Courmayeur Noir in Festival: Lissy principessa alla riscossa, Frozen river, Sono viva, Quarantena
Lissy proncipessa alla riscossa, di Michael Herbig – Mini Noir Seconda anteprima pomeridiana dedicata al pubblico degli under 14, Lissy proncipessa alla riscossa è una sorta di versione parodistica della ben più celebre Principessa Sissy. Lissy ed il Kaiser Franz vivono felici ed imbranati nel castello di Schongrun insieme alla imperatrice madre ed al Feldmaresciallo.
Lissy proncipessa alla riscossa, di Michael Herbig – Mini Noir
Seconda anteprima pomeridiana dedicata al pubblico degli under 14, Lissy proncipessa alla riscossa è una sorta di versione parodistica della ben più celebre Principessa Sissy. Lissy ed il Kaiser Franz vivono felici ed imbranati nel castello di Schongrun insieme alla imperatrice madre ed al Feldmaresciallo. Ma un giorno Lissy viene rapita da un enorme Yeti, peloso, prepotente e dai modi ben poco regali.
Il lungometraggio teutonico cavalca il filone dei cartoons dissacranti e politicamente scorretti lanciato con Shrek qualche anno fa, spingendosi ancora un po’ più in là. Nonostante storia e personaggi appartengano in apparenza al mondo infantile, i dialoghi sono abbastanza pecorecci ed infarciti di doppi sensi e battute a sfondo sessuale fin troppo esplicite per chiunque abbia più di otto anni. Lo Yeti vorrebbe emulare gesta e simpatia di Shrek, ma gli mancano le qualità necessarie anche solo per poter essere messo in paragone con l’orco verde della Dreamworks.
Il livello è comunuqe bassino, anche tecnicamente e manca quel tocco di genialità che ha reso grande il capostipite hollywoodiano della serie. La voce italiana della principessa è di Lorella Cuccarini.
Frozen River, di Courtney Hunt – concorso
Come l’imminente Crossing Over, il lungometraggio di Courtney Hunt è un atto di denuncia dello sfruttamento illegale dei lavoratori e tratta il difficile tema dell’immigrazione clandestina. Lo fa attraverso gli occhi e le storie di due donne, ‘contrabbandiere’ per necessità.
Ray Eddy, due figli a carico, è stata abbandonata dal marito che ha sperperato al gioco tutti i soldi con i quali la donna pensava di potersi comprare una casa prefabbricata e Lila Littlewolf, una giovane nativa Mohawk, la quale, da quando le è stato sottratto il figlio, si è chiusa in un disperato e silenzioso dolore. Le due donne, per sbarcare il lunario, contrabbandano vite umane ed aiutano i clandestini, cinesi e pachistani, a entrare illegalmente negli Stati Uniti, dal Canada, attraverso il fiume congelato St. Lawrence; con l’illusione di poter dare un futuro migliore ai loro figli.
Vincitore del Sundance Film Festival, il film è tutto al femminile. Scritto e diretto da Courtney Hunt (il processo creativo è durato circa 10 anni) montato da Kate Williams ed interpretato da Melissa Leo e Misty Upham. Uno sguardo crudo e realista sulla società contemporanea americana.
Sono Viva, di Filippo e Dino Gentili – concorso
Rocco, un giovane operaio pieno di debiti, accetta di trascorrere la notte in una villa isolata fuori città, vegliando il corpo senza vita di Silvia, la giovanissima figlia del padrone di casa. Nel corso della nottata, ricevendo visite inattese, Rocco realizza che dietro a quella morte si nasconde un intricato mistero. Appassionandosi al destino della ragazza, all’alba scopre finalmente la verità e trova il coraggio di rendere giustizia a Silvia.
Sceneggiato dai fratelli Dino e filippo Gentili, che lo hanno anche diretto a quattro mani, Sono Viva è un film italiano indipendente andato incontro, in fase di produzione, ad innumerevoli problemi e ritardi dovuti alle nuove leggi sui finanziamenti statali, è stato presentato in antreprima mondiale al London Film Festival nel novembre di quest’anno, ottenendo un discreto successo.
L’azione si svolge nell’arco di una notte, quasi interamente all’interno della casa in cui Rocco si trova a vegliare il cadavere di Silvia. Buona l’introspezione del personaggio principale e interessante l’idea sulla quale è fondata l’intera pellicola. Validi tutti gli interpreti, da Massimo De Santis a Giovanna Mezzogiorno, fino a Marcello Mazzarella. Il film, pur non arrivando ai livelli di alcuni titoli recenti della nostra cinematografia, supera il livello qualitativo medio delle produzioni italiane e merita di essere visto.
Quarantena, di John Erick Dowdle – Fuori concorso
Quarantena (Quarantine), remake in salsa hollywoodiana dell’apprezzato Rec di Jaume Balagueró, arriverà sugli schermi italiani il 30 gennaio prossimo. Averlo visto in anteprima qui al Courmayeur Noir in Festival (in tarda serata, l’atmosfera del luogo – semi deserto e innevato – è già sufficientemente inquietante di per sè) ha probabilmente aggiunto fascino e suggestione al film, che la sottoscritta ha molto apprezzato.
L’azione è stata spostata a Los Angeles, dove la reporter televisiva Angela Vidal e il suo cameraman devono realizzare un servizio sul corpo dei vigili del fuoco. Una chiamata di routine al 911 li porta in un piccolo edificio dove sentono urla provenire da uno degli appartamenti. Essendo capitati in mezzo ad una storia importante, Angela e Scott sono determinati a riprendere tutto. Uno dei poliziotti presenti sulla scena viene attaccato e morso da una donna, ma quando cercano di uscire per chiamare i soccorsi, i presenti scoprono che tutte le porte sono state chiuse dall’esterno. Le autorità, senza dare spiegazione alcuna, hanno deciso di sigillare e mettere in quarantena l’intero palazzo, isolando completamente chiunque si trovi all’interno. Radio, televisione, linea telefonica, qualsiasi contatto con l’esterno è stato interrotto. I residenti del complesso precipitano nel panico e sono costretti ad aiutarsi fra loro per cercare una soluzione, mentre un misterioso virus si diffonde…
Diretto da John Erick Dowdle ed ottimamente interpretato da Jennifer Carpenter (sì, proprio la sorellina di Dexter), Quarantena offre molta suspence e regala qualche bel salto sulla poltrona. La recensione completa sarà on-line a giorni, nel frattempo, se non lo avete ancora visto, date un’occhiata al trailer.