Home Festa del Cinema di Roma Paolo Ferrari, un presidente a Roma con Muller l’uomo che ama i colpi di scena

Paolo Ferrari, un presidente a Roma con Muller l’uomo che ama i colpi di scena

Italo Moscati parla del Festival di Roma, di Marco Muller e di Paolo Ferrari

pubblicato 19 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:03

Il Festival di Roma 2012 se ne va, meno male, lasciando tracce di polemiche e stupori. Meglio di niente. Tuttavia… Certo, una premiazione banale e senza echi non avrebbe giovato a niente e a nessuno, tanto meno a Muller, il direttore che sa come va la situazione italiana non solo nel cinema.

La ricerca della fortuna, della buona sorte, consiste nel far rumore per superare i momenti critici nevralgici venuti alla luce. Dalla scarsa partecipazione del pubblico alla esibizione legittima ma forzata di nudo di una bella signora non proprio a suo agio nella recitazione, e quindi affidarsi allo stellone del futuro, assicurandosi la protezione dei finanziatori, regione Lazio e comune di Roma. Pare assicurata.

Muller voleva far rumore, affidarsi a uno scandaletto, alzare la voce resa fioca, e ha trovato una giuria alleata senza rossori.

Marco-Müller-

I premi attribuiti, su cui Cineblog ha fornito notizie e commenti, sono il segnale di un teatro che pilota le reazioni, e anche questa volta i colpi di scena , i premi, sono la bandiera di Muller, martire di un cinema libero e anticonformista, balordaggini in questo caso, solo equivoci. Beato lui, ma ci pensi, visto che ha alimentato molti dubbi.

Archiviato Muller e il settimo Festival, vorrei segnalare una persona di cui si parla sempre troppo poco. Si tratta di Paolo Ferrari, presidente del Festival dopo Gian Luigi Rondi. Ferrari da anni vive nel e di cinema, lavora in una grande azienda la Warner che in Italia ha avuto e ha un grande mercato, e che sta sempre molto attenta a collaborare con il nostro cinema, associandosi alla produzione e alla distribuzione.

Si tratta di un esperto molto poco presenzialista, non compromesso con la politica dei partiti, riservato e comunque molto attento ai cambiamenti, alle cose nuove, pochine,che siamo in grado di offrire. Ferrari lavora dietro le quinte e quando appare dice cose sensate, non fa proclami, non arrotonda parole e petto per farsi notare, non appartiene al novero degli operatori culturali legati a padri o padrini partitici, e punta a una posizione autonoma, ovviamente senza evitare di capire le pigrizie e le tare del nostro cinema, cercando di provvedere,seguendo i suoi interessi personali dato che ama sinceramente il cinema, e quelli di una gestione industriale e commerciante della settima arte che non se la passa troppo bene, ma va avanti, cercando menti lucide che non sempre si trovano in un festival italiano.

Penso che Ferrari possa avere un ruolo importante, se non decisivo, nel futuro della manifestazione romana, portando buon senso e oculatezza, contenendo senza influenzarle le non sempre comprensibile della formula e i ruoli della direzione troppo sbilanciata dal narcisismo, e dal bisogno di far sensazione per trarne vantaggi di facciata.

Un Festival di cinema a Roma ha un suo valore e merita un suo futuro. Il futuro non sta nelle mani degli dei, non ci sono neanche i divi, ma di chi sa trovare le strade giuste in una Roma inquieta, che chiede soprattutto cambiamenti e idee, non stupidaggini, colori folcloristici, megalomanie, azioni per andare bene a tutti e scavalcare i nemici con fuochi artificiali dalle polvere bagnate, persino velenose.

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