The Spirit – di Frank Miller: la recensione
The Spirit (The Spirit, USA, 2008) di Frank Miller; con Gabriel Macht, Samuel L. Jackson, Eva Mendes, Scarlett Johansson, Jaime King, Paz Vega, Stana Katic, Johnny Simmons, Sarah Paulson, Dan Lauria.Dopo l’esperienza a fianco di Robert Rodriguez con Sin City, Frank Miller torna dietro la macchina da presa per dirigere il suo primo lungometraggio tutto
The Spirit (The Spirit, USA, 2008) di Frank Miller; con Gabriel Macht, Samuel L. Jackson, Eva Mendes, Scarlett Johansson, Jaime King, Paz Vega, Stana Katic, Johnny Simmons, Sarah Paulson, Dan Lauria.
Dopo l’esperienza a fianco di Robert Rodriguez con Sin City, Frank Miller torna dietro la macchina da presa per dirigere il suo primo lungometraggio tutto da solo. Decide così di rendere omaggio a Will Eisner e di portare sul grande schermo il suo amatissimo The Spirit, graphic novel degli anni ’40 che ebbe un grande successo di pubblico.
L’intenzione del regista, nel film precedente a fianco di Rodriguez, era quella di fondere il più possibile cinema e fumetto, con un’estetica che rischiava (ma per chi scrive, evitava abbastanza bene) di diventare purissima e fredda maniera. Non che non ci siano state critiche verso il progetto e il film, ma Sin City ha rappresentato una novità nel campo dei cinecomix e dei blockbuster.
Miller dev’essere rimasto decisamente convinto di quella esperienza, tanto da voler ripetere un meccanismo simile (leggi: praticamente identico) in The Spirit. Il cinema si avvicina al fumetto e non viceversa, quindi, ma l’impressione questa volta è che davvero il regista abbia tenuto conto solo dell’estetica e si sia dimenticato di narrare qualcosa di interessante. Con un’aggravante: la parte visiva del film non è più una novità.
Della storia del poliziotto Denny Colt, apparentemente morto ma tornato sotto le sembianze del giustiziere Spirit per ripulire la sua amata città dal crimine, Miller sembra (involontariamente?) fregarsene. Quello che si vede è solo un teatrino delle ossessioni dell’autore, per di più tutte buttate in grottesco.
La violenza è un giochetto che non fa male, non ferisce, non provoca dolore. Le donne sono piene di curve, assassine e spietate, material girls di un’immaginario noir in cui però manca la vera sensualità. E l’amata città di Spirit, quella Central City che per molti è feccia ma per il nostro eroe è forse l’unica ragione di pura emozione, manca di un vero sguardo che faccia innamorare lo spettatore delle sue atmosfere a metà tra il dark e il pulp.
Il registro che Miller adotta quindi non fa centro. Anche perché non si può non restare almeno allibiti di fronte a siparietti che nei primi minuti possono anche strappare un mezzo sorriso, ma trascinati avanti senza sosta alla lunga diventano per niente interessanti. Si procede per accumulo, e la storia va da sé: a caso, senza un brivido, senza un fremito, fredda e senza emozioni.
Nel tritarifiuti purtroppo si perdono anche alcune cose tutto sommato simpatiche, come alcune battute (un fulmineo “sposami” detto da un uomo proprio a Spirit, il “sta zitto e sanguina” detto dalla Mendes) e il brevissimo, quasi inutile ruolo fulmineo di Paz Vega in vesti da odalisca. Gli attori giogioneggiano, evidentemente su richiesta del regista, e fanno quel che possono: poco, perché si vede palesemente che a Miller la loro recitazione interessa meno delle loro pose e delle luci messe al punto giusto.
Voto Gabriele: 3
Voto Federico: 4