Venezia 65: Teza – Sut (Milk)
Venezia 65: Teza, di Haile Gerima Tra passato e presente, tra Storia e psicologia di un personaggio descritto in toto, tra violenza e analisi di una nazione Teza si rivela uno dei migliori prodotti del concorso. Diretto da Haile Gerima, è un film africano di 140 minuti: per imponenza e lunghezza, e forse per importanza
Venezia 65:
Teza, di Haile Gerima
Tra passato e presente, tra Storia e psicologia di un personaggio descritto in toto, tra violenza e analisi di una nazione Teza si rivela uno dei migliori prodotti del concorso. Diretto da Haile Gerima, è un film africano di 140 minuti: per imponenza e lunghezza, e forse per importanza dentro ad una selezione ufficiale, mi ha ricordato Le Graine et le Mulet (Cous Cous) dell’altr’anno.
Teza descrive il ritorno in Etiopia di Anberbe, un uomo che da giovane ha lasciato il suo paese natale per trasferirsi in Germania a studiare medicina; visti gli anni ’70 il ragazzo si appassiona di politica e diventa attivista, e da lì il suo percorso sarà soprattutto ideologico e politico, fino al ritorno a casa, dove la situazione di dittatura di Mengistu ha sfigurato il ricordo di fanciullo che aveva della sua patria.
Gerima sfrutta un montaggio decisamente svelto e a tratti davvero serratissimo per passare in rassegna un percorso politico che analizza il socialismo in tutte le sue forme, dall’ideologia alla dittatura, ma riesce soprattutto ad appassionare lo spettatore con la storia del suo protagonista, interpretato molto bene da Aaron Arefe, che riesce a rivivere momenti felici passati come la storia d’amore con Cassandra e momenti dolorosi come la separazione dalla compagna o la morte del miglior amico. Teza non risparmia momenti di dura violenza, non risparmia scene religiose, non cerca la facile consolazione per nessuno. Una bella scoperta su cui vale riflettere. Qui l’opinione di Cinema.it
Sut (Milk), di Semih Kaplanoglu
Milk è il secondo capitolo della trilogia che il regista dedica alla Turchia e allo scontro tra la vecchia e la nuova società. Il primo capitolo, Yumurta, è dell’anno scorso, mentre il prossimo film sarà Bal (Honey). Tutti i capitoli hanno per protagonista Yusuf, interpretato qui dal giovane Melih Selcuk (da qualcuno definito, per somiglianza, un simil-Scamarcio turco). Difficilmente un film riesce a mettere d’accordo critica e pubblico tanto facilmente, ma nel concorso di quest’anno Milk non è l’unica occasione: ma senz’altro è stato bocciato più o meno da chiunque.
Durante la pellicola succede poco o nulla, e neanche situazioni così interessanti da poter appassionare lo spettatore più curioso alle lunghe inquadrature che la pellicola ci regala. Che, per carità, spesso sono molto belle: ma il lunghissimo finale a camera fissa forse riassume tutto il film. Ridatemi il mio Tsai Ming-liang per rinfrescarmi le idee su un cinema statico ma straordinario da guardare e curioso da seguire fino alla fine.