Giorno 3 a Venezia 2009 – La giornata di Herzog: il primo film sorpresa in concorso è My Son, My Son, What Have Ye Done
E’ stata senza ombra di dubbio la giornata di Werner Herzog. Il terzo giorno passato al Lido ha visto al centro della scena infatti praticamente solo il grande regista, che ha innanzitutto presentato in concorso l’atteso e temuto Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans. Un film che, come potete leggere nella nostra recensione
E’ stata senza ombra di dubbio la giornata di Werner Herzog. Il terzo giorno passato al Lido ha visto al centro della scena infatti praticamente solo il grande regista, che ha innanzitutto presentato in concorso l’atteso e temuto Il cattivo tenente – Ultima chiamata New Orleans. Un film che, come potete leggere nella nostra recensione in anteprima, ha poco o nulla da spartire con il (bellissimo, ma appunto diverso) film di Abel Ferrara.
I dubbi sul titolo restano per forza: vera intenzione di riprendere un personaggio ispirato chiaramente a quello di Keitel o burla? Alla fine quello che conta è comunque il film: che è bello, divertente, ed herzoghiano. Nel senso che questo bad lieutenant prosegue la carrellata di personaggi folli che tentano, più o meno inconsciamente, di superare sempre i loro limiti. Non c’è più la religione dell’originale, e non c’è più la metropoli di New York a fare da sfondo: c’è invece la New Orleans post-Katrina.
E al solito il protagonista deve scontrarsi con la realtà della società, e in questo caso il tenente Terence McDonagh si ritrova a stare nel limbo tra il cos’è giusto e il cos’è sbagliato. E nella sua mente e nelle sue azioni la linea che li divide è davvero sottile. Tosto, ironico, “jazz” e con più firme del regista “stampate sulla pellicola” (con alcune riprese, soprattutto quelle sugli animali, Herzog sembra ribadire il concetto che questo è il suo film), il nuovo Cattivo Tenente si gioca anche la sorprendente carta dell’interpretazione di Nicolas Cage, qui in una delle sue prove più riuscite. Un degno erede di Fitzcarraldo e Nosferatu. Ed Eva Mendes fa la sua figura.
Ma non è finita qui, appunto…
I film in concorso quest’anno sono 25: davvero tanti. Tra questi, due sono a sorpresa. Due film segretissimi, di cui nessuno sa nulla fino all’ultimo. Oggi però si è scoperto qual è il primo, e tra le (poche) supposizioni e voci degli ultimissimi minuti girava anche il suo nome, ma a molti sembrava impossibile. Entrati in Sala Darsena per la proiezione delle 19, spente le luci e iniziata la proiezione, i nomi di David Lynch e Werner Herzog nei titoli di testa non hanno lasciato dubbi ed hanno fatto scattare un sentito e caloroso applauso: My Son, My Son, What Have Ye Done è il 24esimo film in corsa per il Leone d’Oro, e il secondo diretto da Herzog in gara.
Il film narra le allucinanti vicende di un uomo che, dopo aver ucciso la madre, si barrica in una casa con due ostaggi. La polizia arriva sul posto, e grazie ad alcune testimonianze, tra cui quella della ragazza dell’uomo, la storia inizia a delinearsi. Brad McCullum ha iniziato a dare segni di squilibrio dopo un viaggio in Perù, dove tutti i suoi amici sono morti in seguito ad un viaggio in kayak. Ed anche qui si nota da subito che il film è senza ombra di dubbio firmato da Herzog, nel rapporto tra individuo e natura, un rapporto sublime, un mix di incantevole magia ma anche mortale pericolo.
Ma questo è solo l’avvio di una vicenda che ha del delirante, e qui entra in gioco il produttore esecutivo, proprio Lynch, che trasforma My Son, My Son, What Have Ye Done in un interessante e complessa contaminazione tra il suo cinema e quello di Herzog. C’è chi dirà che questo è essenzialmente un film di Lynch: ma se può essere vero, lo è sempre e solo in parte. Perché oltre al tema del rapporto con la natura, il personaggio interpretato benissimo da Michael Shannon può essere affrontato così bene solo da Herzog.
E così ci ritroviamo un dramma dalle tinte grottesche che tira in ballo l’Orestea, nani alla Twin Peaks, la natura spietata, il mondo della follia vista con mistero e fascino, e attori che vengono dalle filmografie di entrambi i registi. Una contaminatio non sempre facile, molto rischiosa e dalle parvenze grottesche e provocatorie, che ha provocato un lungo applauso ma anche qualche fischio, come nella tradizione di quei film che sembrano nascere sin da subito per dividere e che invece bisognerebbe avere il coraggio di voler rivedere.
Interessante notare che l’aspetto “poliziesco” è marginale quasi come ne Il cattivo tenente. Se nel film con Cage l’aspetto dell’indagine viene sempre meno man mano che la storia si concentra sulle caratteristiche del protagonista (e si conclude in maniera impagabile), in My Son, My Son succede addirittura che il detective interpretato da Willem Dafoe chieda solo verso la fine del film ad una testimone dell’omicidio, in modo volutamente illogico, come sia iniziato il tutto: si presume che questo vada fatto come prima cosa… Ma sembra più che altro una scelta ben studiata: perché in entrambi i film, alla fine, quel che conta è seguire i percorsi dei due personaggi.
Al di là di tutto e al di là dell’accoglienza delle due pellicole, c’è da sottolineare la grande idea che la Mostra ha avuto: mantenere fino all’ultimo segreta l’identità del film sorpresa ha creato grande stimolo e curiosità tra gli accreditati, alla fine ripagati almeno nel titolo presentato. E per far tutto ciò immaginiamo che l’organizzazione debba essere stata calcolata in tutto e per tutto. Infatti nemmeno Herzog, presente al Lido tutto il giorno, ha aperto bocca sul suo secondo film!