Il cinema del 2012: film, scene e riflessioni nell’anno delle limousine
Fine anno: tempo di classifiche, ma anche di bilanci. Ripercorriamo il 2012 con i migliori film inediti, le scene più belle e considerazioni sull’annata.
Volevo scrivere qualcosa di personale sui film del 2012, e alla fine son tornato proprio lì: al Festival di Cannes. Dopotutto mi sembra giusto, perché la domanda dell’anno è proprio questa: “Ma dove vanno a finire le limousine di notte?”. Se lo chiede Robert Pattinson in Cosmopolis, uno dei film più discussi di quest’annata. La risposta? La troviamo in Holy Motors, il film di Leos Carax che ha infiammato la Croisette. Devo per forza scegliere il film dell’anno? Allora molto probabilmente è questo. Il 2012 è stato davvero l’anno delle Limo, che hanno trasportato due tra i personaggi più strani e assurdi nelle loro rispettive odissee.
Dalla crisi economica (e di valori) del film di Cronenberg alla vitalità del mezzo cinematografico (e alla “morte” dello spettatore?) del film di Carax: forse tra questi due poli si racchiude tutto il cinema del 2012, non solo quello di Cannes. Da noi devono ancora uscire parecchi film importanti che hanno avuto un ruolo centrale nelle discussioni della critica internazionale, delle rassegne e dei premi. Alcuni li abbiamo visti ai festival (penso a The Master, Beasts of the Southern Wild, lo stesso Carax), altri dobbiamo ancora vederli (Lincoln, Silver Linings Playbook o Django Unchained). Ma vale comunque la pena ripensare a quest’annata cinematografica, nonostante i “buchi”.
Tra poco arriveranno le nostre consuete classifiche di fine anno, e in quell’occasione mi sbilancerò con la mia Top 10, assieme a quelle dei miei colleghi. Ma quella sarà una classifica che riguarda le uscite in Italia. Con questo post voglio invece concentrarmi su quest’annata dal punto di vista internazionale, e segnalare i miei personali highlights: i film, le scene e le cose che mi sono piaciuti di più. Non ho preso in considerazione le date di distribuzione italiana, ma mi sono basato sulle presentazioni ai festival e sulle uscite originali.
Riflessioni, i film, le scene più belle e assurde del 2012 (secondo me): dopo il salto.
Lo stato di salute del cinema indie e off Hollywood
Il cinema indie americano, prendendo il concorso di Cannes – ma anche il concorso di Torino -, non è che sia parso molto in salute. Sulla Croisette, a parte Moonrise Kingdom e Mud, Dominik (Cogan – Killing Them Softly), Hillcoat (Lawless) e Daniels (The Paperboy) hanno fatto storcere più di qualche naso, anche se soprattutto il primo ha parecchi fan e il terzo si è già marchiato lo status di (s)cult. A Torino hanno di fatto deluso tutti gli americani in concorso, compreso il “favorito” Sun Don’t Shine (anche se a me Pavilion di Tim Sutton, fischiato dal pubblico, è piaciuto).
Eppure, ad iniziare dal Sundance, il cinema indie si è dimostrato tutto fuorché stanco. Basta prendere il vincitore del concorso americano, Beasts of the Southern Wild di Benh Zeitlin: s’inserisce nel filone del coming-of-age delle zone più povere e rurali, poi spicca il volo. Davvero magico. Ha fatto tanto parlare di sé anche Middle of Nowhere di Ava DuVernay, storia d’amore che si è portata a casa il premio per la regia (ma, per chi scrive, il film non vale sinceramente molto, anzi).
Dal festival indie sono usciti The Sessions – Gli appuntamenti di Ben Lewin, con le ottime interpretazioni di John Hawkes e Helen Hunt, e Smashed di James Ponsoldt, con un’inedita Mary Elizabeth Winstead nei panni di una donna che vuole farla finita con l’alcolismo. E poi Safety Not Guaranteed, il chiacchierato e premiato Keep the Lights On (poi Teddy Bear a Berlino), il potentissimo documentario sulla guerra alla droga The House I Live In di Eugene Jarecki…
E che dire del SXSW, con Gimme the Loot o il bellissimo Starlet? A Venezia poi il cinema indie si è comportato, per chi scrive, molto meglio che a Cannes. The Master, prodotto dai Weinstein, è cinema potente e complesso, dove lo studio del personaggio e della nazione sono condotti con precisione. Spring Breakers è invece cult istantaneo, radiografia di una generazione dai colori al neon, ma anche nuova incursione di Korine nell'”innocenza” dei teenager americani. Ho poi personalmente difeso sia At Any Price di Bahrani (più cupo e necessario di quel che si pensa) e To the Wonder di Malick.
Da Toronto sono poi arrivate Le streghe di Salem di Rob Zombie: un horror assolutamente notevole, rispetto a quel che qualcuno dice in giro. Zombie resta uno degli autori indipendenti americani di genere più personali e bravi del cinema contemporaneo. Sempre da Toronto arriveranno in Italia gli acclamati The Place Beyond the Pines, Silver Linings Playbook e Looper. Quest’ultimo è un bel blockbuster di fantascienza che però non ha alle spalle una major. Insomma: il cinema indie e lontano dai potenti studios, forse, non sta messo proprio così male.
I 5 film-follia del 2012
Non c’è annata cinematografica senza i suoi esperimenti arditi, le sue provocazioni, persino i suoi pasticci “di lusso”. E anche il 2012 ha avuto le sue “follie”: alcune buone, altre meno. Queste le più evidenti, secondo chi scrive:
1. Holy Motors: un personaggio che interpreta altri personaggi. Una vecchia barbona, un drago in motion capture, un padre di famiglia, un killer, il mostro di Tokyo!…
2. Spring Breakers: quattro ragazzine “Disney” in bikini vogliono passare il miglior spring break della loro vita, tra alcool, sesso e droga. Fanno rapine, cantano Britney con passamontagna rosa, arrivano ad uccidere.
3. Wrong: Dolph si sveglia alle 7.60 e non trova più il suo cane. Il tempo è sereno, ma dentro al suo ufficio piove. E lui va al lavoro anche se è stato licenziato. Il geniale mondo alla rovescia di Quentin Dupieux.
4. John Dies at the End: c’è in giro una sostanza chiamata Salsa di Soia, che promette esperienze extra sensoriali e “viaggi” in diverse dimensioni. In questo scenario due “sfigati” devono salvare il mondo. Un Coscarelli pazzo ed esageratissimo.
5. The Paperboy: Lee Daniels tenta di fare un b-movie d’autore con tanto di stile vintage e “rovesciamento” degli attori (trattati malissimo, tutti mezzi nudi e sudatissimi). Scene scult come se piovessero, e una sensazione di cattivo gusto perenne.
Le mie 10 scene preferite del 2012
Non citerò alcun finale, anche se ce ne sono tantissimi che mi sono piaciuti: penso a Pietà, Amour, Starlet, Smashed, Stories We Tell, Qualcosa nell’aria, La cinquième saison… La prima scena, comunque, potrebbe stare benissimo anche nei miei “momenti musicali” dell’anno. Va da sé che l’ordine è quasi casuale, e che mi sarò dimenticato di altre 10, 20 o 30 scene meritevoli.
1. Un sapore di ruggine e ossa: l’uso che Audiard fa di Firework di Katy Perry è magico e commovente, con la Cotillard che ritrova la forza di fare quei movimenti… Straordinaria anche la scena successiva con l’orca, strategicamente silenziosa.
2. Holy Motors: il film di Carax è pieno di momenti indimenticabili (vedi i “momenti musicali”, subito dopo). Se devo scegliere una scena in particolare, trovo quella del motion capture decisamente affascinante ed intrigante.
3. The Master: c’è una scena che mi ha colpito più delle altre. Non è quella del test in cui Freddie non può sbattere le palpebre, ma quella in cui Mary Sue gli chiede di che colore sono i suoi occhi. E possono essere verdi, azzurri o… neri.
4. Beasts of the Southern Wild: il prologo dell’opera prima di Benh Zeitlin è di quelli che regalano brividi ovunque. Tra corse, fuochi d’artificio e musica, c’è da commuoversi soltanto grazie all’uso dei puri elementi cinematografici.
5. Ruby Sparks: il momento in cui Calvin rivela il “segreto” a Ruby, e la “scrive” a piacere senza pietà, è molto forte, e a suo modo terribile e disarmante.
6. Prometheus: il film ha fatto parecchio discutere ed ha deluso molti. Ma c’è una scena che credo resterà nell’immaginario, ed è quella del “cesareo” a cui si (auto)sottopone la Rapace…
7. Io e Te: di Ragazzo Solo Ragazza Sola di David Bowie, la sua versione italiana di Space Oddity, si può pensare quel che si vuole. Ma Bertolucci, nella scena del ballo tra Lorenzo e Olivia, la usa in modo toccante.
8. Argo: tutta la parte finale della liberazione degli Americani è magistrale, e tesa come una corda di violino. Roba da aggrapparsi al vicino in sala. Applicazione rigorosissima di suspense hitchcockiana da cardiopalma.
9. Vita di Pi: il protagonista è sulla barca assieme ad una zebra. Poi arriva una scimmia. Poi esce una iena che inizia a sbranare la zebra e la scimmia. Infine, ecco la tigre Richard Parker… Un tutti-contro-tutti violento e secco, che lascia di sasso.
10. Maniac: di questo remake mi piace ricordare innanzitutto i titoli di testa, con le soggettive del killer sulla downtown di Los Angeles, con la sua notte squarciata dai neon. E la musica ossessiva decisamente eightes. [Potete vederli qui]
Menzione speciale per la prima scena di ParaNorman, deliziosamente horror vecchio stile, e al personaggio di Mitch, il quale presenterà il fidanzato a Courtney.
Le 5 scene “WTF!?” del 2012
Ovvero le scene che “No non l’hanno fatto davvero…”. Ce ne son tante, ma mi piace ricordare queste. Le prime quattro, ai festival dove ho visto le pellicole, han scatenato ilarità e furia.
1. The Paperboy: Nicole Kidman che, per alleviare il dolore di Zac Efron punto dalle meduse… gli fa pipì addosso in spiaggia.
2. Post Tenebras Lux: Reygadas spinge la sua poetica fino all’inosabile. Qui uno dei personaggi arriva ad autostaccarsi la testa con un colpo solo. Il film è serissimo.
3. Dracula 3D: qui giochiamo facile. Il Conte Dracula trasformato in mantide gigante non si batte!
4. To the Wonder: Malick a rischio supercazzola. Spudorato il momento in cui il personaggio di Romina Mondello dice “Io sono l’esperimento di me stessa!”.
5. The Twilight Saga – Breaking Dawn: Parte 2: cosa c’è di peggio della parte finale in cui volano teste ovunque?
I miei 5 momenti musicali del 2012
1. Let My Baby Ride – Doctor L (Holy Motors): è l’entracte del film, ovvero l’intervallo. In cui Lavant suona con la fisarmonica. A lui si unisce una banda sempre più corposa. Travolgente.
2. Scary Monsters And Nice Sprites – Skrillex (Spring Breakers): viene usata subito ad inizio film. Le immagini che accompagna? Quelle di un “normale” spring break americano: tette e culi, fustacchioni, birra, e tutto il cucuzzaro… Da vedere e sentire con le casse a palla.
3. Skyfall – Adele (Skyfall): la voce di Adele sposa alla perfezione i titoli di testa dell’ultimo James Bond. Immagini psichedeliche, sensuali ed inquietanti reggono l’impalcatura. [Potete vederli qui]
4. Mecca – K’naan (Cosmopolis): una delle canzoni più originali dell’anno (scritta da DeLillo stesso), inserita in una colonna sonora bellissima, accompagna uno dei film più originali del 2012.
5. Who Were We – Kylie Minogue (Holy Motors): Kylie incarna il momento mèlo (e musical, of course) del film di Carax. Sembra una burla, invece fa venire i brividi: raccontando di sé, del suo personaggio, e di quello che non sarà più come prima.
Menzione speciale al coro Deshi Basara de Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno: evocativo, inquietante e potente ogni volta che si sente durante il film.
La mia Top 20 dei film inediti del 2012
Per finire questa carrellata del cinema dell’anno, ecco la mia classifica dei film visti in giro e ancora inediti in Italia. Alcuni usciranno, altri no. Spero comunque sia una lista che possa servirvi per segnare in agenda qualche titolo per il 2013. La Top 10 “ufficiale”, ripeto, uscirà a breve assieme a quelle degli altri redattori.
01. Holy Motors – Leos Carax: niente da fare. Film dell’anno.
02. No – Pablo Larrain: niente da fare. Larrain è proprio il miglior “nuovo” autore.
03. The Master – Paul Thomas Anderson: capolavoro è e capolavoro resta.
04. Beasts of the Southern Wild – Benh Zeitlin: l’indie Usa più sorprendente dell’anno.
05. Keep the Lights On – Ira Sachs: a qualcuno farà arrabbiare. Peccato.
06. Spring Breakers – Harmony Korine: cult istantaneo.
07. Stories We Tell – Sarah Polley: ho pianto dai primi 10 minuti.
08. Tabu – Miguel Gomes: da farci un double bill con Carax (e non a caso l’han fatto…).
09. Maniac – Franck Khalfoun: il Drive dell’horror.
10. La Cinquième Saison – Woodworth e Brosens: Kaurismaki che fa The Wicker Man.
11. Le streghe di Salem – Rob Zombie: film noioso e minore? Essù.
12. The House I Live In – Eugene Jarecki: un documentario devastante.
13. Wrong – Quentin Dupieux: geniale, geniale, geniale.
14. Starlet – Sean Baker: Baker è proprio bravino. E onesto.
15. Shell – Scott Graham: mi commuove moltissimo.
16. Smashed – James Ponsoldt: d’ora in poi solo amore per la Winstead.
17. Call Me Kuchu – Wright e Zahali-Worrall: il The Times of Harvey Milk di oggi.
18. Qualcosa nell’aria – Olivier Assayas: da togliersi il cappello per la lucidità.
19. What Richard Did – Lenny Abrahamson: una bella conferma irlandese.
20. Resolution – Benson e Moorhead: completamente “nuovo” e “fresco”.
Menzione speciale ai Paradise: Love e Paradise: Faith di Ulrich Seidl. E ora Paradise: Hope!
[Ringrazio Kekkoz per l’uso dell’immaginona della classifica, da sempre cavallo di battaglia di fine anno del suo blog]