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Twilight: la saga dietro il crepuscolo

Cineblog fa il punto sulla saga di Twilight, giunta alla fine. Finalmente?

pubblicato 17 Novembre 2012 aggiornato 31 Luglio 2020 20:16


Tanto per fare chiarezza: io non odio la saga di Twilight ma è questa che si presta facilmente ad essere sbeffeggiata. Perché, andando oltre la supponenza dei critici che vorrebbero misurare le gesta di Bella & Co. con gli stessi strumenti con cui sezionano Bertolucci o Van Sant, questi film, presi con le giuste pinze, non fanno altro che esibire con onestà il loro status di prodotti di intrattenimento, studiati soprattutto per ammaliare l’altra (e giovane) metà del cielo, confondendola in un vortice indistinto di tempeste ormonali, ansia gadgettistica e desiderio di riscatto.

Perché un tempo delle mele al cinema, nonostante tutto, non si può negare a nessuna generazione. Il problema, magari, è che tutti, dagli autori agli attori, si prendono decisamente troppo sul serio dimenticandosi che l’epicità con cui vorrebbero sottolineare personaggi o elementi cruciali del racconto, stride un po’ con l’esile concezione di tutta l’impalcatura (letteraria e cinematografica).

Twilight: la saga dietro il crepuscolo
Twilight: la saga dietro il crepuscolo

Dopotutto, di saghe più brevi ma emotivamente più coinvolgenti, gli spettatori ancora serbano un ricordo fresco. Sarà questa seriosità a fare diventare Bella, Edward e Jacob, col loro seguito di vampiri luccicosi e licantropi palestrati, un obiettivo facile facile per i detrattori più incalliti. Da qui la beffa.

Ciò premesso il fenomeno Twilight Saga, giunto (forse) con Breaking Dawn parte 2 (nostra recensione) alla sua conclusione, si presta sicuramente ad essere analizzato sotto il profilo sociologico (non fosse altro per le implicazioni teocon della mormona Meyer autrice dei libri), ma anche dimenticato in egual misura.

Lasciando la prima questione a chi più competente e la seconda a quel giudice chiamato tempo si può qui, al massimo, osare qualche apprezzamento sotto il profilo puramente cinematografico. Perché chi scrive li ha visti tutti e vedrà, naturalmente, anche questo capitolo conclusivo. E allora, parafrasando un titolo più celebre, andiamo a vedere quel che resta del crepuscolo…

Un episodio fondativo (“Twilight”) condotto dalla Harwicke col giusto equilibrio fra azione, videoclip e poco sangue: lievemente dimenticabile. Un “New Moon” cinematograficamente strozzato nei tempi dal proprio onanismo, quasi fosse un big brother con le telecamere piazzate su una nevrosi adolescenziale; rischioso sicuramente ma poco sostenibile ai più. Terza parte con “Eclypse” che recupera quanto di buono c’era in Twilight: la saga riprende quota con qualche sprazzo di “30 giorni di buio”, più ironia e una stucchevolezza meno ingombrante.

“Breaking dawn- parte 1”, per chi riesce a superare il sentimentalismo un po’ scamuffo della prima parte, regala una discesa niente male verso la devastazione fisica della protagonista; e, se i produttori avessero avuto più coraggio, la chiusura sugli occhi infuocati di Bella, rossi e spalancati verso un futuro tanto bramato quanto incognito, sarebbero stati una conclusione riabilitante.

Ma c’è Breaking Dawn parte 2 a guastare questa possibilità e tutte le speranze delle adolescenti goffe che si erano ritrovate (almeno nel romanzo) nell’insicurezza di Bella, vengono liquidate con la frase iniziale che segna il suo ingresso nel mondo dei non-morti: “dopo 18 anni di mediocrità finalmente ho trovato il posto in cui brillare…”.

Come dire, se non sei vampira, giovane star o una scrittrice miliardaria resti una mediocre esemplare di umanità (con buona pace di sociologhi e pedagogisti). Ovviamente le fan non prenderanno (si spera) troppo sul serio quanto asserito da Bella, anche perché le finali rese dei conti fra Volturi incarogniti e licantropi pacificati, dovrebbero prendersi buona parte dell’attenzione al cinema. Un piccolo sbeffeggiamento però ci sta: perché Pattinson o la Stewart, benché si impegnino convinti dentro o fuori la saga, non riescono ancora a convincerci circa la loro espressività.

Con indulgenza daremo loro tempo per rifarsi augurando, sinceramente, che questo crepuscolo non sia però cattivo auspicio per il loro futuro da attori adulti…