Giorno 7 a Venezia 2009: Napoli Napoli Napoli – Lo spazio bianco
La settima giornata a Venezia sembra avere due fili conduttori (visto che piace tanto cercarli, tentiamo di scovarli anche nel nostro piccolo): il ritratto di Napoli e l’eccentricità di cui è capace il cinema americano…Napoli Napoli Napoli – di Abel Ferrara (Fuori concorso) Non era presente in sala Ferrara per la prima del suo nuovo
La settima giornata a Venezia sembra avere due fili conduttori (visto che piace tanto cercarli, tentiamo di scovarli anche nel nostro piccolo): il ritratto di Napoli e l’eccentricità di cui è capace il cinema americano…
Napoli Napoli Napoli – di Abel Ferrara (Fuori concorso)
Non era presente in sala Ferrara per la prima del suo nuovo film, questo particolare docu-fiction su Napoli. Ha perso l’aereo, infatti, ma i più maligni già pensano che la cosa abbia a che fare con Herzog e il troppo peso che la Mostra gli ha dato in questi giorni (dopotutto, scherzo del destino, Herzog si ritrova in concorso due film, mentre Abel Ferrara è fuori competizione).
Ma andiamo oltre. Napoli Napoli Napoli è il ritratto di una città, una radiografia alla ricerca del suo dna, e quindi una ricerca che può risultare a suo modo anche inquietante. Ma Ferrara ha di certo più di un perché sul fatto di aver girato un film proprio sul capoluogo campano. Innanzitutto, non è certo un caso che per le vie di Napoli si possa respirare quasi una certa arietta che tira nel Bronx. E, secondo Ferrara, la pellicola avrebbe potuto intitolarsi senza problemi New York New York New York.
Il tutto parte da una serie di interviste che Ferrara, con l’aiuto dell’ex detenuto Gaetano Di Vaio, ha condotto nel carcere femminile di Pozzuoli. Ma nella sua testa il film andava prendendo sempre più corpo, così che il regista ha fatto sceneggiare a Peppe Lanzetta, Maurizio Braucci e allo stesso Di Vaio tre storie da intrecciare con le dichiarazioni delle donne, dei politici, e di altri testimoni.
Lo sguardo su Napoli è interessante: non viene risparmiato nulla, e la disillusione e la violenza la fanno da padrone. Ma è anche l’umanità che conta, e in Napoli Napoli Napoli lo sguardo morale ridà dignità a tutto. Non manca poi neanche il tema religioso, che entra dalla finestra anche nella parte fiction. Che però è anche la parte meno riuscita e interessante della pellicola: non dice nulla di più, non è un valore aggiunto e, nonostante le storie finiscano in modo crudo, sembra che allunghino il minutaggio senza un vero perché. A parte ciò, da vedere.
Lo spazio bianco – di Francesca Comencini (Concorso)
Dopo la Milano (non) da bere di A casa nostra, Francesca Comencini torna al cinema per narrare una bella storia ambientata a Napoli. Una storia di attesa, una storia di donne, una storia che viene affrontata dalla regista con la giusta delicatezza e con una confezione più che dignitosa.
La Comencini infatti, per raccontare al pubblico la storia di Maria, che aspetta di sapere il destino della sua bimba nata a soli sei mesi, si ricorda che anche il modo di narrare una storia conta. Ed è così che la fotografia di Bigazzi e la bella colonna sonora (in apertura, una formidabile Call Me di Blondie) sono all’attivo.
Non tutto fila per il verso giusto, e di qualche cosa si poteva fare a meno (un inserto abbastanza onirico, la veloce storia d’amore con il medico – anche se poi la sceneggiatura stessa prende in giro questo elemento della trama -), ma Lo spazio bianco non irrita e fila liscio, disegnando un bel ritratto femminile a cui dà volto una bravissima Margherita Buy.