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Filippo Timi presenta Peggio che Diventare Famoso, il suo terzo romanzo

Attore teatrale, interprete cinematografico, scrittore…in una parola – anzi, in un nome – Filippo “Filo” Timi. Perugino trentacinquenne, apprezzatissimo protagonista di Come Dio Comanda di Gabriele Salvatores, nel ruolo di Rino.Inizia alle 18.00 di oggi, presso la Feltrinelli Libri e Musica di piazza C.L.N. a Torino, un mini-tour promozionale che porterà il Timi romanziere nelle

di simona
21 Gennaio 2009 11:37

Filippo TimiAttore teatrale, interprete cinematografico, scrittore…in una parola – anzi, in un nome – Filippo “Filo” Timi. Perugino trentacinquenne, apprezzatissimo protagonista di Come Dio Comanda di Gabriele Salvatores, nel ruolo di Rino.

Inizia alle 18.00 di oggi, presso la Feltrinelli Libri e Musica di piazza C.L.N. a Torino, un mini-tour promozionale che porterà il Timi romanziere nelle maggiori città italiane, per presentare al pubblico Peggio che Diventare Famoso, sua terza fatica editoriale dopo i successi di Tuttalpiù muoio (autobiografia scritta a quattro mani con Edoardo Albinati) e di E lasciamole cadere queste stelle.

Domani l’autore sarà a Milano, presso la Feltrinelli di piazza Piemonte 2, ore 18:30; venerdì a Firenze presso la Feltrinelli di via de Cerretani 30/32r ore 18:00; il 26 incontrerà i lettori di Bologna, presso la Feltrinelli di piazza Ravegnana 1 ore 18:00; il 27 a Roma presso la Feltrinelli di via Appia Nuova 427/a-b ore 18:00 ed infine il 31 gennaio, Filippo Timi saluterà i propri concittadini a Perugia, presso la Feltrinelli di via Vannucci 78/82 ore 18:00.

I baci sono veri al cinema? No, sono più che veri… Sono impazziti. Il cinema non è mai quello che sembra, un po’ come la vita. Da un giorno all’altro ti chiami Rino, abiti in Friuli, hai un figlio di quattordici anni e un amico scemo a cui badare. Nello stesso tempo sei sempre Filo, con la sua fame di provare tutto, con un debito d’amore addosso da mancarti il fiato e l’ossessione di una mamma impazzita per la polka. Sul set del film di Salvatores, chiuso in una camera d’albergo, ogni mattina devi spogliarti della tua faccia e mettertene addosso un’altra.

Mentre aspetti il ciak il tempo ti trasforma, i sudori si mischiano, il puzzo di uno fermenta col puzzo degli altri, si viene a creare un microclima di umori, ormoni e pulsioni, si ride per delle cazzate incomprensibili al mondo esterno, come una specie di codice infantile, e ci si accoppia, almeno col pensiero, tutti con tutti, è una legge biologica. Fare un film è ferire consapevolmente una storia. Spezzettarla. Sembra poetico ma non lo è.