Upside Down: Recensione in Anteprima
L’amore “sottosopra” secondo Juan Diego Solanas. Ecco la nostra recensione in anteprima di Upside Down
1. Tutta la materia è attratta dal centro di gravità del pianeta da cui proviene, non l’altro.
2. In virtù della prima regola, il peso di un oggetto può essere controbilanciato con la materia del mondo opposto (“materia inversa”).
3. Dopo un variabile, ma solitamente breve, lasso di tempo, la materia a contatto con quella inversa dà origine alla combustione.
No, non stiamo introducendo alcun trattato di Fisica; anzi, ce ne guarderemmo bene dal farlo. Tuttavia ci pare il modo migliore per immergere voi e noi in quel mondo sottosopra che è, per l’appunto, lo stesso descrittoci in Upside Down. Una storia d’amore, mi raccomando: lo dice in partenza Adam, voce narrante nonché uno dei due protagonisti di questa storia.
Il regista, Juan Diego Solanas, afferma di aver tratto fondamentale ispirazione da un’immagine al risveglio, estemporanea eppure vivida. In essa due montagne stavano una sopra l’altra, capovolte, le cui vette si sfioravano senza però toccarsi. Da qui l’idea di due mondi contrapposti, con l’intento di emettere un segnale, fondendo realtà e fantasia: due dimensioni apparentemente opposte, anche se…
Il dualismo di Upside Down si manifesta a più strati. Nel tentativo di prodursi in una critica intelligente, seppur non proprio originale, della realtà che ci circonda, Solanas opera nel senso di una costante contrapposizione tra due tematiche, opposte o contrastanti. La prima parrebbe essere anche quella più immediata, ossia i due mondi che stazionano uno sopra l’altro. Intuizione sviluppata comunque sulla scorta di quel Racconto di due città di Dickens, da cui già Nolan aveva attinto per il suo Il Cavaliere Oscuro – Il ritorno.
Ma questo attiene alla narrazione, perché la reale discriminante di Upside Down sta invece nella commistione di due generi, non necessariamente antitetici, anzi, ossia il romantico e la fantascienza. Due anime in qualche misura godibili entrambe, seppur non toccate allo stesso modo da quella sorta di grazia unificante che le renda davvero efficaci. L’impossibile liaison tra Adam (Jim Sturgess) ed Eden (Kirsten Dunst) procede a tentoni e si risolve ancora peggio. Ci tocca, inutile negarlo, il disperato tentativo di Adam nell’invertire ogni legge di gravità imposta pur di incontrarsi, anche solo per poco, con la sua amata. Il tutto però ha un che di meccanico, gelido sottotesto che raffredda anche le fasi più calorose che non a caso non mancano. Qualcosa che ha vagamente a che vedere con un deus ex machina comunque non esente da errori.
Bisogna nondimeno riconoscere l’ingegno con cui il regista argentino cerca di legare più tracce al tempo stesso trascendendole, metaforizzandole alla bisogna, al fine di veicolare (più che emozioni) messaggi. Espedienti come quello del polline rosa, per quanto espressione di un simbolismo piuttosto semplice, hanno un loro perché. L’idea del composto che “mescola” entrambe le gravità, “negandole”, lavora su più livelli, risultando funzionale sia al discorso fantascientifico sia a quello più romanticamente trasognante, con i due amanti il cui amore unisce e distrugge ciò che la natura non tollera, superando quest’ultima. E se Solanas intendeva metterci in condizione di porci qualche domanda, possiamo dire che almeno in parte ci sia riuscito.
Manca però, anche questo è vero, un impeccabile grado di coerenza in certi passaggi. Non parliamo di discrepanze meramente scientifiche (lavoro che lasciamo volentieri ad altri), quanto a più o meno piccole falle che, pur non incidendo in maniera netta sulla progressione degli eventi, li condizionano. Forzature, come quella che vede i due fuorilegge scambiarsi effusioni in un locale del di lei mondo: la polizia coglie entrambi in flagrante, eppure Eden non subisce alcuna conseguenza a seguito di un atto così estremo che, nel suo mondo, le sarebbe dovuto costare almeno un estenuante interrogatorio. Ed invece parte l’inseguimento ai danni di Adam, mentre tutto si risolve come in quei videogiochi dove basta uscire dal cono visivo del nemico per prendersi gioco di quest’ultimo ed azzerare l’infrazione. Ne segnaleremmo almeno un’altra di queste scelte forzate, se non fosse che saremmo costretti a svelare un passaggio importante; ergo, passiamo.
Ma l’apice della tirata molesta per amore di passare allo step successivo avviene in chiusura, quando, manco a farlo apposta, l’ultimo passaggio è anche quello risolutorio. Dopodiché fine. Un finale che stride davvero tanto con il resto del film, che si sarebbe potuto benissimo chiudere con almeno dieci minuti di anticipo, mentre invece… Beh, invece manca quel coraggio di prendere le distanze dalla favola, rischiando pericolosamente di vanificare una pellicola che fino a quel momento si comporta in maniera discreta. Vera forza d’attrazione la generano, su tutti, le immagini, quasi sempre impeccabili, in alcuni frangenti addirittura suggestivamente spettacolari – encomiabile e promettente il ricorso al “master slave”, dispositivo basato su un Dolly computerizzato che ha dato la possibilità di girare “simultaneamente” buona parte delle scene grazie ad una sorta di split screen al contrario. Storia e immagini: due forze che in Upside Down, se non si respingono, difficilmente si attraggono, diversamente da come Solanas avrebbe di certo desiderato. E alla fine continuiamo a chiederci: in base a cosa hanno stabilito quale sia il mondo di sotto e quale quello di sopra, dato che per ognuno dei due l’altro è sovrastante?
Voto di Antonio: 6
Upside Down (Canada, 2013). Di Juan Diego Solanas, con Jim Sturgess, Kirsten Dunst, Timothy Spall, Blu Mankuma, Nicholas Rose, James Kidnie, Vlasta Vrana, Kate Trotter, Holly O’Brien ed Elliott Larson. Qui trovate il trailer italiano. Nelle nostre sale dal 28 Febbraio.