#10annifa nasceva Blogo: i nostri film preferiti del 2004
Festeggiamo i 10 anni di Blogo con una nostra personale classifica speciale, tornando al passato…
2004: a novembre di #10annifa nasceva Blogo. Nel 2004 cominciavano ad apparire online i primi post della nostra casa editoriale. Per festeggiare questi 10 anni (auguri Blogo!) Cineblog ha deciso di stilare una classifica personale sui film di quell’anno, facendo scegliere ad ognuno di noi le nostre 5 pellicole preferite del 2004. Attenzione: preferite, non migliori. E come fonte abbiamo deciso di prendere Wikipedia. Giocate con noi, quali sono i vostri film preferiti del 2004?
Pietro
L’alba dei morti dementi: la parodia di Edgar Wright sta al filone zombie come Frankenstein Junior sta ai classici mostri Universal e inoltre ha avuto l’approvazione di Romero, c’è da dire altro?
Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy: geniale e spassosa parodia che mette in mostra l’unicità comica di Will Ferrell, attore che in Italia risulta purtroppo ampiamente e ingiustamente sottovalutato.
Il castello errante di Howl: Hayao Miyazaki confeziona un altro classico dell’animazione che insieme al capolavoro La città incantata rappresenta per il sottoscritto una delle vette dello Studio Ghibli.
Hellboy: gioiello dark e uno dei cinecomic più belli di sempre, Ron Perlman sembra nato per il ruolo e l’impronta visiva di Guillermo del Toro continua a stupire il sottoscritto con la sua ironia e il continuo ammiccare all’immaginario horror.
50 volte il primo bacio: una delle commedie romantiche più divertenti di sempre con due protagonisti che recitano sul filo dell’ironia, qualche accorta puntata nel demenziale e l’azzeccata idea alla base del film che ci mostra come sia possibile innamorarsi e far innamorare di nuovo ogni singolo giorno, c’è qualcosa al tempo stesso di più folle e romantico?
Carla
Saw – L’enigmista: un gioiellino del genere horror, una piccola rivoluzione geniale per l’idea (poi strasfruttata e abusata) e per il finale.
Kill Bill vol. 2: “Kill Bill” è uno dei miei film preferiti in assoluto quindi era logico per me inserirlo in questa top5.
50 volte il primo bacio: una delle storie d’amore che preferisco: dolce e allegra e, a suo modo, romantica. Deliziosa Drew Barrymore.
Anchorman – La leggenda di Ron Burgundy: ok, mi rendo conto anche io che è un film stupido e che nella lista c’è di meglio ma… mi mette allegria, come facevo a non sceglierlo?
L’uomo senza sonno: una superba interpretazione di Christian Bale, un ottimo film angosciante e inquietante.
Ps. “Se mi lasci ti cancello” non è presente nella lista perché la prima visione mi ha colpito così tanto al cuore che non sono più riuscita a vederlo. Terribilmente bello.
Film Federico:
Million Dollar Baby: il più incredibile film del decennio passato. La perfezione fatta cinema. L’indiscusso capolavoro di Clint Eastwood.
Collateral: il ritorno da applausi di un mito registico come Michael Mann, qui ai massimi livelli della propria straordinaria carriera. Indimenticabile la L.A. notturna e digitale, tra coyote e inseguimenti, così come il brizzolato Tom Cruise. Mai tanto credibile e sorprendente come in questa occasione.
Le conseguenze dell’amore: l’indiscutibile conferma del più grande talento cinematografico italiano degli ultimi 30 anni, qui alla sua opera seconda. La nascita di una coppia regista/attore che 10 anni dopo riporterà l’Italia al trionfo agli Oscar. L’eleganza che incontra il genio. Il colpo di fulmine targato Titta Di Girolamo.
Fahrenheit 9/11: il doc che ha cambiato la storia del genere, trionfando al Festival di Cannes e facendo furore in mezzo mondo. Il doc che scoperchiò con coraggio le menzogne dell’uomo più potente della Terra, George W. Bush, qui sbeffeggiato eppure riuscito comunque a vincere le elezioni per un secondo mandato alla Casa Bianca pochi mesi dopo. Paradossi d’America che Michael Moore, un nome, un marchio, una garanzia, tramutò straordinariamente in immagini. Tra Bin Laden, Torri Gemelle, caprette in un asilo nido e un genere, quello dei documentari per l’appunto, finalmente e meritatamente ‘sdoganato’ agli occhi del grande pubblico.
Se mi lasci ti cancello: la peggior traduzione di un titolo hollywoodiano, questo è innegabile, ma anche la più dolce, fantasiosa e visionaria storia d’amore degli anni ‘2000. Superba Kate Winslet ed immenso Jim Carrey, vergognosamente snobbato agli Oscar, così come la sceneggiatura del geniale Charlie Kaufman, finalmente incoronato con una statuetta dopo anni ed anni di script straordinari. Incredibilmente sottovalutato una volta uscito in sala e con il tempo diventato di culto, Eternal Sunshine of the Spotless Mind è il film che Michel Gondry mai più riuscirà a replicare.
P.S. “Kill Bill vol. 2” non è presente in questa specifica classifica perché a detto del sottoscritto il film di Quentin Tarantino va letto come un’opera unica, grandiosa e meravigliosa. Legata al 2003, anno dell’uscita in sala del primo strabordante capitolo.
Gabriele
Collateral: Los Angeles, la notte, il digitale, Paul Oakenfold e la sua ‘Ready Steady Go’. E un nemico che non è un nemico e un eroe che non è un eroe. Michael Mann e il neo-noir metropolitano che ci esaltò tutti. Unico.
Kill Bill – Vol. 2: … e la Sposa riprese finalmente il suo nome. Ricordo ancora quanto si discuteva all’epoca: meglio l’adrenalinico Vol. 1 o il più lento Vol. 2? Vero che è un film solo e così va visto. Resto dell’idea che il secondo tempo di Kill Bill abbia il cuore e l’anima necessari per rendere l’operazione quel che è.
Million Dollar Baby: capolavoro. Uscii dalla sala pallido, grondante lacrime. Se ne parlò parecchio per la pappardella sull’eutanasia e per la posizione che Eastwood, il più “democratico” tra i repubblicani, prese a riguardo. Però c’è innanzitutto il film in sé: potente e devastante. E classicissimo. Mo Cùishle…
Mysterious Skin: il miglior Gregg Araki, e non perché è il suo titolo più “serio”. Audace e coraggioso, di una malinconia infinita. Il genere sci-fi come copertura degli orrori della vita che stanno di fronte a tutti. Senza prese di posizioni facilone e senza accusare nessuno: per questo ha disturbato più di qualcuno.
Se mi lasci ti cancello: ricordi, tentativi di fuga, sogni e incubi nella sceneggiatura perfetta di Kaufman, che Gondry porta in vita nel modo più originale e giusto. Seminale, ancora più di quel che si crede. Everybody’s got to learn sometime…
P.S.: il 2004 è anche l’anno di Kim Ki-duk con due film straordinari, Ferro 3 – La casa vuota e La samaritana (uscito però da noi nel 2005). Quando la critica portava Kim sul palmo della mano.
Rosario
Se mi lasci ti cancello: il titolo italiano è tanto brutto e insensato quanto bello è il film. Attori al massimo delle loro capacità e una storia d’amore per una volta mai banale: avrebbe meritato molto, molto di più.
Le conseguenze dell’amore: se doveva essere scritto da qualche parte dell’Oscar per La Grande Bellezza e della consacrazione della coppia Sorrentino-Servillo, era sicuramente tra le righe di questo film.
Crash – Contatto fisico: un ritratto sconvolgente della vita urbana in America, alle prese con contraddizioni e paure legate all’11 settembre. Le conseguenze dei pregiudizi vengono spiattellate in faccia come poche altre volte.
Saw – L’enigmista: non sono un fan del genere horror, ma proprio per questo motivo mi è impossibile non segnalare questa pellicola. In un periodo in cui le idee scarseggiavano, James Wan ha portato una ventata d’aria freschissima, anche se poi è stata messa in ricircolo un po’ troppo negli anni a venire.
L’alba dei morti dementi: il luogo dove ha avuto inizio la Trilogia del Cornetto, nonché per quanto mi riguarda il miglior film di Edgar Wright. Una parodia geniale e per niente banale, infarcita di riferimenti che hanno portato anche il grande George Romero a esprimersi per lodare il lavoro del regista.
PS: il 2004 è stato anche l’anno di “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban”. Per il sottoscritto, il migliore dell’intera serie dedicata al maghetto.
Antonio
La Passione di Cristo: anni dopo il “pulito” Gesù di Zeffirelli e quello romanzesco di Scorsese, Mel Gibson ridimensiona un po’ tutti, suscitando scalpore. Tra questo e Apocalypto l’attore-regista australiano ha mandato al diavolo la sua carriera: nessuno è più riuscito a perdonargli un Cristo dall’epilogo così poco conciliante (la versione ufficiale vuole Mel ubriaco lercio ad inveire contro persone che non c’entravano nulla, ecco perché è stato tagliato fuori). Ovvio che ai nostri occhi quella macelleria appaia gratuita, insensata e pure un pelo furbetta; ma la verità è che se la Passione non è stata quella allora semplicemente non è stata. E ci è voluto non poco coraggio per dirlo, con buona pace della spettacolarizzazione della violenza (sic).
Collateral: di film così ne esce uno ogni dieci anni, e di solito a farlo ci pensa Michael Mann. Rifletteteci: ne trascorsero nove da Heat, che per ambizione e “grandezza” resta a tutt’oggi un punto di riferimento per gli action-thriller urbani. Di Collateral però basterebbe la prima, lunga parte in taxi con Jamie Foxx, precedente quel delirio magistralmente controllato, con un Tom Cruise raro. Le luci, gli scorci e i grattacieli di una Los Angeles mistica; un film che trasuda un’atmosfera ad oggi ineguagliata. Anche perché nessuno è ancora riuscito a padroneggiare il digitale (dunque a dargli un senso) come mister Mann.
Kill Bill – Vol. 2: perché degna conclusione di un progetto di cui illustra non solo la fine ma anche l’inizio della storia, in fondo tenera. Ma di Tarantino ne hanno già parlato tanto, e non di rado pure bene, sia gli adoratori che i detrattori. Io ci vidi tanto amore e tanta voglia di divertire come e più di altre occasioni, tanto che Kill Bill rappresenta un tassello unico non solo all’interno della filmografia di Tarantino. E poi «I’m sorry, I overreacted».
L’alba dei morti dementi: Wright è forse il nerd di maggior successo al cinema. Dimostra l’età che ha venerando tutto ciò che di più iconico ripesca dalla sua adolescenza in su, senza esagerare ma con una nonchalance tipicamente postmoderna (l’ho scritto). Qui prende un horror e ci tira fuori una commedia: intelligente, ironica, british e mai volgare. Eppure fa ridere. Fa ridere tanto.
Super Size Me: c’è chi a Morgan Spurlock diede dell’ignorante ancor prima che del pazzo: «certo che rischi un infarto… mangi tutta quella roba senza fare mai esercizi!». Il punto è che l’idea di questo fortunato documentario è vincente di per sé, al di là di ciò che intende dimostrare. Conquista e tiene incollati la vicenda di questa persona la quale, senza che nessuno gliel’abbia chiesto (o magari sì), decide di realizzare il sogno di ogni bambino che, a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, aveva tra i 5 e i 12 anni. «Mamme, guardate quanto male possa fare portare i vostri figli da McDonald» è un messaggio che sinceramente non mi ha nemmeno sfiorato: semplicemente mi ha divertito guardare ‘sto tizio che si sfonda di Big Mac e Filet-o-Fish (esatto, quello che non prende mai nessuno) e poi ne parla, da solo, davanti a una videocamera, o con un dottore che nove volte su dieci lo tratta da fulminato.
P.S. Avrei voluto risparmiarvi il quinto post scriptum di fila, ma troppi ne restano fuori, perciò va fatto. Ancora sono lì a pensare se non fosse stato il caso di inserire titoli come La foresta dei pugnali volanti, Million Dollar Baby, Il castello errante di Howl, Le conseguenze dell’amore, The Terminal o Se mi lasci ti cancello. Hanno prevalso logiche in fin dei conti irrazionali, perciò mi limito alla doverosa menzione degli esclusi illustri. Diverso il discorso per Il Signore degli Anelli – Il ritorno del Re, che avrebbe potuto esserci pure, certo: solo che in Italia è sì uscito a gennaio di quell’anno ma ne “La lista” su Wikipedia non risulta, perciò niente.
Simona aka cut-tv’s
Il castello errante di Howl – Eternal Sunshine of the Spotless Mind: ovvero i voli di fantasia che vincono sulla realtà, gli smemorati sui nostalgici dei ricordi, il talento visionario di Hayao Miyazaki e di Michel Gondry per viaggi nelle pieghe del tempo capaci di elevare qualsiasi cosa.
Million Dollar Baby: Non esistono vaccini per il potenziale devastante che mi travolge ogni volta che guardo Million Dollar Baby di Clint, capace di stanare puntualmente tutto quello che era finito nel profondo, con qualcosa che si spinge ben oltre la bellezza di un capolavoro.
Kill Bill vol. 2: Il 2004 è stato un hanno pieno di spose che non si lasciano dimenticare facilmente, anche da una ‘non’ appassionata di matrimoni (solo di confetti) come la sottoscritta, a partire da lady vendetta Thurman, pronta a trafiggere l’immaginario con la sublime lentezza aguzza del Kill Bill vol. 2 di Quentin Tarantino (perfetto anche quando cavalca gli anni).
La sposa turca – La sposa siriana – Il vestito da sposa: un tris di spose alle prese con le facce dell’amore più tragiche e viscerali, violente e travolgenti, poetiche e deliranti, in grado di scovare sentimenti ed emozioni anche nei bassifondi dell’animo umano, dal suicidio de La sposa turca di Fatih Akin, a lo stupro de Il vestito da sposa di Fiorella Infascelli, passando per i confini e i coflitti arabo-israeliani che investono La sposa siriana di Eran Riklis. Sarà davvero l’amore che ci salverà da noi stessi?
Le avventure acquatiche di Steve Zissou: scandagliando la memoria alla ricerca di qualcosa che ha lascito ‘un’ segno del 2004, torno volentieri ad immergermi ne Le avventure acquatiche di Steve Zissou con un Bill Murray che rende spettacolare (come sempre) anche la parodia con berretto rosso del grande Jacques Cousteau, alla ricerca di squali giaguari troppo gentili per noi uomini. La lista sarebbe ancora lunga ma medito altre immersioni quindi mi fermo qui.