Giorno 2 a Venezia 2009: Valhalla Rising – Lourdes – Francesca
Valhalla Rising – di Nicolas Winding Refn (Fuori concorso) Il potentissimo guerriero One-Eye è stato tenuto prigioniero per molti anni. Grazie all’aiuto di Are, un ragazzino dal quale non si dividerà più nel corso delle successive peripezie, One-Eye si libera del suo sequestratore, il capitano Barde. Ma durante il viaggio su una nave vichinga, la
Valhalla Rising – di Nicolas Winding Refn (Fuori concorso)
Il potentissimo guerriero One-Eye è stato tenuto prigioniero per molti anni. Grazie all’aiuto di Are, un ragazzino dal quale non si dividerà più nel corso delle successive peripezie, One-Eye si libera del suo sequestratore, il capitano Barde. Ma durante il viaggio su una nave vichinga, la nebbia avvolge i personaggi, e la destinazione è una terra sconosciuta che potrebbe essere l’inferno…
Il regista della trilogia Pusher porta a Venezia quello che, in patria e in Internet, è già un cult. I motivi sono palesi sin da subito: Valhalla Rising è un film crudo, sporco, con un sonoro che fa sentire fisicamente i colpi e le botte, le ossa che si spezzano e il sangue che sprizza a fiotti. Ma è anche un film che si prende i suoi tempi, e al quale non mancano lunghi silenzi (e di dialoghi, in realtà, ce ne sono anche pochi).
Diviso in sei parti diversamente denominate, duro e allo stesso tempo “mistico”, Valhalla Rising piacerà con ogni probabilità ai fan del genere e a chi aspettava da un bel po’ il film, senza alcuna delusione. Gli altri potrebbero rimanere perplessi o turbati. Al di là di tutto, c’è da sottolineare la presenza di Mads Mikkelsen: un guerriero muto e solitario, con il quale lo spettatore deve scoprire la vera identità. Qui il trailer.
Lourdes – di Jessica Hausner (Concorso)
Christine, paralizzata a vita, si ritrova a Lourdes perché ormai non ha più alcuna speranza. Il desiderio di poter vivere una vita “normale” è forte, e l’impotenza della sua situazione costante. Attorno a lei altre decine di persona che aspettano un miracolo, un segno che possa cambiare la loro vita per sempre. E intanto Christine conosce l’amore per un volontario dell’Ordine di Malta. Finché un giorno la donna non si alza dalla sedia a rotelle…
A raccontarlo così, si potrebbe pensare tutt’altra cosa da quella che è. E invece Lourdes è un film a suo modo sorprendente, lontano dall’idea drammatica e pesante che in molti si erano fatti prima di entrare in sala. La prima cosa che si nota è il rigore stilistico della Hausner, che dà un ordine quasi simmetrico alle inquadrature e organizza nei dettagli ciò che deve riprendere.
Nel descrivere la vita a Lourdes, tra volonari, riti religiosi, preghiere e quant’altro, la Hausner si rivela poi intelligente nell’usare pochi elementi per narrarci di speranze, amori e invidie. E lo fa con una costante ironia di fondo che non irrita mai e che scaturisce direttamente dall’ordine stesso del film. Ci si interroga sul senso delle cose, sul perché degli avvenimenti, forse sull’esistenza dei miracoli: e nessuno riesce a dare una risposta, ed è l’unica verità. Grande applauso finale in Sala Darsena e risate per alcuni notevoli situazioni, come una barzelletta su Gesù e Maria ed un “premio al miglior pellegrino” assegnato proprio alla miracolata protagonista.
Francesca – di Bobby Paunescu (Orizzonti)
Francesca, maestra d’asilo che sogna di trasferirsi dalla Romania all’Italia per trovare un lavoro sicuro e un posto nel mondo assieme all’amato compagno Mita, sta finalmente per partire. Ha trovato un lavoro e un tetto sopra la testa. Nonostante alcuni familiari non condividano la sua scelta, la ragazza ha già deciso. Ma Mita ha dei conti in sospeso, che potrebbero anche mettere a repentaglio il loro futuro.
Il film che apre ufficialmente Orizzonti è sì un racconto di una (tentata) emigrazione, ma è anche, a detta del regista, un film che è specchio del nostro mondo, violento, aggressivo e insicuro. Parte come una commedia, lanciando verso il pubblico italiano battute sulla Mussolini e sul sindaco di Verona (applaudite dagli accreditati), poi l’alterna col dramma, focalizzandosi sulle difficoltà di Francesca nei preparativi per la sua partenza e sui casini combinati da Mita.
Al suo esordio al lungometraggio, Bobby Paunescu vuole parlare della crisi d’idendità dei paesi ex-comunisti, indirettamente anche dell’Italia, dei pregiudizi, degli affetti indispensabili e tanto altro. Ma racconta una storia già vista senza troppa energia, concludendo in modo drammatico il film ma non lasciando il segno.