Il comandante e la cicogna: Recensione in Anteprima
In anteprima su Cineblog la recensione de Il comandante e la cicogna, ultimo film di Silvio Soldini. Nelle nostre sale dal 18 Ottobre
A due anni da Cosa voglio di più, Silvio Soldini torna alla regia con un film che mediante una voluta ingenuità tenta di far critica. Critica rivolta all’Italia, rivolta a noi e alla nostra impotenza dinanzi ad una collettività che va sempre più sgretolandosi sotto i colpi del malaffare e della totale assenza di senso comune.
Tra il serio e il faceto, quasi ad esorcizzare questa immobilità che eppure il regista milanese sembra avvertire a sua volta. Tuttavia Il comandante e la cicogna resta un film che tende a sdrammatizzare, ad alleggerire il carico di una realtà svuotata anzitutto di prospettive. Il finale, in tal senso, non lascia spiragli.
Un contesto surreale, popolato da personaggi esasperati ed esasperanti, stilizzati all’inverosimile talvolta, forse per rendere meno amaro un contesto insopportabile e senza uscita alcuna. Nemmeno la morte, a quanto pare di capire, sarà in grado di darci pace. Ribaltando la celebre livella di Totò, anche nell’aldilà la stantia retorica del ricco e del povero si riproporrà con ciclica noia. E stavolta per l’eternità.
Protagonisti di questo lavoro corale sono sostanzialmente tre nuclei familiari. Famiglie atipiche, composte in due casi da un solo elemento, mentre nell’ultimo troviamo padre e due figli. Diana (Alba Rohrwacher) è un’artista naïf, tanto ingenua quanto la sua arte – niente a che vedere con l’Arte naïf vera e propria. Amanzio (Giuseppe Battiston) è invece un non più giovane pensionato, che ha trovato più di un escamotage per dedicarsi a tempo pieno alla propria vocazione: sentenziare su tutto e su tutti con fare impegnato. Leo (Valerio Mastrandrea) è probabilmente il personaggio più normale della truppa: padre di due figli, dei quali si deve occupare da solo, poiché rimasto vedovo della moglie (Claudia Gerini); la quale, puntualmente, alla 4 di ogni mattina si fa “viva” in cucina raccontandogli cosa avviene nel Regno che verrà.
Le loro storie, volente o nolente, s’intrecciano, si mescolano, dando vita ad episodi e vicende ai limiti del grottesco. Vite che scorrono sullo sfondo di uno scenario in disfacimento, dove il primo e più assecondato comandamento si fonda sulla celebre locuzione latina del “mors tua vita mea“. Esistenze che vanno avanti per inerzia, nei riguardi della cui semplicità c’è solo disprezzo.
Il comandante e la cicogna, però, sembra perdersi all’interno di siffatta cornice. Pur regalando buoni momenti, tra alcune sincere risate e qualche assurda situazione, il film si trascina per le lunghe più del dovuto. Col risultato di appesantire una pellicola che non poteva certo indulgere più di così sulla leggerezza. Ben bilanciato fino a un certo punto, finché non esaurisce la discreta verve iniziale, contrassegnata da tonici tragicomici.
Emblema di quanto appena rilevato sono gli episodi che coinvolgono le statue, il cui continuo ricorso termina con lo stonare. Meglio sarebbe stato farceli “desiderare” quei battibecchi tra Garibaldi e Cazzaniga, così come i mesti interventi del busto di Leopardi. Magari limitandone la comparsa all’inizio, a mo’ d’introduzione, e alla fine del film, per tirare le somme.
Senza contare certe componenti afferenti alla caratterizzazione, a nostro avviso forzate. Come la suoneria del cellulare di Elia (Bella Ciao) o quella del padre Leo (Iamme Iamme), che possiamo distinguere nitidamente durante la proiezione. Meglio, anzi, di gran lunga più incisiva la prova di Battiston, la cui interpretazione si pone una spanna sopra tutti gli altri componenti del cast. Senza nulla togliere, però, all’esilarante avvocato Malaffanno (Luca Zingaretti) o ad un Mastrandrea in veste partenopea per l’occasione. Non male pure la Rohrwacher, che Soldini riesce anche stavolta ad impiegare in maniera più o meno efficace.
E poi c’è la cicogna, Agostina, che volendo ribalta un po’ tutte le condizioni alle quali sono sottoposti i vari personaggi. Lei che vola in alto e che non intende farsi coinvolgere dal nostro triste stato. Lo pseudo-candore di Elia è l’unica motivazione che la sprona a scendere, anche solo per un fugace incontro. Per poi risalire e assistere dall’alto a uno scempio di cui solo da quella prospettiva, forse, si riesce ad avere una certa consapevolezza. Finché, dopo non pochi giri di parole, si approda alla fine: impietosa, che spara a zero con dissimulato ribrezzo. Agostina trascina tutti al di là di fuori di quel contesto, quasi a voler significare la completa inutilità di coltivare più alcuna speranza per questa nazione (che tale effettivamente non è mai stata). A questo punto l’unica è scendere dalla nave finché si è ancora in tempo per farlo.
Voto di Antonio: 6
Voto di Gabriele: 4
Il comandante e la cicogna (Italia, 2012). Di Silvio Soldini, con Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Giuseppe Battiston, Claudia Gerini, Luca Zingaretti, Maria Paiato, Michele Maganza, Shi Yang, Luca Dirodi, Serena Pinto, Giselda Volodi, Giuseppe Cederna e Fausto Russo Alesi. Qui trovate il trailer ufficiale. Nelle nostre sale da domani, giovedì 18 Ottobre.