Dante 01: la recensione
Dante 01 (Dante 01, Francia, 2008) di Marc Caro; con Lambert Wilson, Linh Dan Pham, Dominique Pinon, Yann Collette, Bruno Lochet, François Levantal, Simona Maicanescu, Gérald Laroche, François Hadji-Lazaro, Lotfi Yahya Jedidi.Sunshine, che ha segnato a suo modo la fantascienza anche se è stato abbastanza snobbato e criticato, inizia a mietere vittime. Anzi, mettiamola così:
Dante 01 (Dante 01, Francia, 2008) di Marc Caro; con Lambert Wilson, Linh Dan Pham, Dominique Pinon, Yann Collette, Bruno Lochet, François Levantal, Simona Maicanescu, Gérald Laroche, François Hadji-Lazaro, Lotfi Yahya Jedidi.
Sunshine, che ha segnato a suo modo la fantascienza anche se è stato abbastanza snobbato e criticato, inizia a mietere vittime. Anzi, mettiamola così: inizia proprio a fare figli. Abbandonata la fantascienza più fracassona, Dante 01 segue le orme del film di Boyle. Il risultato è sempre citazionistico, più intimista e sicuramente d’atmosfera.
Per il suo grande ritorno (da solo, senza l’ex-partner Jeunet) al grande schermo, Marc Caro narra la storia della Dante 01, navicella spaziale adibita a centro sperimentale dove alcuni pericolosi prigionieri si sottopongono “volontariamente” (in realtà possono scegliere fra questa opzione e la pena capitale) ad esperimenti scientifici di vario tipo come cavie umane. Uno di loro, Cesare, vuole organizzare una grande ribellione con fuga. Ma a cambiare tutte le carte in tavola arriva il misterioso San Giorgio, nome datogli dal tatuaggio che ha sulla spalla, che sembra avere poteri che neanche lui ben conosce…
Se c’è una cosa che non si discute è la capacità di messa in scena di Caro. Se la navicella è ben claustrofobica, grazie all’ottimo design degli ambienti e al grande uso delle luci, la fotografia regge il peso dell’atmosfera per tutta la durata del film. Se contiamo poi che Caro sa muovere la macchina da presa, possiamo salvare Dante 01 dal punto di vista tecnico con un ottimo voto.
Ciò che però tende a mancare nel film è proprio il punto di vista narrativo. Capiamo le intenzioni, ossia quelle di rappresentare innanzitutto la parte di fantascienza più misteriosa, “lenta” e allegorica, avendo presente modelli come 2001: odissea nello spazio di Kubrick e Solaris di Tarkovskij. Modelli che Boyle aveva tra l’altro già ben presenti per il suo ultimo lavoro.
Ma se le intenzioni sono nobili, la realizzazione è appesantita. Troppi nomi simbolici, una ripartizione in gironi danteschi (non a caso), citazioni visive a ancora citazioni filmiche (le teste rasate alla Alien 3), e troppe domande lasciate in sospeso senza un vero perché. E anche gli avvenimenti, escludendo qualche improvviso momento, non si susseguono a gran ritmo. La lettura religiosa, chiara fino alla didascalica immagine finale, è poi meno interessante di quello che Caro vorrebbe far credere.
Voto Gabriele: 5