Joshua: la recensione
Joshua (Joshua, USA, 2007) di George Ratliff; con Celia Weston, Jacob Kogan, Sam Rockwell, Vera Farmiga, Dallas Roberts, Michael McKean, Nancy Giles, Linda Larkin, Alex Draper, Stephanie Roth Haberle.Non tutti i bambini sono innocenti. Ce lo dice la locandina italiana, ma noi lo sappiamo già bene. Siamo cresciuti con Linda Blair de L’esorcista e il
Joshua (Joshua, USA, 2007) di George Ratliff; con Celia Weston, Jacob Kogan, Sam Rockwell, Vera Farmiga, Dallas Roberts, Michael McKean, Nancy Giles, Linda Larkin, Alex Draper, Stephanie Roth Haberle.
Non tutti i bambini sono innocenti. Ce lo dice la locandina italiana, ma noi lo sappiamo già bene. Siamo cresciuti con Linda Blair de L’esorcista e il figlio di Satana in Rosemary’s Baby, ma non ci siamo mai dimenticati di Rhoda de Il giglio nero, di Damien de Il Presagio, dei bambini dagli occhi di ghiaccio di Villaggio dei dannati e remake, fino alla Samara di The Ring e tutti i bambini dell’horror orientale contemporaneo.
Arriva in sala Joshua ad alimentare il sottogenere horror dei film con i bambini malefici, meglio se hanno qualche collegamento diretto con Belzebù. L’inquietante bimbo protagonista dà il titolo al film ed è apparentemente (che caso!) il bambino perfetto, dalla pettinatura da bravo scolaretto e dall’ottimo talento per il pianoforte.
Finché in famiglia la cicogna non porta una sorellina: e allora sono guai per tutti. Film d’atmosfera più che di tensione, Joshua è giocato tutto sulla psicologia dei due genitori del bambino, che ha in mente un piano decisamente diabolico. Che cos’abbia in mente però non lo si capirà fino alla fine: ciò che interessa durante la visione del film diretto da George Ratliff è infatti la lenta distruzione della famiglia borghese.
Da una parte abbiamo una madre che, per colpa della neonata che non la smette di piangere (capirne il motivo è un gioco da ragazzi), impazzisce piano piano; dall’altra c’è il padre, ben interpretato da Sam Rockwell, che sta mandando a rotoli il suo lavoro e che tenta di mantenere assieme ciò che resta della famiglia.
A rovinare ancora di più le cose ci si mette la nonna paterna, che dovrebbe aiutare la famiglia ad andare avanti nei momenti di difficoltà ma si dimostra una fanatica religiosa decisa a portare il piccolo Joshua sulla via di Gesù: ovviamente non sa che ha trovato un piccolo Satana. Bisogna poi capire se il piccolo diavoletto sia davvero in qualche modo collegato col diavolo o stia solo tramando una vendetta verso una famiglia sempre più interessata alla sorellina: ma fatto sta che è comunque in ogni caso un bel bastardo.
Se il film è raffinato nella forma, citando a piene mani soprattutto il capolavoro di Polanski per le atmosfere fredde e borghesi, colpisce decisamente meno per quanto riguarda il ritmo. Joshua è effettivamente un prodotto piatto, poco avvincente, tuttavia spesso ingiustamente criticato quanto ingiustamente esaltato (al Sundance, a Sitges e in altri festival).
Il film di Ratliff è un horroretto abbastanza telefonato che viene tenuto su soprattutto dagli attori, “capitanati” dal piccolo Jacob Kogan, inquietante anche perché non può non ricordarci il piccolo Damien. Detto questo, non è sicuramente Rosemary’s Baby, ma non è nemmeno il pessimo remake Omen.
Voto Gabriele: 6