Step Up 4 Revolution 3D – Recensione in Anteprima
Nuovi protagonisti e nuove coreografie. Arriva Step Up 4 Revolution!
E’ il 2006 quando la Buena Vista partorisce un nuovo, l’ennesimo film ‘musicale’. Step Up il titolo. Sconosciuti gli attori, idem il regista. Il boom è immediato. Costo 12 milioni. Incassati 114 milioni di dollari. Da vero e proprio signor nessuno, Channing Tatum inizia la sua personale scalata verso il successo. In questi ultimi 6 anni il ‘franchise’ Step Up diventa una sorta di ‘sicurezza’. Non tanto qualitativa, bensì puramente economica. Nel 2008 arrivano 150 milioni dal capitolo 2, che diventano 160 con il capitolo 3. Ogni volta protagonisti differenti, secchiate di ballo, il 3D ad impreziosire la confezione, decine di canzoni, coreografie in quantità, e un box office che fa rima con milioni e milioni di dollari. 128, quelli raccolti fino ad oggi da questo Step Up Revolution, deludente in patria ma più che soddisfacente all’estero, perché la ‘saga’ Step Up ha ormai attecchito ovunque.
Eppure la trama si ripete più o meno all’infinito. Gli ingredienti principali cucinati dai vari sceneggiatori si ripetono volta per volta, cambiando poco o nulla tra una portata e l’altra ma ottenendo sempre lo stesso risultato. Ovvero una pancia produttiva piena, soddisfatta e subito pronta per un altro pasto. Step Up 4, diretto da Scott Speer e in arrivo in Italia con la M2Pictures, non tradisce ovviamente le attese.
Tra pregi e prevedibili difetti, il film della Summit Entertainment strizza volutamente l’occhio agli appassionati del ballo filmico, infischiandosene altamente del resto della popolazione cinematografica. Perché se avete amato i 3 precedenti capitoli rimarrete sicuramente soddisfatti da questo quarto episodio. Ma in caso contrario, che a voi non siano proprio piaciuti o per puro e semplice odio nei confronti del genere, cercate pure altrove.
Emily è la classica figlia di papà. Una di quelle che potrebbe avere tutto, con i milioni in banca e un padre che le vuole bene, ma con una visione del futuro differente dalla sua. Lui la vede nell’impresa edilizia di famiglia, mentre lei vuole diventare ballerina a tutti i costi. Vive per la danza, ma ha i minuti contati per riuscire a realizzare i propri sogni, causa provino decisivo ormai dietro l’angolo. Sean è invece un ragazzo tuttofare. Di giorno lavora come cameriere in una ricca catena alberghiera, mentre di notte si trasforma grazie alla sua crew di flash mob. In ballo ci sono 100.000 dollari per il video che riuscirà a raggiungere le 10 milioni di visualizzazioni su Youtube. Sean e i suoi amici danno così vita a lunghi, complicati, spettacolari e spesso ‘criminali’ balli di strada, in modo da poter poi caricare il video sul tubo, raggranellare contatti e vincere l’agognato premio. Tra Emily e Sean scocca subito la scintilla. Ma c’è un ma. Perché il padre di lei è anche il capo di lui, con tanto di progetto edilizio pronto a distruggere l’intero passato del ragazzo…
Cosa conta davvero in titoli come Step Up? Facile. Il ballo e le coreografie. Stop. Vero, verissimo, ed è anche questo uno dei segreti del successo della saga, da sempre legata a scene musicali particolarmente riuscite. Ebbene, anche nel quarto capitolo, impossibile negarlo, Step Up da questo punto di vista funziona. Soprattutto nella prima parte il film si fa apprezzare, tra finte rapine e una discreta regia, grazie ad un montaggio videoclipparo e a delle coreografie oggettivamente spettacolari. Fino a quando non arrivano loro. Ovvero i dialoghi. Maledetti dialoghi. Nel momento stesso in cui lo sceneggiatore Jenny Mayer si ritrova a dover conferire parola ai suoi due protagonisti, succede il patatrac.
Lo sviluppo della storia è figlio dell’ovvietà, così come la caratterizzazione dei personaggi principali e le battute tra i due innamorati lasciano spesso di sasso, per quanto banali. Tutto quello che potrebbe succedere, succederà, con annesso 3D di ‘facile’ attrattiva ma comunque gradevole. Tra un flash mob e l’altro il film si ‘incarta’, causa fastidiosa e decisamente evitabile ripetitività, mentre i due protagonisti, ovvero Ryan Guzman e Kathryn McCormick, sono tanto bravi nel ballo quanto mono-espressivi nella recitazione. A salvarli, ovviamente, la bellezza.
Scott Speer si lascia così andare in un lungo giro registico sulle montagne russe, tra scene accattivanti ed altre soporifere, sfruttando appieno le potenzialità più commerciali della terza dimensione, leggasi oggetti perennemente in volo verso lo spettatore, senza dimenticare l’abc che ha creato questa saga una macchina da soldi. Ovvero la musica e il ballo. Di danza, e soprattutto di coreografie di gruppo, ce ne sono a decine, per la gioia dei veri appassionati, probabilmente a caccia solo e soltanto di questo, con tanto di immancabile e scontata storia d’amore. Per i dialoghi e un minimo di storia un pelo più articolata, d’altronde, si può anche cercare altrove.
Voto di Federico: 5+
Step Up 4 Revolution 3D (Step Up 4, Usa, musicale, 2012) di Scott Speer. Con Kathryn McCormick, Ryan Guzman, Stephen Boss, Chadd Smith, Jessica Guadix, Cleopatra Coleman, Megan Boone, Lynn Telzer, Tommy Dewey, Tamara Jones, Morgane Slemp, Celestina, Jordana DePaula, Robert Paget, Todd Allen Durkin, Karelix Alicea, Terence Dickson, Misha Gabriel Hamilton – uscita in sala: 4 ottobre – qui il trailer italiano