Blue Valentine: recensione del film con Ryan Gosling e Michelle Williams
Arriva in sala con tre anni di ritardo lo struggente Blue Valentine, dramma romantico con Ryan Gosling e Michelle Williams: leggi la recensione di Cineblog.
Difficile scrivere di un film che si è visto qualche anno fa, e che soltanto adesso arriva nelle sale italiane. Blue Valentine è stato infatti presentato in concorso al Sundance nel 2010, e son passati ormai tre annetti. Onore assoluto a Movies Inspired che lo ha recuperato, e ci mancherebbe altro. Ma forse bisogna iniziare a guardare più in là e farsi tutti qualche domanda (utile).
La crisi della sala cinematografica italiana, che c’è da anni e anni, inficia anche la qualità della distribuzione italiana. O è anche un po’ viceversa? E comunque: ha effettivamente senso recuperare un Hunger, un Il buono, il matto, il cattivo o appunto un Blue Valentine quando chi doveva vederlo l’ha già visto (sappiamo tutti dove e come, non ci giriamo attorno)? La risposta è comunque sì: si acquista il film e lo si distribuisce per farlo conoscere anche a qualcuno che magari non ne sapeva nulla.
E la magia della sala è pur sempre la magia della sala, doppiaggio o meno. Abbiamo sempre difeso le compagnie di distribuzione indipendenti, e sempre lo faremo. Però come discorso è insufficiente, e non basta (più). Scusate la digressione – sulla quale bisognerà comunque tornare -, e parliamo finalmente del film, che è tra le opere “romantiche” più belle e sofferte degli ultimi anni, forse la più bella storia d’amore indie da All the Real Girls. Ha una storia produttiva tra l’altro complessa e lunga alle spalle, che ne aumenta il fascino e la carica emotiva: ma l’opera si tiene in piedi benissimo da sé.
Cindy e Dean sono una coppia sposata. Lei è un’infermiera, lui un imbianchino. Hanno una figlia, Frankie, e un cane. Sono una famiglia ordinaria: ma tutto sta andando a rotoli, e l’armonia si è spenta da un po’. Ripercorriamo la nascita della loro storia d’amore, quando i due erano giovani: lei studiava per diventare medico, mentre si prendeva cura della nonna in Pennsylvania; lui lavorava in una ditta di traslochi a New York. S’incontrano per caso, lui la corteggia, s’innamorano.
La storia è semplicissima e, vista anche la quantità di improvvisazione nei dialoghi, la sceneggiatura dev’essere stata scritta in due pagine. L’idea vincente di Cianfrance è comunque quella di andare di pari passo con i due periodi temporali, passato e presente, ovviamente segnati da una fotografia diversa. Nel primo caso le scene sono state girate in Super 16mm, nel secondo in digitale con la RedOne: perché anche il mood di un film si può esprimere con i colori. Ovvero: come rendere definitivamente straziante una storia già dolorosa.
Ne esce fuori una bella riflessione sul tempo, che usura e trasforma caratteri e corpi, quindi i rapporti interpersonali in funzione di queste due umane caratteristiche. Cianfrance decide di puntare soprattutto sulla differenza fisica per quel che riguarda il cambiamento di Dean tra i due periodi temporali. Se nel “passato” è il Ryan Gosling “da sogno” (ma decisamente terra-a-terra e poco principino azzurro) che tutti conoscono, oggi è stempiato, “sporco” ed irriconoscibile. E la prova dell’attore è mostruosa.
Per quel che riguarda invece Cindy, non potendo puntare troppo sull’apparenza (Michelle Williams anche imbruttita sarebbe angelica), la differenza sta soprattutto nel suo rapporto rispetto al marito, rispetto all’esterno e, quindi, verso la vita. Spontanea e solare da giovanissima, nonostante una difficile storia tra i genitori alle spalle ed una vicenda con un ragazzo – Bobby – che segnerà lei e il rapporto con Dean, oggi è irrigidita, delusa, impostata, come se per difesa indossasse una corazza. E non basta la notte di sesso e alcol programmata da lui in un motel squallido e kitsch (nella “stanza del futuro”…) per cambiare o distendere la situazione.
Il colpo di “genio” di Cianfrance sta però in una sottigliezza che cambia radicalmente la partitura del film, anche se forse non tutti se ne saranno accorti. Lo spettatore non sa nulla di cosa sia successo effettivamente in questi anni che separano l’inizio della storia e l'”oggi”, anche se è chiaro che tutto è andato scemando per una concatenazione di motivazioni diverse. Però non sono passati vent’anni: ne sono passati soltanto sei. Difficile da digerire. Ma tanto basta per essere arrivati dove si è arrivati: probabilmente ad un punto di non ritorno.
Dean, alcolizzato e fallito, tenta di essere quel buon padre di famiglia che ha sempre promesso a Cindy, e lei è insoddisfatta di lui, della famiglia che hanno creato assieme (e che tanto assomiglia alla sua…), e forse anche del suo lavoro. Insomma: una storia ordinaria, si diceva. Lo è per davvero, ed è evidente agli occhi di tutti. La differenza però la fanno diverse cose: innanzitutto gli attori, che non si finirà mai di lodare abbastanza. E poi Gosling e la Williams assieme non sono, a prescindere da tutto, la coppia più bella del mondo?
Ma anche lo stile di Cianfrance, ex-documentarista, è fondamentale. Bravissimo nel maneggiare gli scarti temporali, con un montaggio a tratti tanto semplice quanto sopraffino, e strepitoso nel saper regalare allo spettatore la più alta dose di “verità” possibile (sesso compreso, con tentativo di “censura” in patria per un cunnilingus), il regista punta dritto al cuore senza giudicare mai i suoi personaggi. Gli basta un attimo, un’inquadratura in un autobus, o uno stacco di montaggio per far battere il cuore: si veda soltanto com’è risolto il controcampo di Dean da giovane che arriva alla casa di riposo.
Costruito con una spontaneità ed una dolcezza disarmanti nelle scene del passato, e “bilanciato” da una tensione emotiva lancinante nelle scene del presente (si dice che i due attori abbiano vissuto un mese assieme in una casa per prepararsi), Blue Valentine è graziato anche da una colonna sonora eccellente, che spesso è pure narrativamente utile. È firmata in gran parte dai Grizzly Bear, band indie americana che regala tracce dalla sonorità malinconica che valgono l’ascolto anche da sole: ma Cianfrance le prende e riesce letteralmente ad imprimerle sulle immagini, su quei colori che creano l’atmosfera di base dell’opera.
Film depressivo fino al midollo, dove la routine del quotidiano logora ogni passione, e ogni frase può essere usata come un’arma contro l’altro, è invece emotivamente più complesso. Piace tanto, Blue Valentine, perché, nonostante tutta la parte finale sia una discesa in un incubo realista, ci fa comunque vedere cose bellissime, rese ancora più preziose dal rapporto che hanno con gli orrori della vita che non ci vengono risparmiati. Perché affiancato all’immagine di un uomo che piange disperato, c’è un tip tap improvvisato sulle note di un ukulele nel cuore della notte.
Momenti di bellezza unica, di amore puro, intoccato, schegge di romanticismo altissimo e mai melenso: perché Blue Valentine è, paradossalmente, una celebrazione finale dell’amore. Ci piace, Blue Valentine, nonostante ribadisca brutalmente che you always hurt the ones you love, e non possiamo farne a meno. Ci piace perché, nonostante tutto, alla fine ci sono i fuochi d’artificio.
Voto di Gabriele: 9
Blue Valentine (USA, 2010, drammatico) di Derek Cianfrance; con Ryan Gosling, Michelle Williams, Mike Vogel, John Doman, Ben Shenkman, Reila Aphrodite, Maryann Plunkett, Faith Wladyka, Dan Van Wert, Samii Ryan – Qui il trailer italiano – Dal 14 febbraio in sala.
Foreground – Grizzly Bear (dalla colonna sonora)