Festival Internazionale del film di Roma, arrivano una tromba d’aria, A Corte do Norte e Resolution 819
Mai vista tanta acqua scendere su Roma. Una vera e propria tromba d’aria si è abbattuta ieri sera sul Festival Internazionale del film di Roma, spazzato via da una bufera d’acqua e grandine durata oltre due ore. Cartelloni divelti, sale allagate e disagi a non finire, con la sala esterna, chiamata ‘sala Ikea ( e
Mai vista tanta acqua scendere su Roma. Una vera e propria tromba d’aria si è abbattuta ieri sera sul Festival Internazionale del film di Roma, spazzato via da una bufera d’acqua e grandine durata oltre due ore. Cartelloni divelti, sale allagate e disagi a non finire, con la sala esterna, chiamata ‘sala Ikea ( e potete immaginare da soli il perchè… ) che ha pericolosamente ballato per tutta la serata, mentre al suo interno due film in concorso facevano la loro ‘attesa’ apparizione al Festival, A Corte do Norte (qui trailer e foto) e Resolution 819 del nostro Giacomo Battiato.
Il primo, diretto dal premiato e amatissimo dai Festival europei João Botelho, si è rivelato un lungo e snervante travaglio, di difficilissima comprensione e sopportazione. A causa di un problema tecnico i primi 10 minuti di film si sono addirittura visti con una fotografia scurissima, che in sala si pensava appartenesse allo ‘stile’ voluto cavalcare dal regista stesso. Peccato che la propiezione sia stata invece bruscamente interrotta, per mano di un’imbufalita produttrice, e fatta ricomincare dall’inizio con i colori originali.
Ma al di là dei colori la pellicola si è rivelata un polpettone in costume dal mio personale punto di vista a dir poco insopportabile. Lento, lentissimo, teatrale nella recitazione e nelle scenografia, il film si è visto con estrema fatica fino alla fine, con una trama tanto complessa e mal spiegata da risultare praticamente indigeribile.
Finita l’esperienza traumatica di A Corte do Norte, con il vento e la pioggia ancora impegnati a scuotere la sala Ikea, il Concorso è proseguito con Resolution 819. Diretto dal nostro Giacomo Battiato, il film porta sullo schermo la storia del peggior massacro avvenuto in Europa dalla fine della 2° Guerra Mondiale, quello di Srebenica del 1995.
Una vera e propria pulizia etnica, con 8000 morti, 4000 dei quali mai ritrovati, annunciata e non impedita, se non indirettamente appoggiata dallo stesso Onu, osservatore passivo del massacro. Il titolo del film si rifà alla Risoluzione 819 delle Nazioni Unite, che garantiva all’enclave di Srebenica, in Bosnia, la sicurezza e la protezione delle popolazioni musulmane. Nel luglio del 1995 le truppe del Generale Mledic conquistano la zona protetta, compiendo in solo 4 giorni una strage.
Donne, vecchi, bambini, uomini, tutti vengono uccisi e gettati in fosse comuni. Reati che rischiavano di non esser mai scoperti, se non fosse stato per un ufficiale di polizia francese che lascia il distintivo per proporsi come investigatore al Tribunale Penale Internazionale per l’ex Jugoslavia. E’ grazie ai suoi scritti e ai suoi resoconti se questa storia è uscita dal dimenticatoio, fino ad approdare in sala.
Un tema delicato, trattato con coraggio e sapienza da Giacomo Battiato, che realizza un film quasi documentaristico, che cerca di rappresentare il dolore e l’incredulità di fronte alle testimonianze degli assassini, agli interrogatori, alla sconvolgente scoperta delle fosse comune, fino al processo finale. Un racconto storico, politico, un racconto interessato a portare agli occhi del grande pubblico una storia così poco conosciuta o comunque troppo facilmente dimenticata.
Nel farlo Battiato prende forse troppo dai film per la tv, a lui più cari e consoni fino ad oggi, riuscendo comunque a comportarsi più che discretamente sul piano registico, grazie anche ad un buon montaggio e ad un’ottima sceneggiatura, incalzante, interessante nei dialoghi e indubbiamente ben articolata storicamente, con veritieri dati incrociati.
A queste note positive bisogna aggiungere la solita riuscita colonna sonora di Ennio Morricone, che ti rimane in testa a fine proiezione, e un discreto cast, con il sosia di Daniel Craig tra i protagonisti. Escluso il bombardamento iniziale e le ridicole scene con gli elicotteri, aggiunti malamente in post produzione, anche tutta la parte prettamente ‘spettacolare’ si può ‘far passare’, considerando anche i pochi mezzi a disposizione.
Visto il tema trattato e il modo in cui è stato portato sullo schermo sicuramente un discreto prodotto, forse più adatto però alla tv che al cinema. Nel complesso stiamo comunque parlando del miglior film italiano visto fino a questo momento in concorso, anche se obiettivamente, visto quello che c’era in cartellone, non è che sia poi questa enorme sorpresa…
Voto Federico: 6+