1200 Km di bellezza: la bellezza non è più la stessa, meglio?
dopo un lungo giro in tutta Italia, il film sarà il 25 marzo a Bologna e poi a Napoli. Oggi sono le immagini a cambiare il mondo, il confronto tra passato, presente e futuro può essere straordinario, inevitabile. Un esperimento riuscito di Istituto Luce Cinecittà. Un bilancio, Il successo straordinario delle proiezioni e di un dvd.
Vengo da una esperienza preziosa. Mentre si parla sempre più insistentemente della bellezza, e mentre le tv continuano a raccontare scandali contro la bellezza del passato e del presente, qualcosa va imponendosi sempre di più: la confezione della bellezza nell’epoca del trionfo della macchine di ripresa e dei sistemi elettronici, digitali che stanno per sostituire definitivamente le vecchie e gloriose macchine del cinema capaci nel secolo scorso, e ancora oggi, di stupire per purezza e potenza delle immagini.
Con il film prodotto da Cinecittà Luce, di cui ho curato dal soggetto alla regia e al montaggio tutte le fasi di lavorazione, “1200 KM DI BELLEZZA” mi sono proposto di tentare una strada nuova per quelle forme di racconto che stanno cercando in una combinazione tecnica di stile ia soluzione dei problemi che stanno affiorando mano a mano che il pubblico si sta abituando ad apprezzare il frutto di una ricerca che avviene all’interno di laboratori sempre più sofisticati.
E’ una strada, empirica, fatta con la convergenza di risorse tecniche semplici al servizio dello scopo. Lo scopo che il pubblico ha dimostrato ovunque (dalle sale di The Space Cinema alle sale tradizionali e a quelle modernamente attrezzate) era quello di fornire il massimo della suggestione puntando sul racconto, sul coinvolgimento nel gran cocktail delle immagini per ricostruire il grand tour leggendario, quel grand tour che conquistò l’Europa dal 1600 fino a parte del 1900.
Il bianco e nero, tipico delle diverse epoche, salvato, esaltato dalle soluzioni nel tempo sperimentate; il colore che ha conosciuto una evoluzione che ancora non si è ferma; le elaborazioni che si possono fare, e si fanno, con la digitalizzazioni da inventare e reinventare, sono state le mie risorse di regia confluite nel film. Il film è il prodotto finale di una costruzione di senso capace di assimilare e rilanciare le varie parti confluite nella ricerca.
La dimostrazione che l’esperimento ha funzionato viene dalle reazioni che si sono determinati. In primo luogo, la compattezza del racconto, del raccordo tra le le varie immagini e suggestioni (dalle teche alle riprese originali); poi, del successo diffuso, con il tema vivo della bellezza che si è arricchito di riferimenti di stretta attualità; la bellezza da recuperare nei territori sconciati dai terremoti; la bellezza antica massacrata nei paesi del fanatismo, una pagina storica; la nostalgia per le esperienze di bellezze nelle diverse situazioni delle regione in Italia, corretta dalla volontà di difendere e proteggere; la voglia di una bellezza che non si commemora ma che chiede di esistere, insieme ai cittadini italiani.
Insomma, non “un” ma “il romanzo” in venti capitoli (ognuno per regione) di un Paese che è diventato più esigente, e vuole disporre per vivere della bellezza che esiste e sarà futuro.