Giorno 6 a Venezia 2009: South of the Border – Lebanon
South of the Border – di Oliver Stone (Fuori concorso) C’è chi sta subito mettendo a paragone i documentari di Michael Moore e Oliver Stone. Ai punti vince senz’altro Moore, ma ci sembra che il lavoro di Stone possa offire comunque spunti su cui aprire il dibattito e ragionare.Partito come un documentario su Chavez (presente
South of the Border – di Oliver Stone (Fuori concorso)
C’è chi sta subito mettendo a paragone i documentari di Michael Moore e Oliver Stone. Ai punti vince senz’altro Moore, ma ci sembra che il lavoro di Stone possa offire comunque spunti su cui aprire il dibattito e ragionare.
Partito come un documentario su Chavez (presente in sala, per la sorpresa di molti), South of the Border si è presto trasformato in un documentario che vuole analizzare la situazione attuale dell’America Latina paragonata alla visione che ne avevano gli States nell’epoca di Bush. Visione ovviamente filtrata dai mezzi di comunicazione, soprattutto la tv.
Eccessivamente di parte e discontinuo, visto che la parte su Chavez è molto più lunga rispetto a quella dedicata a Morales, Lula, Raul Castro e gli altri, questo quasi-sequel di Comandante permette almeno di far vedere in modo diretto come l’informazione possa essere qualunquista, a prescindere dal politico che si ha di fronte. E apre alla fine una forte speranza sui nuovi rapporti tra i paesi latino-americani e gli Stati Uniti di Obama. (Qui il trailer).
Lebanon – di Samuel Maoz (Concorso)
L’avevano annunciato come una delle sorprese del concorso, e così è stato. Il film di Maoz è un film davvero forte, apparentemente tenuto su da una sola idea (l’ambientazione costante all’interno del carro armato) ma appassionante e teso, non privo di una carica violenta che lascia spesso feriti.
Prima o poi bisognerà poi analizzare il fatto che due film recentemente abbiano raccontato la guerra del Libano in modi decisamente originali, prima Valzer con Bashir attraverso un documentario d’animazione, ora questo Lebanon, tutto dentro il carro armato, “spiando” l’esterno solo grazie ad un mirino.
La regia di Samuel Maoz è dinamica e controllata, e la fotografia fa miracoli nel rendere la sporcizia all’interno del carro armato, ma rendendo il tutto di un’eleganza spettacolare. Manifico anche il potente lavoro svolto sul sonoro. Probabilmente non sarà escluso dalla lista finale dei premi.