CineBlog consiglia: Profondo Rosso
Sinceramente? Non so da dove iniziare. Riassumiamo in una sola parola ciò che ci sarebbe da dire su questo film: capolavoro. Basterebbe forse questo, e non troppi giri di parole che risulterebbero ancor più banali, per far capire quanto io ci tenga a questa pellicola. Ma non posso non parlarne. PROFONDO ROSSO è l’esempio perfetto
30 Marzo 2006 07:44
Sinceramente? Non so da dove iniziare. Riassumiamo in una sola parola ciò che ci sarebbe da dire su questo film: capolavoro. Basterebbe forse questo, e non troppi giri di parole che risulterebbero ancor più banali, per far capire quanto io ci tenga a questa pellicola. Ma non posso non parlarne.
PROFONDO ROSSO è l’esempio perfetto di thriller all’italiana, forse il punto più in alto che il genere abbia toccato. Protagonista di questo film imperdibile è Mark (un grandissimo, e da poco purtroppo scomparso, David Hemmings), un pianista, che un giorno assiste all’omicidio di una sensitiva, che proprio prima, ad una conferenza, aveva sentito una presenza maligna ed assassina fra il pubblico. Ad aiutarlo ad indagare in questo intrigo ci sarà la pimpante giornalista Gianna (Daria Nicolodi, che all’epoca incominciava la relazione con Argento), ma la matassa sarà davvero dura da sciogliere.
Il tutto si svolge in una città inquietante e bellissima, costruita montando assieme immagini di Torino (meravigliosa Piazza CGiL) e di Roma, con ambientazioni barocche e originalissime. Il ritmo è accattivante, e la tensione raggiunge picchi insostenibili, fino ad un colpo di scena shockante che fa urlare al miracolo. E il tutto è ancora più angosciante grazie alla celeberrima colonna sonora dei Goblin. Ma al di là dell’aspetto tecnico e della maestosa regia del Dario nazionale, ciò che ancora oggi continua a turbare di Profondo Rosso è il meccanismo sadico della vicenda, l’insieme globale di ogni minimo particolare, di ogni minimo dettaglio, l’amore che c’è in ogni originalissima inquadratura. E, mi ripeto fino alla nausea, quell’agghiacciante scoperta finale, l’identità dell’assassino che abbiamo sempre avuto in testa come Mark ma non l’avevamo mai capito. “Forse quel quadro è stato fatto sparire perchè rappresentava qualcosa di importante… il quadro… il quadro!”. Sublime.
Stanotte, 00.35, Rete4
PROFONDO ROSSO è l’esempio perfetto di thriller all’italiana, forse il punto più in alto che il genere abbia toccato. Protagonista di questo film imperdibile è Mark (un grandissimo, e da poco purtroppo scomparso, David Hemmings), un pianista, che un giorno assiste all’omicidio di una sensitiva, che proprio prima, ad una conferenza, aveva sentito una presenza maligna ed assassina fra il pubblico. Ad aiutarlo ad indagare in questo intrigo ci sarà la pimpante giornalista Gianna (Daria Nicolodi, che all’epoca incominciava la relazione con Argento), ma la matassa sarà davvero dura da sciogliere.
Il tutto si svolge in una città inquietante e bellissima, costruita montando assieme immagini di Torino (meravigliosa Piazza CGiL) e di Roma, con ambientazioni barocche e originalissime. Il ritmo è accattivante, e la tensione raggiunge picchi insostenibili, fino ad un colpo di scena shockante che fa urlare al miracolo. E il tutto è ancora più angosciante grazie alla celeberrima colonna sonora dei Goblin. Ma al di là dell’aspetto tecnico e della maestosa regia del Dario nazionale, ciò che ancora oggi continua a turbare di Profondo Rosso è il meccanismo sadico della vicenda, l’insieme globale di ogni minimo particolare, di ogni minimo dettaglio, l’amore che c’è in ogni originalissima inquadratura. E, mi ripeto fino alla nausea, quell’agghiacciante scoperta finale, l’identità dell’assassino che abbiamo sempre avuto in testa come Mark ma non l’avevamo mai capito. “Forse quel quadro è stato fatto sparire perchè rappresentava qualcosa di importante… il quadro… il quadro!”. Sublime.
Stanotte, 00.35, Rete4