Come un tuono: le recensioni dagli Usa e dall’Italia
The Place Beyond the Pines vi ha conquistato? Oggi diamo la parola ai critici
Dopo aver letto il bel post su Come un tuono e la nostra recensione, oggi curiosiamo tra le recensioni Italiane e Straniere. I critici come hanno accolto il film di Derek Cianfrance con Ryan Gosling, Bradley Cooper ed Eva Mendes? Vediamo qualche stralcio di recensione. Poi però fatemi sapere se a voi è piaciuto.
Betsy Sharkey – Los Angeles Times: Il film è intimo nel suo raccontare e inciampa solo occasionalmente.
Stephen Whitty – Newark Star-Ledger: Le sue ambizioni – anche quelle non realizzate – sono una gran parte del suo potere.
Mary F. Pols – TIME Magazine: Strutturato come un trittico, il film è romanzesco, serio e un po’ faticoso, uno sforzo ambizioso che cerca di essere molte cose.
Dana Stevens – Slate: Ogni capitolo diventa sempre meno interessante di quello precedente…
Joe Morgenstern – Wall Street Journal: Per la maggior parte ribolle di ambizione, ma quasi privo di spontaneità, e in ultima analisi, svuotato di energia genuina.
Claudia Puig – USA Today: E’ uno dei film migliori e più ambiziosi dell’anno.
Peter Travers – Rolling Stone: una bestia di un film, un ottovolante emotivo che rischia di andare fuori dai binari, e lo fa.
Simon Abrams – Chicago Sun-Times: Un dramma troppo farcito, iper-polposo, e per lo più banale sulla famiglia, la criminalità, e l’ambiguità morale.
Christy Lemire – Associated Press: il film mira ad un senso epico della tragedia greca, e ha alcuni momenti forti individuali, ma i personaggi sono tutti così sottosviluppati che tutto lo sforzo sembra un atteggiamento studiato.
Andrew O’Hehir – Salon.com: Il film sembra fantastico in tutto, mescolando azione, dramma urbano e melodramma familiare con un sottotono che le tiene insieme.
Scott Foundas – Village Voice: questo casino stravagante potrebbe un giorno essere rivalutato come un capolavoro incompreso.
David Rooney – Hollywood Reporter: Un dramma cupo e singolare, ma dispone di una performance carismatica di Ryan Gosling.
Globe and Mail: Un travolgente, audace e ambizioso film, con prestazioni pienamente impegnate.
Peter Debruge – Variety: Troppo lungo e sotto-concepito.
Laremy Legel – Film.com: Non c’è vera bellezza nella disperazione che pervade il film.
Maurizio Porro – Il corriere della sera: Paghi uno e prendi tre. Come un tuono sono tre film in uno, a firma del molto indipendente e sentimentale Derek Cianfrance (…) In 2 ore e 20 c’è tempo per una maxi sceneggiatura scritta per prendere al lazo tutti i personaggi, osservando sotto la lente la sensibilità dei macho e la determinazione della bella Eva Mendes, in vesti dimesse. Giocato sulla contrapposizione dei due attori del momento, i due sex symbol dell’era Obama, il citato Gosling e Bradley Cooper che, esaurite le Notti da leoni (esce la terza), s’è dedicato a una carriera che lo ha messo in prima fila, esponendo qui il cinismo americano che crede ci sia ancora bisogno di eroi. Sono bravissimi pure i rampolli che si palleggiano altrui follie, amori e responsabilità, ma gettando una speranza al di là del posto al di là dei pini, come dice il titolo originale che prende spunto dai nativi Mohawk e dalla suggestiva natura che non appare mai a sproposito, motore della storia fino al geometrico finale rettilineo verso chissà dove e perché.
Alessandra Levantesi Kezich – La Stampa: Non era facile trovare i giusti equilibri in un progetto di storia che cambia di protagonisti, epoca e registro mescolando gangster story, poliziesco e melò; e in effetti Come un tuono risente a tratti di tanta complessità di temi: oltre al fatto che, in presenza di più episodi, viene naturale preferire uno all’altro. Ma resta coerente nel film la forza unitaria di una vena di profondo intimismo che Cianfrance sa come tradurre in densi piani sequenza: con la macchina da presa incollata a protagonisti che si dibattono nella tela di traumi e pulsioni di cui non sono consapevoli; o di cui stanno appena prendendo coscienza (…) L’effetto è assai emozionante quando sono in ballo interpreti del fascino e dell’intensità di Gosling, angelo maledetto dal cuore puro, e di Cooper, eroe dal cuore oscuro; mentre la terza parte, che dal punto di vista drammatico dovrebbe rappresentare l’apice, soffre del minor peso specifico sia dei giovani attori che dei loro ruoli. Tuttavia, da questo neppur quarantenne regista del Colorado ci aspettiamo molto.
Fabio Ferzetti – Il Messaggero: Così quello che sembra solo un film d’azione con un eroe più maledetto del solito (e fantastici stunt girati con ipnotici piani sequenza) diventa un noir sorprendente e melodrammatico. Una saga dolente sulle trappole del destino popolata di personaggi finalmente degni di questo nome (malgrado qualche incertezza di scrittura), che zigzagando fra le durezze e i segreti di un’America di provincia lottano per la loro vita, e non solo per mandare avanti la trama. Senza mai perdere quel senso dell’assoluto, e quel gusto del dettaglio, che fanno da sempre il sapore del grande cinema americano.
Dario Zonta – l’Unità: Come un tuono è il titolo italiano di questo film indipendente e sorprendente, firmato da un regista da Sundance, Dereck Cianfrance (…) Il suo realismo noir non lascia indifferenti, e il primo anello narrativo di Come un tuono è di quelli che non si dimenticano e il personaggio di Goslin è di quelli che lasciano segni profondi, una furia silenziosa che si adagia nel nostro immaginario, e forse anche nelle nostre coscienze. Il resto della storia ci è sembrata meno potente e più di scrittura. Bellissima la colonna sonora firmata da Mike Patton.
Maurizio Acerbi – il Giornale: Una volta le nostre nonne li chiamavano “i filmoni” (…) è quel che accade in Come un tuono, diretto dall’ottimo Dereck Cianfrance (…) Fidatevi questo è un gran bel film.
Roberto Nepoti – la Repubblica: Protagonista di uno spettacolo itinerante detto “globo della morte” (dai significati palesemente metaforici: tutti i personaggi del film somigliano ad animali in gabbia), l’asso della moto Luke scopre che la breve relazione con una cameriera lo ha reso papà. Per mantenere la famiglia, si ricicla in rapinatore. Un poliziotto ambizioso, Avery, fa carriera ed entra in un giro di agenti corrotti. Molti anni dopo il figlio di Luke e quello di Avery frequentano lo stesso liceo. Un trittico dove gli avvenimenti rispondono alle categorie classiche della tragedia: il destino, la vendetta, l’ereditarietà, le colpe che ricadono sui figli… Malgrado la presenza di Ryan Gosling nella parte di “bad boy” motorizzato, le analogie con Drive sono praticamente casuali. Assai più che alle scene d’azione, Cianfrance è interessato alle relazioni personali e famigliari; in una sfumatura molto noir, però, che trascina i personaggi alla rovina. Lontano dai codici del cinema d’azione anche il linguaggio del film: che, al montaggio serrato e ai ritmi concitati, preferisce lunghi piani-sequenza e visioni in “soggettiva”.