Venezia 65: Lonsj (Cold Lunch) – Dangkou (Plastic City)
Settimana della critica: Lonsj (Cold Lunch), di Eva Sorhaug Per riassumere: si tratta di un film corale norvegese, quindi ci sono alcuni personaggi che ci vengono prima presentati e che forse prima o poi si incontreranno. L’importante è comunque seguirli nelle loro simpatiche e meno simpatiche disgrazie quotidiane come l’impostazione del genere richiede. Leggero, spesso
Settimana della critica:
Lonsj (Cold Lunch), di Eva Sorhaug
Per riassumere: si tratta di un film corale norvegese, quindi ci sono alcuni personaggi che ci vengono prima presentati e che forse prima o poi si incontreranno. L’importante è comunque seguirli nelle loro simpatiche e meno simpatiche disgrazie quotidiane come l’impostazione del genere richiede.
Leggero, spesso ironico, con un personaggio che il pubblico ha amato subito -ovvero quello della ragazza decisamente matta a cui muore il padre all’inizio del film-, Cold Lunch è però un nuovo figlio di Magnolia: c’è addirittura una super-citazione, con i gabbiani al posto delle rane. L’ironia e la leggerezza comunque pare abbiano abbastanza convinto il pubblico.
Venezia 65:
Dangkou (Plastic City), di Yu Lik-wai
Altro film in concorso, altra grande delusione. Non si capisce com’è possibile che il regista del bel Love will tear us apart possa essere scivolato così, non sfruttando neanche a pieno le sue capacità di direttore della fotografia (collabora sempre con Jia Zhang-ke, che qui dovrebbe essere fra i produttori).
Il film comincia come un gangster movie decisamente strambo e originale, con un boss cinese che traffica prodotti contraffatti in Brasile. Assieme a lui c’è il figlio adottivo. In questo mondo fatto di scontri fra culture e nazioni, il tema principale pare essere quello del tentativo di ritrovare la propria identità a tutti i costi.
E sottolineo “pare”: perché nell’ultima mezz’ora il film prende una piega assurda decisamente caotica, non contando che nei minuti precedenti al delirio finale (che tanto mi ha ricordato quello di The Fountain – L’albero della vita…) ci sono stati momenti assai discutibili. E a tratti si cade nello stile da videoclip.
Avesse continuato sulla strada della prima ora, Yu avrebbe tirato fuori forse un dignitoso film di mafia. Probabilmente freddo e non molto coinvolgente, ma almeno non fuori luogo come appare in queste condizioni. Feroce reazione degli accreditati.