Cineblog Consiglia: Signs
Signs (USA-2002) di M. Night Shyamalan. Con Mel Gibson, Joaquin Phoenix, Rory Culkin, Cherry Jones, Abigail Breslin.Stasera 18 luglio su Rai2 ore 21:05Signs è la terza opera di uno dei registi più acclamati degli ultimi dieci anni, quel Night Shyamalan reduce dal successo de Il Sesto Senso e dal più ambizioso The Unbreakable. La terza
Signs (USA-2002) di M. Night Shyamalan. Con Mel Gibson, Joaquin Phoenix, Rory Culkin, Cherry Jones, Abigail Breslin.
Stasera 18 luglio su Rai2 ore 21:05
Signs è la terza opera di uno dei registi più acclamati degli ultimi dieci anni, quel Night Shyamalan reduce dal successo de Il Sesto Senso e dal più ambizioso The Unbreakable. La terza opera è spesso quella che consacra definitivamente il successo e le qualità di un artista, o al contrario ne mostra difetti e manchevolezze in precedenza magari solo abbozzati ma coperti dall’entusiasmo di critici e spettatori. Diciamo che Signs si pone giusto a metà strada tra le due evenienze, ma pendendo pericolosamente verso la seconda (in particolare, dal punto di vista formale, il finale ad effetto inizia a diventare routine non più tanto entusiasmante).
Shyamalan, dopo aver parlato in precedenza di paranormale e supereroismo, porta all’interno della sua poetica un sano tocco di fantascienza, sebbene Signs porti ben vive le tutte le idiosincrasie proprie del regista. Ma chiariamo subito di quale fantascienza stiamo parlando: non quella pseudo sci-fi fracassona e retorica (per quanto spesso divertente) tanto in voga ad Hollywood, ma una concezione più devota agli anni ’50-’60, quasi intimista e pregna di un genuino senso del mistero.
Signs è un buon film, diciamocelo, ed anche se non raggiunge a mio avviso i livelli dei primi due (soprattutto del primo), si lascia vedere con grande piacere. Anche perchè paga con evidenza ma senza pacchianeria i suoi debiti con tanti piccoli grandi film degli anni ’50 (si pensi all’accorata citazione de La guerra dei mondi), e soprattutto con due film cardine della storia del cinema: Gli Uccelli di Hitchcock e L’alba dei morti viventi di Romero. Del primo riprende la concezione asfittica della casa, insieme rifugio e trappola; del secondo la concezione dell’assalto all’abitazione come assalto alle convinzioni precostituite (in Romero della borghesia ormai allo sfascio, in Shyamalan della fede che non riesce più a rispondere alle nostre domande ed urgenze).
Un film, quindi, che appassiona pur ponendo allo stesso tempo interrogativi pregnanti. Ed è anche per questo che il dispiacere serpeggia quando, con l’approssimarsi del climax, l’atmosfera generale viene smorzata da alcuni momenti eccessivamente dedicati ai dialoghi, con inquadrature colme di rimandi simbolici (ancora una volta rafforzati dai dialoghi) che sviano un pò l’attenzione facendo venire voglia di arrivare a questo benedetto colpo di scena finale.
Voto Mario: 7