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Torino 2012: L’ultimo pastore – Il trailer del film di Marco Bonfanti

Renato Zucchelli e? l’ultimo pastore nomade milanese, l’unico che osi ancora avventurarsi col suo gregge nella tentacolare metropoli.

di carla
pubblicato 20 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 19:58

Sarà presentato al Torino Film Festival 2012 il film L’ultimo pastore di Marco Bonfanti nella Sezione Festa Mobile. Vediamo la trama:

“Renato Zucchelli e? l’ultimo pastore nomade milanese, l’unico che osi ancora avventurarsi col suo gregge nella tentacolare metropoli. Esercita un mestiere antico che ha sognato sin da piccolo, portando le sue pecore tra quartieri residenziali, automobili e strade cittadine che hanno ormai preso il posto di prati e pascoli. Interviste, scorci di vita privata, immagini inconsuete di un poetico e dimenticato rapporto con la natura e le stagioni, fanno da cornice al romantico viaggio di Renato. La sospirata meta e? portare il gregge nell’inaccessibile centro di Milano, per giungere a quei bambini che non hanno mai potuto incontrare il pastore e contemporaneamente dimostrare loro che, con la fantasia ostinata e la liberta?, i sogni anche piu? folli possono diventare realta?”.


L’ultimo pastore: foto
L’ultimo pastore: foto

Nel cast: Renato Zucchelli, Piero Lombardi, Lucia Zucchelli, Patrizia Frisoli, Hedy Krissane, Barbara Sorrentini (voce). Soggetto e sceneggiatura di Marco Bonfanti.

Dichiarazione di Marco Bonfanti:

“Renato Zucchelli ha attirato subito la mia attenzione per il suo modo di vivere fiabesco e l’esemplarita? umana della sua esistenza. Quando ho scoperto che si muoveva ancora con il suo gregge per la citta?, ho pensato subito che egli potesse rappresentare un mondo in via d’estinzione, che potesse diventare un simbolo dell’Occidente e della sua corsa inarrestabile verso il progresso ed insieme un monito. Renato sembra l’orco buono delle favole: ha gli occhi dolci, il sorriso gentile, e? un uomo di forti sentimenti. La sua purezza e innocenza hanno ispirato la storia di questo viaggio bizzarro, facendomi tornare bambino come lui. Ho scritto la sceneggiatura con dei dialoghi piuttosto precisi, cercando di riflettere sul concetto di liberta? nel nostro secolo: il risultato e? il racconto poetico e stralunato di un pastore metropolitano che, tra finzione e documentario, si fa largo come un Don Chisciotte del terzo millennio fra palazzi, grattacieli e un progresso per lui a tratti incomprensibile. Una fiaba contemporanea che propone una riflessione sui limiti della nostra societa?, smarrita perche? ha scambiato il progresso con la felicita?. Renato dice a tutti noi che il mondo puo? essere migliore se crediamo nei sogni, se crediamo che esista davvero un ultimo pastore”.

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