande schermo, durata 8 lunghi anni, ha innegabilmente inciso sulla mano del regista, apparsa quasi amatoriale e alle prime armi, per non dire indigeribile, nei 108 minuti che contraddistinguono il film. Ad incidere sul risultato finale una sceneggiatura che non è riuscita a far evolvere un interessante soggetto, delineando personaggi dalle sfaccettature minime e dai dialoghi impresentabili. Tra una pioggia di ‘ti amo’ nati nel nulla e una serie di pseudo colpi di scena completamente senza senso. Dire basta a 73 anni, dopo aver fatto persino da assistente a Pier Paolo Pasolini, nel lontano 1966, dovrebbe essere un obbligo, nei confronti della propria carriera e della propria storia cinematografica. Perché film-non-film come questo, purtroppo, finiscono per segnarla, in negativo, da qui all’eternità.

Voto di Federico: 2

Ci vediamo a Casa (Ita, commedia, 2012) di Maurizio Ponzi; con Ambra Angiolini, Edoardo Leo, Antonello Fassari, Myriam Catania, Giulio Forges Davanzati, Nicolas Vaporidis, Primo Reggiani, Giuliana De Sio, Federico Rosati, Alessandro Nardocci, Francesca De Martini, Claudio Spadaro – uscita giovedì 29 novembre 2012qui il trailer