Daniel Day-Lewis – 57 anni e 10 film, aspettando Obama
Festeggiando Daniel Day-Lewis, dopo Lincoln e prima di Obama di Spielberg, con 10 film che hanno segnato la sua carriera.
Prendete fiato, perché oggi si soffia anche sulle 57 candeline della torta di Daniel (Michael Blake) Day-Lewis, fresco di Oscar come miglior attore, per l’interpretazione del 16 ° presidente degli Stati Uniti nel Lincoln di Steven Spielberg, e già destinato a vestire i panni dell’ultimo con il prossimo biopic di Spielberg: Obama.
Il terzo Premio Oscar, dopo quello ricevuto nel 1989 con Il mio piede sinistro di Jim Sheridan, e nel 2008 con Il petroliere di Paul Thomas Anderson, per un talento eclettico e camaleontico, capace di vivere in simbiosi con i personaggi più scomodi, preparando i suoi ruoli con una cura che sfiora il maniacale.
Aspettando il prossimo, ci concediamo quindi uno sguardo a 10 film che hanno segnato la sua carriera insieme all’immaginario cinematografico, da Gandhi a Lincoln, con il punk gay razzista di My Beautiful Laundrette, e l’aristocratico di Camera con vista, il paraplegico da oscar di Il mio piede sinistro, L’ultimo dei mohicani e il giovane avvocato di L’età dell’innocenza, il capo di Five Points in Gangs of New York e Il petroliere, ma anche l’esule praghese de L’insostenibile leggerezza dell’essere.
Gandhi, regia di Richard Attenborough (1982)
Dopo l’esordio cinematografico ufficiale, ma non accreditato, in Domenica, maledetta domenica (Sunday Bloody Sunday, 1971) di John Schlesinger, Gandhi segna il debutto ufficiale, anche se il giovane Daniel Day-Lewis interpreta il teppista Colin, un ruolo tanto marginale da non essere citato fra i principali attori del cast, al fianco di Ben Kingsley, Candice Bergen, Edward Fox e Martin Sheen, e rappresenta l’inizio di una florida carriera, inaugurata da un film vincitore di otto premi Oscar, fra cui quello come Miglior film, che nel 1999 il British Film Institute inserisce al 34esimo posto della lista dei cento migliori film inglesi del XX secolo.
My Beautiful Laundrette, regia di Stephen Frears (1985)
Questo film, tratto da una sceneggiatura dii Hanif Kureishi e realizzato in 16 mm per la tv, è divenuto una pellicola di culto, che il British Film Institute nel 1999 ha inserito al 50º posto della lista dei migliori cento film britannici del XX secolo. Daniel Day-Lewis veste i panni punk del gay diviso tra comunità bianca e quella indiana, l’omosessualità e il razzismo che imperversa in una lavanderia a gettone alla periferia della Londra della Thatcher.
Camera con vista (A Room with a View), regia di James Ivory (1985)
Nel film tratto dall’omonimo romanzo di E. M. Forster, Daniel Day-Lewis interpreta il ruolo di Cecil Wyse, il rigido Cecilio fidanzato ufficialmente con la Lucy di Helena Bonham Carter, l’aristocratico innamorato dell’Italia nel film inglese che vinse tre delle otto nomination agli Oscar 1987 per la Miglior sceneggiatura non originale, Miglior scenografia e Migliori costumi.
Il mio piede sinistro (My Left Foot: The Story of Christy Brown), regia di Jim Sheridan (1989)
Il film è tratto dall’omonimo libro dedicato alla vita di Christy Brown, uno scrittore e pittore irlandese nato con un terribile handicap, e solo il piede sinistro capace di funzionare correttamente. Daniel Day-Lewis si preparò per il ruolo di Christy Brown imparando a comportarsi come un cerebroleso e scrivere con il piede, frequentando la scuola di Gene Lambert, fotografo e pittore a sua volta paralizzato, e la sua intensa performance ottenne il primo Oscar come miglior attore della sua carriera.
L’ultimo dei Mohicani (The Last of the Mohicans), regia di Michael Mann (1992)
Il film basato sull’omonimo romanzo di avventura scritto da James Fenimore Cooper nel 1826, e ancor più sul film di Clarence Crown e Maurice Tourneur del 1920 e su quello di George B del 1936, trasforma Daniel Day-Lewis nel sex-symbol con capelli lunghi e vesti succinte, grazie al ruolo di Nathaniel Occhio di falco, preparato vivendo per diversi mesi a contatto con la natura selvaggia, mangiando quello che cacciava e pescava, proprio come L’ultimo dei Mohicani.
L’età dell’innocenza (The Age of Innocence), regia di Martin Scorsese (1993)
Nel capolavoro di Scorsese, tratto dall’omonimo romanzo di Edith Wharton, Daniel Day-Lewis è Newland Archer, il giovane avvocato di successo innamorato dell’eccentrica Michelle Pfeiffer , e consumato dal senso di colpa nei confronti della povera e ingenua moglie Winona Ryder. Il film frutta un Oscar per i Migliori costumi a Gabriella Pescucci, un Golden Globe come Miglior attrice non protagonista a Winona Ryder, niente a Daniel che si ritrova sul set anche la sorella Tamasin Day-Lewis, la donna che, al ballo dei beaufort, si trova vicino a Winona Ryder e ammira il suo anello di fidanzamento.
Nel nome del padre (In the Name of the Father), regia di Jim Sheridan (1993)
Il film vincitore dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino nel 1994, è tratto dal romanzo autobiografico Proved Innocent di Gerry Conlon, e Daniel Day-Lewis per l’interpretazione di uno dei Guildford Four (tre ragazzi nordirlandesi e una ragazza inglese accusati di aver provocato un’esplosione in un pub di Guildford, oltre ad altri reati), ha guadagnato premi come Miglior attore protagonista al Los Angeles Film Critics Association Award e al Boston Society of Film Critics Award. Nel film c’è un ringraziamento speciale a Marlon Brando, Al Pacino e Francis Ford Coppola, per le scene del film Il padrino, che appaiono per qualche secondo durante una proiezione.
Gangs of New York, regia di Martin Scorsese (2002)
Dopo una pausa dal cinema, vissuta a Firenze (P.zza Santo Spirito) come apprendista calzolaio, tra il 1997 ed il 2002, di nuovo sul set di Scorsese, Daniel veste i panni di William ‘Bill il Macellaio’ Cutting, capo di una gang del quartiere di Five Points, nella New York della seconda metà dell’Ottocento, al fianco di Cameron Diaz, Jim Broadbent, Henry Thomas e Liam Neeson. Il film nonostante tantissime nomination agli Oscar, non ne vinse nessuno, forse anche a causa di troppo anacronismi, come quello che fa giungere le banane negli Stati Uniti solo a guerra civile conclusa, ma frutta a Daniel il premio IOMA come migliore attore protagonista e il secondo BAFTA della carriera.
Il petroliere (There Will Be Blood), regia diPaul Thomas Anderson (2007)
In questa libero adattamento dal romanzo ‘Petrolio!’ di Upton Sinclair, Daniel Day-Lewis, veste i panni del minatore texano Daniel Plainview, che nei primi anni del Novecento, scova un giacimento di petrolio in California, insieme al premio Oscar come Miglior attore per Daniel, che fa il paio con quello per la Migliore fotografia per Robert Elswit.
Lincoln, regia di Steven Spielberg (2012)
Nel biopic da Oscar, basato in parte sul libro’Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln’ di Doris Kearns Goodwin, Daniel Day-Lewis si trasforma in Abramo Lincoln, il 16 ° presidente degli Stati Uniti che abolisce la schiavitù e cambia il corso della storia, al fianco di Sally Field e Tommy Lee Jones.
Bonus: L’insostenibile leggerezza dell’essere (The Unbearable Lightness of Being), regia di Philip Kaufman (1988)
Nel film basato sull’omonimo romanzo di Milan Kundera (Nesnesitelná lehkost bytí), Daniel interpreta l’esule nella Cecoslovacchia alle prese con la Primavera di Praga, interrotta dall’invasione sovietica col proposito di “correggere fraternamente il deviazionismo” dalla buona strada socialista che aveva contagiato l’intera nazione. Kundera è il primo a considerare i suoi romanzi poco adatti alle trasposizioni cinematografiche, sembra sia stato un consulente attivo (anche se non menzionato) durante la produzione del film, in ogni caso ha scritto per il film la poesia che Tomáš bisbiglia all’orecchio di Tereza.