12: recensione in anteprima
12 (12, Russia, 2007) di Nikita Mikhalkov; con Nikita Mikhalkov, Sergei Makovetsky, Mikhail Yefremov.Nel 1957 il buon Sidney Lumet esordiva alla regia con un capolavoro intitolato La parola ai giurati, avanti di anni per le idee che dichiarava e grandissimo nel metterle in scena con un uso unico della tensione. 50 anni dopo, con tre
12 (12, Russia, 2007) di Nikita Mikhalkov; con Nikita Mikhalkov, Sergei Makovetsky, Mikhail Yefremov.
Nel 1957 il buon Sidney Lumet esordiva alla regia con un capolavoro intitolato La parola ai giurati, avanti di anni per le idee che dichiarava e grandissimo nel metterle in scena con un uso unico della tensione. 50 anni dopo, con tre remake televisivi alle spalle, Nikita Mikhalkov prova a girare la sua versione dei “12 uomini arrabbiati”.
A dir la verità, bisognerebbe almeno citare le modalità con cui il film è stato girato, anche per “correttezza” nei confronti del regista: 12 è stato girato con la troupe del sequel di Sole ingannatore, il film al quale il regista russo sta lavorando da tempo e che (finalmente) dovrebbe essere in post-produzione. Ma in un momento di pausa forzata, ecco che salta fuori 12.
Alla fine, un film fatto in fretta e senza che nessuno se lo aspettasse (ma ciò non vuole con poca cura, anzi) si è portato un premio a Venezia (l’insolito Leone speciale per l’insieme dell’opera) ed è stato candidato agli Oscar come miglior film straniero: tanto di cappello.
Il pericolo che il film, in concorso all’ultima Mostra, comunque non fosse granché era nell’aria, anche per la parabola non proprio brillante intrapresa da Mikhalkov con gli ultimi film, che tocca un piccolo apice di inutilità con Il barbiere di Siberia. Ma state tranquilli: 12 è ben diverso, e se non siamo tra coloro che hanno urlato al capolavoro riconosciamo al film più di un merito.
L’idea di fondo è allo stesso tempo furba ma interessante: portare una situazione praticamente identica a quella del film di Lumet nell’epoca della guerra in Cecenia per raccontare idelogie, contraddizioni e sfaccettature della Russia di oggi. Ciò che salta fuori attraverso i 153 (forse troppi e con qualche finalino posticcio) è la visione di un paese che ha alle spalle una storia complessa, filtrata attraverso la visione di dodici uomini diversi tra di loro e che possono, con i loro dialoghi, monologhi e pensieri, restituirci questa visione in modo interessante.
Si parlava della lunghezza, di certo non indifferente: eppure la storia non è ancora passata di moda, ovviamente, e il coinvolgimento non si abbassa mai sotto il livello di guardia. E dal secondo colpo di teatro, dove un giurato, quando sembra ormai che la situazione sia giunta al termine, riapre la strada per la colpevolezza del ragazzo ceceno processato per aver ucciso il patrigno russo, l’interesse sale non poco.
Qualche imperfezione, come forse anche l’eccesso dell’uso della commedia e delle battute disseminate qua e là, non va comunque ad inficiare un buon risultato. Ricordandoci sempre della storia della realizzazione del film, 12 risulta ancora più godibile. Da vedere assieme all’Alexandra di Sokurov.
Voto Gabriele: 7
Voto Simona: 7.5
Dal 27 giugno al cinema.