The Burning Plain – Il confine della solitudine: recensione in anteprima
The Burning Plain – Il confine della solitudine (The Burning Plain, USA, 2008) di Guillermo Arriaga; con Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, José María Yazpik, Joaquim De Almeida, Tessa Ia, Diego J. Torres, J.D. Pardo, Danny Pino, Sean McGrath.In mezzo ad una collina, una roulotte sta bruciando. In un tempo altro, Sylvia gestisce un
The Burning Plain – Il confine della solitudine (The Burning Plain, USA, 2008) di Guillermo Arriaga; con Charlize Theron, Kim Basinger, Jennifer Lawrence, José María Yazpik, Joaquim De Almeida, Tessa Ia, Diego J. Torres, J.D. Pardo, Danny Pino, Sean McGrath.
In mezzo ad una collina, una roulotte sta bruciando. In un tempo altro, Sylvia gestisce un bel ristorante sul mare a Portland, ma è costretta addirittura a farsi del male per chissà quale senso di colpa. In un tempo altro ancora, Gina, madre di famiglia, manda avanti la sua situazione con l’amante Nick. La collina unisce le due storie…
Guillermo Arriaga è uno sceneggiatore che di solito o si ama o si odia; forse è meglio prenderlo con le pinzette e capire innanzitutto cosa differenzia questo The Burning Plain rispetto alla cosiddetta “trilogia della morte” (ovvero Amores Perros, 21 grammi e Babel) scritta per l’ex-amico e collega Alejandro González Iñárritu (che non a caso o si ama o si odia).
Quando è stato presentato a Venezia, The Burning Plain ha ricevuto critiche contrastanti. Forse chi l’ha stroncato senza mezzi termini si è fatto disilludere da un concorso che non ha offerto molte sorprese nei primi giorni, e chi l’ha amato lo ha fatto paradossalmente per lo stesso motivo. The Burning Plain allora è un film medio? Potrebbe essere la risposta più giusta e ponderata, forse.
Ma la pellicola, come si diceva prima, si differenzia dai tre film precedenti scritti da Arriaga per una questione fondamentale che dovrebbe subito saltare agli occhi: ovviamente la regia. Che è meno nervosa di quella di Iñárritu, forse più piatta e impersonale. Una tipica regia da sceneggiatore, si direbbe: la solita regia pulita e scolastica che un autore, alla sua opera prima, “trascura” perché troppo innamorato del suo testo (la stessa critica che è stata fatta a Paul Haggis, in sostanza, soprattutto per Nella valle di Elah).
Per Arriaga il tempo non segue una logica, e la vita è talmente disordinata da dover essere trasportata su pellicola proprio nel suo “filosofico” disordine: leggenda vuole che Arriaga non porti mai alcun orologio. Per chi conosce i film di Iñárritu non si tratterà ormai più di una novità; figurarsi poi che il copione di The Burning Plain è antecedente a quelli della trilogia e arrivi ormai fuori tempo massimo per stupire con la sua storia ad incastro temporale.
Ma il regista (anzi, proprio lo sceneggiatore) azzecca quello che sa fare meglio: descrivere i suoi personaggi. Qui abbiamo tre figure femminili descritte in modo fragile e commovente, interpretate meravigliosamente da tre attrici a loro modo in gran forma. Kim Basinger torna al cinema e, nonostante il lavoro del chirurgo, non dispiace per niente rivederla; Charlize Theron è potentissima; Jennifer Lawrence, premiata col Premio Mastroianni a Venezia da Kechiche (che per le attrici giovani ha un grande occhio), la rivedremo volentieri in altri lavori.
Film di scrittura, quindi, e film medio. Parlare di film onesto in un caso in cui si ha la netta sensazione che Arriaga tenda a creare un climax programmatissimo e calcoli ogni frase, ogni movimento dei suoi personaggi e ogni tragedia per commuovere con gli ultimi minuti lo spettatore, è forse fuori luogo. Ma The Burning Plain, ci perdoneranno i detrattori, fa il suo lavoro bene, senza che ci si annoi. Il climax, pur schematico, funziona, anche se non è affatto difficile capire quale sia il segreto che accomuna le storie; e le locations e la fotografia, diversa a seconda dei segmenti in cui compaiono la Basinger e la Theron, aiutano non poco.
Voto Gabriele: 7
Voto Simona: 7,5
Dal 7 novembre al cinema.